Vado Ligure – Bombardier, sindacati in confusione?

Come già avevamo ampiamente illustrato nel precedente articolo dal titolo -Bombardier, siamo sempre al punto di partenza?- la vertenza di Bombardier sembra rimanere, forse anche ad arte, sempre in sospeso.

Ricordiamo che lo sciopero del 19 dicembre 2018 per le vie di Savona, si concluse (LEGGI) con l’assicurazione della prefettura di ottenere, da parte del Ministero dello sviluppo economico (MISE), entro la serata del 19 dicembre, una nota con qualche riga di garanzia per mettere in sicurezza lo stabilimento di Vado Ligure di Bombardier.

Nota che, come già evidenziato sull’articolo de Il Secolo XIX del 20 dicembre 2018 e visto il precipitare della vertenza l’8 di aprile 2019, con l’avvio della dismissione di un ramo d’azienda, non è evidentemente mai arrivata.

Rinnoviamo la domanda, ai sindacati savonesi, sul motivo per cui si sono fatti passare oltre tre mesi prima di porre in atto qualche iniziativa, peraltro a buoi ormai scappati?

In una nota congiunta pubblicata su La Stampa del 7 maggio 2019, CGIL CISL e UIL dichiarano a proposito di nuove iniziative di mobilitazione «lo sciopero sarà articolato in modo da mettere in difficoltà il gruppo rispetto alle scadenze con i clienti, sia rispetto alla consegna dei locomotori che alla consegna del materiale di supporto per le attività esterne realizzate nei cantieri, perché a questo punto non è più possibile tergiversare». Anche su un articolo del Secolo XIX viene riportato analogo passaggio.

Secondo il Secolo XIX anche il comune di Vado Ligure pare avere inviato l’ennesima comunicazione di richiesta di un incontro urgente al MISE, auguriamoci che la nota di trasmissione non vada perduta come quella del 19 dicembre 2018.

Il segretario della Fiom CGIL di Savona, Andrea Mandraccia, passate le vacanze natalizie, il periodo delle settimane bianche, il ponte pasquale, quello del 25 aprile e quello del primo maggio, sembra risvegliarsi dal torpore «Oggi la volontà del gruppo di andare avanti con la cessione dell’ingegneria, disattendendo anche le richieste arrivate dalle istituzioni, indebolisce il sito produttivo di Vado e rende ancora più concreta la prospettiva di chiusura delle attività di produzione una volta ultimate le locomotive Dc3 per Mercitalia». (Il Secolo XIX 7 maggio 2019)

Le intenzioni del gruppo in mancanza dell’arrivo di nuove commesse pare fossero già note da mesi, come avevamo evidenziato tra l’altro sull’articolo -Bombardier, “l’azienda qui non ci vuol stare”-. Inoltre, Mandraccia aveva molto probabilmente partecipato all’incontro al MISE del 27 settembre 2018, dove in conclusione all’incontro, erano già emerse delle preoccupazioni sul fatto che Bombardier tenesse aperto solo in presenza di commesse da parte del mercato italiano a sostenere le produzioni del sito di Vado Ligure (LEGGI).

La foto seguente ripresa da un nostro lettore appassionato di locomotive, si riferisce al 15 marzo 2019, dove si possono contare numerose locomotive sui binari che corrono paralleli a Via Tecnomasio, probabilmente pronte ad essere consegnate.

Via Tecnomasio – 15 marzo 2019

Effettivamente sui siti specializzati nelle tematiche del ferroviario viene indicato che diversi locomotori prodotti a Vado Ligure sono stati consegnati ai clienti già a partire da fine marzo. (LEGGI)

In data odierna, si può notare che, sempre sugli stessi binari, di locomotive non sembrerebbero essercene più, forse solo più una in lontananza sotto la tensostruttura grigia.

Via Tecnomasio – 7 maggio 2019

Se la nuova strategia per contrastare le intenzioni di Bombardier è quella di mettere in difficoltà il gruppo rispetto alle scadenze con i clienti, sia rispetto alla consegna dei locomotori che alla consegna del materiale di supporto, anche in questo caso i sindacati savonesi sembrano essere in un po’ in ritardo.

Avendo atteso ulteriore tempo e tenendo conto dei passati ritardi, il potere di incidere sulle consegne rischia di essersi notevolmente attenuato, come evidenziano le due foto sopra.

I sindacati metalmeccanici savonesi sembrano essere in confusione, auguriamoci che a farne le spese non siano i lavoratori.

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