VADO LIGURE : RISPIEGHIAMO LA GIUNTA CAVIGLIA

VADO LIGURE :
RISPIEGHIAMO LA GIUNTA CAVIGLIA PER CHI ERA ASSENTE
Le amministrative di fine maggio segneranno la fine della prima (e probabilmente ultima) legislatura targata Caviglia, non tanto perché abbia deciso di non ricandidarsi, piuttosto perché alla fine di questi 5 anni sarebbe improbabile una sua riconferma, in caso si sottoponesse nuovamente al voto popolare alla luce di tutto quello che (non) è stato fatto durante la sua legislatura.

La sua ascesa a primo cittadino di Vado Ligure non è certo stata semplice ed ha avuto una storia molto particolare. La passione che ha animato gli scontri politici culminati con lo “strappo” dalla giunta dell’allora Sindaco Giacobbe (dimissioni degli assessori Caviglia Illarcio e Abrate nell’agosto del 2007 e successivo passaggio all’opposizione nel dicembre dello stesso anno insieme ai consiglieri Toso e Callieri) hanno portato Caviglia a candidarsi a primo cittadino appoggiato da una lista civica nata dai “moti ambientalisti” anti piattaforma e anti carbone.  Diventare Sindaco…

… in una “zonarossa” come Vado Ligure con una lista indipendente ma soprattutto non appoggiata dal PD è stata sicuramente una vittoria epocale. Ma Vado Ligure, delle realtà italiane, non ha rappresentato certo l’unico luogo dove il PD è riuscito clamorosamente a perdere “in casa” una partita che sulla carta lo vedeva super favorito. Colpa forse di scelte inopportune e di una dirigenza nazionale a volte troppo autoreferenziale e spesso distante dalla vita reale e dai problemi della gente.

Potremmo far partire tutto da quel “maledetto” (per il PD) referendum consultivo del gennaio 2008 “concesso” dalla giunta dell’ex Sindaco Giacobbe a seguito delle forti spinte dei comitati (Amare Vado). Probabilmente mal consigliato da chi avrebbe dovuto avere il polso della città, Giacobbe indisse la consultazione popolare sulla piattaforma andando dritto contro un iceberg un po’ come il comandante del titanic, (“c’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole, andiamo avanti tranquillamente”).

Il progetto iniziale sulla piattaforma nasce infatti nel 2001 quando il Sindaco di Vado era Peluffo il quale, all’epoca alleato con Bovero, inizialmente contrario alla realizzazione della piattaforma, “recepì” scelte strategiche imposte dal partito “digerite” con difficoltà. Si arrivò così a sottoscrivere un accordo con l’Autorità Portuale, la Provincia di Savona e il Comune di Vado Ligure.

Giacobbe nel 2004 divenne Sindaco di Vado Ligure, con la chiara intenzione nel suo programma di realizzare la piattaforma. Ma la modifica al progetto originario (siamo nel febbraio 2007) che ne prevedeva una diversa e più grande, fu la vera causa dello strappo. Per questo il referendum non avrebbe potuto limitarsi ad una semplice richiesta di un si o di un no alla realizzazione della piattaforma, ma doveva per forza di cose ricevere dai cittadini una valutazione specifica sulla bontà delle modifiche apportate.

Purtroppo, per il PD la perdita dei consensi a Vado Ligure ha avuto inizio proprio dal quella “maledetta” consultazione. Quattro le domande proposte alla cittadinanza, dalle tre alle sei le risposte previste per ognuna di esse, delle quali la maggior parte orientate a favore della piattaforma, addirittura alcune orientate verso l’astensione (quando per astenersi sarebbe bastato non andare a votare!) ed una soltanto contro la realizzazione dell’ecomostro.

Quindi è sbagliato sostenere che il referendum era contro la piattaforma, ma era contro alle modifiche previste per la realizzazione della stessa, sicuramente molto più impattanti rispetto alle originarie. Sostenere oggi che questa amministrazione giunta al termine del suo mandato doveva bloccare la costruzione della piattaforma è un falso storico. Accordi precisi che vincolavano il Comune di Vado erano già stati presi. Si poteva soltanto agire impedendone l’ampliamento del progetto.

Ad ogni modo la volontà di confondere o di trarre in inganno gli elettori non era neppure troppo velata. È possibile ipotizzare, considerata l’età media dei votanti piuttosto elevata così come notoriamente è quella della popolazione ligure, che molti di quei SI (circa il 40%) avrebbero potuto essere dei NO ma magari gli elettori non hanno inteso bene le questioni poste o si sono semplicemente confusi. Non si può essere tacciati di cospirazione se si ritiene che la sconfitta dei “si” alla piattaforma sia stata mitigata da un questionario molto orientato.

Nonostante il referendum eterodiretto, vinsero i “no” con un netto 57,95% ma c’è ancora chi sostiene che quel referendum non avrebbe avuto comunque valore legale perché non è stato raggiunto il quorum (il 49,82% degli aventi diritto si era recato alle urne).

Per rinfrescare la memoria qui di seguito, i quattro quesiti sui quali i cittadini vadesi si sono dovuti esprimere nel gennaio del 2008

1) A suo parere gli interventi contenuti nell’accordo di programma per l’attuazione del piano regolatore del porto, sono: a) Un’opportunità di sviluppo irripetibile per Vado Ligure; b) Positivi per Vado Ligure; c) Positivi, ma ho dei dubbi che gli impegni proposti dal Comune siano mantenuti; d) Non positivi, ma necessari per l’occupazione; e) Negativi per Vado Ligure; f) E’ materia su cui dovrebbero decidere direttamente gli amministratori pubblici.
2) La piattaforma portuale come prevista nell’accordo di programma, secondo lei: a) Consente l’assorbimento dell’impatto e reali miglioramenti ambientali; b) E’ idonea a tutelare il mare e l’arenile; c) Crea problemi di rumore, inquinamento atmosferico, impatto visivo e di corretta circolazione delle acque.

3) L’incremento dell’occupazione prevista, secondo lei: a) Rappresenta un’importante risposta alla necessità di lavoro; b) Sono necessari impegni precisi per garantire l’occupazione ed agevolare le imprese vadesi; c) Non ci sono adeguate garanzie che gli impegni siano rispettati; d) Non rappresenta un vantaggio sufficiente rispetto agli svantaggi.
4) L’accordo di programma prevede progetti di riqualificazione urbana (eliminazione parco carbone; trasferimento gheia; nuovo casello autostradale; recupero del litorale di porto vado; opere previste sul fronte mare). Secondo lei: a) Con questi progetti Vado Ligure può migliorare la qualità della vita; b) Sono progetti positivi perché fanno nascere nuove attività qualificate e pulite; c) Sono solo rimedi parziali che non compensano l’impatto della piattaforma.

Dopo di allora si sono succeduti consigli comunali “di fuoco” (su tutti quello del 28 luglio 2008,..guarda ), la giunta Giacobbe “salvata in corner” dall’ingresso nella maggioranza della lista Bovero, fino ad allora opposizione, senza il cui supporto non ci sarebbero stati i numeri per restare in piedi. La capacità di un “animale politico” come Bovero di cambiare idea sulla piattaforma e contestualmente di passare dall’opposizione alla maggioranza è una prerogativa molto italica che poco ha a che vedere con valori quali coerenza, questione morale ed etica politica (Leggi qui ). Ma qua si aprirebbe una discussione enorme sull’opportunità di introdurre nel nostro ordinamento il vincolo di mandato a tutti i livelli.

Le elezioni del 2009 hanno sancito la vittoria di Caviglia che, diventato sindaco grazie alla campagna elettorale condotta contro la piattaforma, ha poi dovuto affrontare la realtà dei fatti. E se vincere le elezioni ha rappresentato un’impresa, amministrare Vado lo è stato ancora di più. Una lista civica indipendente che si è confrontata quotidianamente in contrapposizione a forze politiche come PD e PDL entrambe a favore della piattaforma e contro poteri forti come Governo centrale, Amministrazione Provinciale, Regione e Autorità Portuale ha avuto nel tempo come unico esito un sostanziale isolamento.

Certo bisogna riconoscere che il mandato di Caviglia è stato storicamente anche il più sfortunato di sempre, una crisi economica di questo genere non la si viveva dai tempi del ’29, una recessione globale che ha coinvolto tutti i settori desertificando il tessuto industriale del territorio vadese (volano dell’economia della provincia di Savona).

Ma è stata anche una giunta segnata da numerosi defezioni che nulla hanno a che vedere con la crisi economica. Sono cambiati per motivi differenti ben tre assessori. Le dimissioni del Vice Sindaco Guelfi e degli Assessori Abrate e Canavese (passato alla SAT), il conseguente rimpasto con una girandola di deleghe (Borgna nuovo Vice sindaco) e due nuovi assessori (esperti) nominati fuori dalla lista che ha permesso di vincere le elezioni. Simona Simonetti e Valerio Ghisolfi, la prima è stata candidata per i Verdi a Finale Ligure e che in tempi non sospetti aveva criticato duramente la giunta Caviglia responsabile di aver tradito le promesse elettorali contro la piattaforma (leggi), il secondo presidente delle Officine Vadesi. Che qualcosa non funzionasse lo si era quindi capito.

 
Difficile comprendere soprattutto le dimissioni del Vice Sindaco Franca Guelfi che con una lettera pubblica ne ha spiegato i motivi (leggi). Possibile che una delle più fervide promotrici delle battaglie ambientaliste di Vado Ligure abbia potuto abbandonare l’incarico soltanto perché nel settore della manutenzione del Comune il personale non veniva rimpiazzato con un regolare turnover indebolendo un servizio così importante? Ma i grandi temi (piattaforma, carbone) non avrebbero meritato un impegno fino alla fine del mandato? O forse questi temi erano diventati marginali rispetto alla manutenzione delle aiuole pubbliche?

A distanza di cinque anni molte cose sono cambiate. L’entusiasmo che aveva caratterizzato la vittoria di Caviglia salutata da una via Gramsci gremita e festante è ormai solo un ricordo. L’isolazionismo politico, il parziale cambio di rotta verso fine mandato sul tema piattaforma, gli ammiccamenti col PD interessato a ricandidare lo stesso Caviglia in una lista di partito hanno trasformato il “Pasdaran de nuiatri” in un più pratico funzionario di partito (leggi). 

Se dovessimo riassumere con una citazione l’esperienza da primo cittadino del Sindaco Caviglia viene in mente un brano di una canzone di Francesco Guccini, “…il peccato fu creder speciale una storia normale”, eh si perché chi sperava di bloccare progetti sulla piattaforma si è dovuto ricredere. L’unica battaglia ambientalista vinta a Vado Ligure non porta la firma di amministratori, partiti politici o comitati, il “gol” lo ha segnato l’arbitro (la magistratura) e la partita non è ancora detto che sia finita.

La sensazione è che questi 5 anni siano serviti soltanto a temporeggiare e a rimandare un qualcosa che si farà con tutti i rischi del caso, impatto ambientale, crisi economica, occupazione reale. Forse chi credeva in queste battaglie e per questo ha votato la lista Vado Viva si sarebbe aspettato qualcosa di più.

È arrivato quindi il turno di Monica Giuliano che questa volta difficilmente fallirà, al suo secondo tentativo, la corsa alla poltrona da primo cittadino. Forte di un semi fallimento politico di Caviglia e di un’opposizione che sembra avere davvero poche chances. Nonostante il PD le abbia provate tutte per trovare un candidato alternativo purché non fosse lei (Caviglia, Mara, Verdino). Proprio per questo la Giuliano ha una carta vincente in mano, non è completamente appoggiata dal PD. E probabilmente questo è forse anche uno dei motivi per cui la Giuliano si presenta con una lista civica senza utilizzare il simbolo del partito.

I competitors sono infatti “Vivere Vado” con Franca Guelfi, che sembra essere ormai una riserva indiana della lista “Vado Viva con Caviglia”, indebolita molto dall’esperienza al governo della città e soprattutto segnata dalle dimissioni della stessa Guelfi. Una lista svuotata di molte di quelle prerogative ambientaliste che ne avevano determinato l’ascesa. Un tema, quello dell’ambiente per molti diventato ormai secondario considerata la crisi economica e l’assenza di lavoro nel territorio.

C’è poi la lista “Vado di tutti” dell’eterno Bovero estremo tentativo di un politico di lungo corso che non vuol sentire parlare di auto-rottamazione. Conclude le liste quella di Forza Italia del candidato De Benedetti che, pur di entrare nel governo cittadino, mesi addietro aveva pure ipotizzato una riedizione del governo centrale a base di larghe intese (leggi). Con queste premesse gli sarà addirittura difficile migliorare il 12% raggiunto alle scorse amministrative.

L’unico partito, dati alla mano, che avrebbe potuto spostare gli equilibri alle amministrative di maggio a Vado Ligure poteva essere il movimento 5 stelle che alle politiche del 2013 è stato il secondo partito più votato (per un soffio, M5S 33,48% PD 34,93%). Ma Grillo a Vado non presenterà una lista, forse perché a livello locale e soprattutto nei piccoli centri, ha ancora molto da lavorare soprattutto riguardo alla “presunta democrazia diretta” del web che oltre a tagliar fuori buona parte della popolazione non nativa digitale, spesso tanto democratica non è.

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