Bombardier – Sciopero il 2 ottobre

Frecciarossa 1000

Vado Ligure – Ad oltre un anno di distanza, nell’articolo del 5 giugno 2019, riportavamo che i lavoratori della Bombardier Transportation di Vado Ligure, erano scesi in sciopero con manifestazione e presidio per protestare contro i ritardi per il riconoscimento dei benefici previdenziali per l’esposizione all’amianto nelle industrie ferroviarie (LEGGI). La contestata norma è stata varata con la legge di bilancio del 2016, non ha mai trovato applicazione e, ad oggi, la situazione non sembra aver riportato sostanziali avanzamenti.

Ci domandiamo se la norma sui benefici previdenziali dell’amianto per le industrie ferroviarie sia una delle tante norme scritte male dal legislatore, per cui gli enti preposti ad applicarla non vi riescano. Chissà se una norma legislativa evidentemente inapplicabile, scritta ed approvata da 945 parlamentari, possa aver miglior fortuna se a deliberarla siano solo 600.

Secondo il comunicato stampa di cui la nostra redazione lavoro ed economia è venuta a conoscenza le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm hanno indetto per il 2 ottobre una manifestazione dinnanzi alla Camera dei Deputati per denunciare nuovamente questi ritardi (LEGGI).

Per i lavoratori della Bombardier di Vado Ligure, quello dell’amianto, è un ulteriore problema irrisolto che si aggiunge allo stato di incertezza dovuto alla cessione delle attività ferroviarie di Bombardier alla francese Alstom, visto che per ottenere il via libera dell’antitrust europeo all’operazione, le due società si sono impegnate a cedere le quote dei treni ad alta velocità detenute da Bombardier.

Questa possibile cessione del comparto dei treni ad alta velocità di Bombardier avverrebbe proprio nel momento in cui, Trenitalia (Gruppo Ferrovie dello Stato italiane) ha assegnato allo stabilimento ferroviario Bombardier di Vado Ligure due remunerative commesse per la realizzazione di 37 treni ad alta velocità Frecciarossa 1000, 14 treni per il mercato italiano e 23 per quello spagnolo, da realizzarsi in collaborazione con Hitachi Rail. Ordinativi che metterebbero fine allo stato di insufficienza di carichi di lavoro perdurante dal 2016.

La questione più importante resta quella di mantenere i carichi di lavoro acquisiti dall’unità produttiva di Vado Ligure, visto che, secondo fonti sindacali, le commesse dei Frecciarossa 1000 assicurerebbero almeno due anni di lavoro, mentre i benefici per l’amianto interesserebbero una platea minoritaria di lavoratori, quelli più vicini alla pensione, ma che comunque potrebbero liberare dei posti per i giovani. A queste opportunità, per un comune come Vado Ligure inserito nell’area di crisi industriale complessa del savonese, dovrebbero lavorare assiduamente i vari attori interessati, per non lasciarsele sfuggire.

Chiaramente le questioni che riguardano i lavoratori e la difesa dei loro interessi e diritti dovrebbero essere affrontate dalle organizzazioni sindacali, possibilmente evitando inconcludenti comunicati stampa e non risulterebbe che ad oggi vi siano delle novità sul fatto che siano stati fissati degli incontri presso il Ministero dello sviluppo Economico per discutere dei successivi aggiornamenti. L’ultimo incontro di cui si ha traccia risale al 26 novembre 2019.

La questione principale da affrontare è sempre quella della mancanza di un piano industriale certo formalizzato in un accordo di programma sottoscritto da istituzioni, azienda ed organizzazioni sindacali che a fronte delle sostanziose commesse assegnate dai clienti istituzionali preveda investimenti per adeguare gli impianti anche per nuove produzioni oltre ad assicurare la tenuta occupazionale.

Tra l’emergenza sanitaria dovuta al corona virus e le elezioni regionali alle porte, di tutto ciò pare che i sindacati metalmeccanici savonesi, nell’interesse dei lavoratori che dovrebbero rappresentare, si siano dimenticati.

Visti i risultati deludenti della stagione balneare 2020 denunciati dai vari operatori del settore, con incassi presumibilmente pari al dichiarato dell’anno precedente, i metalmeccanici savonesi sono già proiettati alla stagione 2021. Anche le vertenze su amianto e carichi di lavoro sono rimandate al prossimo autunno-inverno 2021 virus e nuovi lockdown permettendo.

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