Vado Ligure – Il secolo XIX dell’11 novembre pone l’attenzione sul fatto che l’incremento del trasporto merci su ferrovia costituisca una potenziale opportunità di sviluppo per lo stabilimento di costruzione di materiale rotabile Bombardier Transportation di Vado Ligure, comune compreso nell’area di crisi industriale complessa del savonese.
Come più volte si è evidenziato in numerosi articoli, lo stabilimento Bombardier Transportation, dal giugno 2019, è uscito da un profondo stato di crisi di commesse, non di profitti, perdurante dalla metà 2016 grazie all’acquisizione di alcuni ordini di locomotive merci della serie Traxx DC3 – E494 e di profittevoli treni ad alta velocità Frecciarossa 1000, costruiti in collaborazione con Hitachi Rail Italy.
Dall’inizio del 2020 il settore ferroviario della finanziaria canadese Bombardier Inc., in cui ricade la storica fabbrica Bombardier Transportation di Vado Ligure, è in procinto di entrare nell’orbita della francese Alstom (LEGGI), altro grande costruttore di materiale ferroviario, che realizza i famosi treni ad alta velocità delle famiglie Pendolino (ex Fiat Ferroviaria) e TGV. L’antitrust dell’unione europea, per dare il via libera all’operazione di acquisizione di Bombardier Transportation, da parte dell’Alstom, ha imposto la cessione delle quote detenute da Bombardier nel Frecciarossa 1000, per evitare la concentrazione in un unico costruttore, di tutte le principali famiglie di treni ad alta velocità del mercato europeo.
Alla domanda su quale futuro potrà avere lo stabilimento vadese di Bombardier potenzialmente senza le commesse per l’alta velocità legate al Frecciarossa 1000 nessuno ha ancora risposto. I sindacati metalmeccanici savonesi che si dovrebbero far carico di richiedere questi riscontri all’azienda ed alle istituzioni, nell’interesse dei lavoratori che dovrebbero rappresentare sembrano essere in una quarantena senza fine.
Viste le molte prospettive offerte dalle remunerative commesse legate al Frecciarossa 1000 sarebbe disdicevole che lo stabilimento Bombardier di Vado Ligure dovesse rinunciarvi, senza prospettive equivalenti o migliorative dal punto di vista occupazionale e del valore aggiunto.
Pare che alcune voci informate ipotizzerebbero addirittura una dismissione dello stabilimento, una volta perfezionata la cessione, per fare posto ad un deposito di container o a un centro di smistamento e valorizzazione dei rifiuti.
L’ultimo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico per discutere della vertenza della Bombardier di Vado Ligure risale al 26 novembre 2019 (LEGGI), con l’assicurazione che il tavolo sarà convocato per successivi aggiornamenti. Ad oggi nessuno pare essersi fatto vivo, ne tanto meno i metalmeccanici savonesi hanno sollecitato un nuovo appuntamento, anche per avere rassicurazioni ed impegni precisi che le voci di dismissioni siano infondate.
Il segretario della Fiom – CGIL di Savona Andrea Mandraccia che dal luglio 2016 quando ha assunto questo incarico è sempre stato in prima linea nella difesa dello stabilimento, nell’anno del cinquantenario dello Statuto dei Lavoratori, pare aver perso interesse per le lotte operaie, rivolgendo la sua attenzione al teatrino delle elezioni americane e dei commissari alla sanità della Calabria.
Neanche a dirlo, chi sa fare valere le proprie ragioni, sono i lavoratori della Arcelor Mittal (ex ILVA) di Genova Cornigliano che con una partecipata manifestazione, lo scorso 11 novembre, hanno ottenuto la reintegrazione di un lavoratore licenziato, e contestualmente, di fatto, il commissariamento degli stabilimenti siderurgici italiani da parte di Invitalia, la finanziaria del Ministero dell’Economia, il cui amministratore delegato, Domenico Arcuri, è anche il commissario all’emergenza sanitaria.
La stessa Invitalia deputata ad erogare i finanziamenti per l’area di crisi complessa del savonese.
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