Un colpo di testa o un colpo di Stato

 
Un colpo di testa o un colpo di Stato
Così Mattarella spedisce l’Italia all’inferno
Chissà com’è che questa volta, quando sarebbe stato indispensabile per informare correttamente lettori e telespettatori, i media italiani nella quasi totalità  si sono rigorosamente astenuti dal chiamare in causa gli esperti per commentare lo strappo che si stava consumando nelle stanze del Quirinale preferendo affidarsi ai vaniloqui di Calabresi, Fontana, Sallusti (!) e perfino Toti, che con l’autorità che gli viene dal suo curriculum studiorum ha pontificato che Mattarella si è mosso nel solco della Costituzione. Intendiamoci: non è che nel merito ci sia
bisogno del parere di un illustre costituzionalista, come se la faccenda fosse intricata e suscettibile di interpretazioni. Ho già scritto, ammiccando a Benigni, che la nostra è la Costituzione più brutta del mondo, perché troppo contestualizzata, grondante di retorica e con una coda liberticida e soprattutto perché i padri costituenti si sono dimenticati di completare l’art. 50, nel quale non si precisano criteri con i quali il Capo dello Stato esercita il suo potere di affidare l’incarico di formare il governoMa, una volta che l’ha fatto, ambiguità non ce ne sono più: il Capo dello Stato non ha più alcun potere, la palla passa al Capo del governo in pectoree alla insindacabile volontà dei rappresentanti del popolo ai quali soli deve rendere conto. Poi, a legislatura avviata, potrà farsi sentire interpretando a modo suo il ruolo di garante, e governo e parlamento restano liberi di dare o non dare peso alle sue parole. Potrà anche rimandare alle Camere, motivando la sua decisione, leggi che ritiene prive di copertura, mal formulate o in contrasto con la Costituzione ma se governo e parlamento insistono dopo il secondo tentativo si deve rassegnare. La Costituzione, quindi, prevede un suo intervento sull’attività legislativa e ne stabilisce le modalità e i limiti: il Capo dello Stato ci prova ma il potere reale è saldamente in mano al parlamento.  Niente di simile è previsto per la scelta dei ministri: è scritto che il Capo dello Stato li nomina su proposta del Capo del governo, non è scritto da nessuna parte – come accade invece per le leggi – che li può ricusare. Si dice: ma Scalfaro forse l’ha fatto, ma Napolitano e lo stesso Mattarella l’hanno fatto. Non è vero. Che Berlusconi e Renzi o chiunque altro nelle segrete stanze del palazzo abbiano ceduto a qualche ricatto o siano pervenuti a qualche compromesso è probabile, anzi è certo. Ma, se è avvenuto, è avvenuto di soppiatto, extra legem, e nell’ambito di intrallazzi e di giochi di potere inconfessabili, al pari delle trattative coi terroristi o con la mafia: ci sono, ci sono state, ma senza poterlo dire perché illegittime, come dicono le vicende giudiziarie di questi anni, perché sono reati e anche gravi. Mai, dico mai, si è cercato sul Colle di opporsi ad una maggioranza parlamentare compatta, mai si è impedito ad un governo già bello e formato di presentarsi in parlamento, mai un Capo dello Stato si è formalmente, ufficialmente, dichiaratamente azzardato a rifiutare la nomina di un ministro proposto dal presidente del consiglio incaricato. Nel momento in cui l’ha fatto ha violato la Costituzione, ha scavalcato il parlamento, che è sovrano, ha compiuto un tentativo di colpo di Stato che o è il gesto disperato di un uomo isolato che si è infilato in un cul de saced è inconsapevole delle conseguenze di quello che fa o è il gesto calcolato di chi sa di avere l’appoggio di poteri sovranazionali – ma non sarebbe sufficiente anche perché non siamo il principato di Liechtenstein – o dell’apparato giudiziario – ma è poco probabile e comunque non basterebbe –, o sa di poter controllare il Paese manu militari.  

Stando così le cose, nonostante il cinguettio degli usignoli di regime, spreado non spread, mercati o non mercati, impedire che nasca un governo che ha la maggioranza in parlamento, imporre un governo non espresso dal parlamento e privo di una maggioranza, sciogliere senza motivo le Camere che esprimono una chiara maggioranza, non è solo un attentato alla Costituzione, è un attentato alla democrazia parlamentare, anzi alla democrazia tout court, è uno sfregio al popolo italiano. Se questo non è tradimento del mandato ricevuto, della missione che gli è stata affidata, qual è o cosa è il tradimento? Mattarella ha goffamente superato il limite e rischia di scatenare l’inferno nel Paese. La richiesta di nuove elezioni fatta da Salvini è una sciocchezza: le elezioni ci sono già state e il loro responso è stato chiaro; su questo punto l’analisi di Di Maio è assolutamente lucida. La stampa è asservita e non vale la pena seguirla. Non so come si comporteranno esercito e magistratura. Considerato che i loro vertici vivono al caldo di posizioni ben retribuite c’è da pensare che girino la testa da un’altra parte (non considero realistica l’ipotesi del loro coinvolgimento in un colpo di Stato concertato da tempo); ma la politica, Lega, Cinquestelle, Fratelli d’Italia  (e non solo, anche a sinistra, dentro e fuori il parlamento ci sarà qualcuno imbarazzato per trovarsi dalla stessa parte di Berlusconi, del Foglio, delle banche e degli eurocrati), non possono girare la testa da un’altra parte. E il popolo aspetta solo un segnale.

p.s.

Salvini, dopo il suo intervento deciso a Terni, dopo aver detto di essere arrabbiato (ma si è arrabbiati, non si dice di esserlo) si è fatto scavalcare dalla Meloni e dai Cinquestelle, che fortunatamente resistono alle sirene che li vorrebbero scompaginare, e mostra una cautela che in questo momento è assolutamente fuori luogo. Stia attento: anche per i politici vale l’effetto sliding Doors.

Pierfranco Lisorini

Condividi

Lascia un commento