vicenda dei box di Celle

 SERGIO ACQUILINO
 RISPONDE A MARCO PREVE

Chi fa politica mantiene certamente il diritto alla riservatezza ma ha anche il dovere di rendere conto ai cittadini delle sue azioni in modo che il giudizio su di lui (o di lei) sia espresso con la consapevolezza di sapere con chi si ha a che fare.  Ringrazio quindi Marco Preve…  

per la sua richiesta di spiegazioni in merito alla vicenda dei box di Celle e vedrò di accontentarlo fornendo i seguenti chiarimenti con la d ocumentazione in mio possesso.
Ho preso la decisione di acquistare un box nel rilevato ferroviario alla fine dell’estate 2003, quando i lavori erano appena iniziati e non vi era alcuna polemica in ordine alla regolarità urbanistica dell’intervento, né in ordine ai rapporti tra la ditta costruttrice e Fiorani.
La proposta di acquisto, di cui non ho più copia, è stata sottoscritta in data 7.10.2003, unitamente al versamento a titolo di caparra della somma di € 3.100,00, ed il contratto preliminare di vendita è stato firmato in data 10.11.2003.
 
Il prezzo complessivo stabilito (€ 62.000 oltre I.V.A. di cui € 43.400 regolarmente fatturati) e le modalità di pagamento in 4 rate sono state uguali a quelle richieste per tutti gli altri acquirenti in base alla tipologia di autorimessa.
 
Il pagamento delle rate è avvenuto secondo le scadenze concordate e quello della somma non regolarizzata, definita “anticipo convenzionale”, è stato effettuato alla data della firma del preliminare di compravendita (10.11.2003), previo rilascio di ricevuta.
La società ha emesso 3 fatture (n. 31 del 28.1.2004, n. 103 del 7.5.2004 e n. 158 del 30.9.2004), ciascuna di € 10.850 oltre I.V.A. per un importo complessivo regolarmente versato di € 32.550 oltre I.V.A.
 
Nel mese di dicembre 2004, avendo acquistato la nuova casa, ho deciso di cedere l’autorimessa ad un signore residente a Milano, conosciuto tramite un’agenzia immobiliare.
 
Questi mi ha restituito la somma definita “anticipo convenzionale” e la società L.C.I. mi ha restituito le rate fino ad allora versate emettendo nota di credito n. 185 del 17.12.2004 per € 32.550 oltre ad I.V.A.
Questi sono i fatti, comprovati dalla documentazione in mio possesso (contratto preliminare, fatture, ricevute, bonifici), documentazione che sono disponibile a far visionare a chiunque lo richieda.
 
Non vi è stata quindi alcuna agevolazione né per l’importo da corrispondere né per le forme o modalità di pagamento, e comunque non ve ne sarebbe stata ragione visto che mi sono adoperato affinché la società rispettasse integralmente le norme del piano urbanistico comunale.
Aggiungo infatti che mi sono decisamente opposto dapprima alla richiesta della ditta costruttrice di non pagare oneri di urbanizzazione in cambio della cessione gratuita al comune delle aree della vecchia ferrovia, prevista nel PUC che avevamo da poco predisposto ed approvato.
E successivamente mi sono opposto alla richiesta della società di detrarre dagli oneri di urbanizzazione dovuti al comune il costo dei lavori per la sistemazione a parcheggio dell’area soprastante alle autorimesse, in quanto tali lavori erano previsti dallo stesso PUC come obbligatori per il rilascio della concessione convenzionata.
 
Aggiungo inoltre, se non ricordo male, che nella versione originaria del PUC che avevamo predisposto l’intervento avrebbe dovuto essere soggetto a piano urbanistico attuativo, circostanza che avrebbe permesso al comune di intervenire maggiormente sul privato in fase di predisposizione del progetto, ma che in sede di approvazione del piano la regione ha previsto che l’intervento fosse soggetto soltanto a concessione convenzionata.
Naturalmente allora non si sapeva ancora chi si sarebbe aggiudicato le aree messe all’asta in epoca successiva dal gruppo delle Ferrovie dello stato.
 
Preciso infine che le polemiche in merito alle irregolarità nella fase di esecuzione dei lavori sono sorte verso la fine dell’anno 2004, quando oramai io non ero più consigliere comunale, e pertanto le ho seguite al pari degli altri normali cittadini.
 
Sergio Acquilino
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