Una giornata storica: la grande (piccola) festa della democrazia da 1.463 voti

Savona – È un tripudio di entusiasmo. È una di quelle giornate che resteranno scolpite nei libri di storia locale – scritti rigorosamente in corpo 8, perché di spazio non ce n’è bisogno.

Sì, perché il sindaco e la sua allegra compagnia di assessori festeggiano la “grande partecipazione democratica” alle elezioni dei comitati di quartiere. Una roba che, a leggerla nei comunicati, pareva l’adunata oceanica di Piazza Tienanmen. Poi, per curiosità, uno va a spulciarsi i numeri. E scopre che i votanti sono stati ben 1.463. Sì, avete letto bene: millequattrocentosessantatré.

Per dare un’idea della portata epocale, ricordo che nel 2021, quando fu eletto, il sindaco prese 13.883 voti. Quindi, in un’ipotetica riedizione delle comunali, oggi ne perderebbe circa 12.420. Praticamente un’eclissi di popolarità degna di uno di quei reality dove il concorrente viene eliminato con il 98% dei televoti.

Eppure, nonostante il dato imbarazzante, l’amministrazione si è affrettata a suonare le trombe e a gridare al miracolo democratico. È l’arte – raffinata – di trasformare un’elezione semi-deserta in una sfilata di consensi. In fondo, si sa: quando mancano i partecipanti, basta aumentare i comunicati stampa.

Il sindaco, con aria ispirata, ha definito il voto “una prova d’amore per la città”. Non si capisce bene di chi. Forse dei pochi irriducibili che hanno avuto la pazienza di recarsi al seggio. Oppure dei familiari dei candidati, visto che in certi quartieri bastava la riunione di condominio per superare il quorum.

Ma tant’è: l’entusiasmo è a mille (o meglio, a 1.463). Si brinda con i bicchieri di plastica, si fanno foto di gruppo con la decina di volontari superstiti, si promette che “da domani si parte con un nuovo cammino”. Auguri. Magari con un po’ più di partecipazione reale e un po’ meno di trionfalismo posticcio.

Perché, diciamocelo, i numeri non mentono. E se dopo quattro anni un sindaco che si proclamava paladino della partecipazione scende del 90% in termini di cittadini motivati a votare, più che “una grande giornata di democrazia”, sembra un mesto raduno di reduci.

Ma non preoccupatevi: nel prossimo comunicato, siamo certi che quei 1.463 voti diventeranno “un plebiscito storico”. Tanto la fantasia, in certi uffici stampa, non manca mai.

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