Sociatria: c’è una soluzione alle continue fiammate tra giustizia e politica?

Degni, Meloni, Amato

I recenti episodi che hanno visto protagonista Marcello Degni, consigliere della Corte dei Conti, e Giuliano Amato, ex presidente della Corte costituzionale, sono solo gli ultimi di una lunga serie di scontri tra giustizia e politica che da tempo caratterizzano la vita politica italiana.

Nel caso di Degni, il consigliere della Corte dei Conti è stato criticato per un tweet in cui si scagliava contro il governo di centrodestra, definendo la manovra economica “una presa in giro” e invitando l’opposizione a “farli sbavare di rabbia”. Degni ha successivamente cercato di minimizzare le polemiche, ma le sue dichiarazioni hanno comunque confermato la sua posizione di forte schieramento politico.

Nel caso di Amato, l’ex presidente della Corte costituzionale ha annunciato le sue dimissioni dalla presidenza della Commissione algoritmi, istituita dalla presidenza del Consiglio per valutare i rischi e le opportunità dell’intelligenza artificiale nel settore dell’informazione. La decisione è stata presa in seguito alle dichiarazioni di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, che si era detta “basita” per alcune osservazioni di Amato sulla Corte costituzionale.

Questi episodi, insieme a tanti altri che si sono succeduti negli ultimi anni, evidenziano la profonda tensione che esiste tra giustizia e politica in Italia. Una tensione che mina il funzionamento democratico dello stato e la giusta ripartizione delle sfere di influenza dei poteri in un sistema liberaldemocratico.

La sociologia, se non vogliamo parlare più specificatamente di sociatria ovvero cura della società, può offrire alcune utili chiavi di lettura per comprendere le cause di questa tensione. Innanzitutto, è importante sottolineare che giustizia e politica sono due istituzioni fondamentali di una democrazia. La giustizia ha il compito di applicare la legge in modo imparziale e indipendentemente da qualsiasi interesse politico, mentre la politica ha il compito di governare il paese e di elaborare le leggi.

La tensione tra queste due istituzioni è dovuta al fatto che esse hanno spesso interessi contrastanti. La giustizia, infatti, può essere chiamata a giudicare atti politici, mettendo in discussione la legittimità delle scelte compiute dai governi. Questo può portare a conflitti tra i due poteri, con l’accusa da parte della politica di una giustizia politicizzata e con l’accusa da parte della giustizia di una politica che cerca di condizionare l’operato della magistratura.

Inoltre, la tensione tra giustizia e politica è alimentata dalla crescente polarizzazione del dibattito politico. In un contesto in cui le posizioni politiche sono sempre più radicalizzate, è difficile per i rappresentanti dei due poteri trovare un terreno comune di dialogo e di collaborazione.

Alla luce di queste considerazioni, è evidente che la soluzione alle continue fiammate tra giustizia e politica non è semplice. È necessario un impegno da parte di tutte le forze politiche per costruire un clima di reciproca fiducia e collaborazione tra le due istituzioni.

In particolare, è importante:

Rafforzare l’indipendenza della magistratura, garantendo che i magistrati possano esercitare le loro funzioni in modo imparziale e indipendente da qualsiasi interesse politico.
Ridurre la polarizzazione del dibattito politico, favorendo il dialogo e la ricerca del compromesso tra le diverse posizioni.
Inoltre, sarebbe utile un intervento del legislatore per riformare alcune norme che contribuiscono a alimentare la tensione tra giustizia e politica. Ad esempio, si potrebbe prevedere un sistema di incompatibilità tra cariche politiche e funzioni giudiziarie, in modo da evitare che gli stessi soggetti possano ricoprire ruoli in entrambe le istituzioni.

Solo attraverso un impegno comune da parte di tutte le forze politiche e di un intervento del legislatore sarà possibile superare la tensione tra giustizia e politica e garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche.

Antonio Rossello

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