Un titolare di partita Iva, con bar e dehor in Savona, scrive una lettera aperta al Comune di Savona

Sono titolare di una partita Iva, con bar e dehor in Savona. Vorrei inviare questa lettera aperta, nella fattispecie al Comune di Savona.

Il vostro approccio nei confronti di persone che si trovano ad affrontare la difficilissima impresa di ripartire dopo il lungo lockdown, è un invito a lasciar chiuso, per sottrarsi alla gragnola di avvisi di pagamento che gli enti pubblici di ogni grado, dal Comune allo Stato, rovesciano su chi lavora, produce e vi mantiene.

Partiamo dall’avviso appena ricevuto, che mi ha totalmente demotivato: mi viene richiesto di pagare per lo smaltimento di rifiuti inesistenti, in quanto il locale, sin dall’inizio dell’anno era chiuso in vista di lavori che il Covid-19 non ha permesso nemmeno di cominciare. Quale criterio adottate per far pagare un servizio inesistente?  Per giunta, lo Stato vi ha dato la facoltà di ridurre il tributo del 25%. Non l’avete preso nemmeno in considerazione, vista la tariffa adottata.

Pochi giorni dopo questo “incoraggiamento” è arrivata l’IMU sul dehor. Un dehor accatastato d’imperio, come ultima trovata per spillare altri quattrini, con l’esborso, tutto sommato, di oltre € 2000. Essendo accatastato, come un immobile, perché deve pagare sia l’IMU che il suolo pubblico? Sarebbe più equo pagare l’uno o l’altro, non entrambi i tributi, no? Peraltro, codesto Comune ha deciso, in un empito di solidarietà, di esentare i dehor dal pagamento del suolo pubblico da maggio a settembre. Ma il lockdown non è partito dal 18 febbraio?

Comprendo la vostra inesausta sete di soldi a causa dei mancati fondi statali (con uno Stato retto da incompetenti che non sanno far valere le ragioni degli italiani di fronte ai “nemici esterni”), ingegnandovi con multe sempre più sproporzionate alle colpe e disseminando il territorio di divieti spesso impossibili da rispettare. Ma, nonostante l’affinamento dei mezzi messi in atto per cogliere in fallo (rilevazioni a strascico, autovelox) soprattutto auto e moto, i soldi non vi bastano mai. E allora arrivate al punto di tassare come suolo pubblico e IMU anche la superficie che un bar ingentilisce con vasi di fiori, anziché fare l’esatto contrario, concedendo uno sconto per aver resa più bella la città.

Tanto per accrescere la già montante rabbia degli esercenti [VEDI], visti solo come mucche da mungere, si pretende che diano latte senza dar loro il foraggio: nemmeno la miseria dei primi € 600 è arrivata a mitigare l’azzeramento dei redditi. In compenso, il governo promette successivi contributi fino a € 1000 di maggio. Se anche arrivasse tutto questo “bengodi”, non servirebbe per mangiare, ma solo per pagare una ridda di tributi e contributi sproporzionati agli incassi, in ogni caso almeno dimezzati, visti i distanziamenti di legge. Considerando che, già prima del virus, le casse delle partite Iva erano vuote per i continui emungimenti, dove dovremmo prendere i soldi per questi nuovi balzelli? Dalle famiglie, certo, per chi ne ha una dietro le spalle. Così facendo, da oltre 20 anni, la classe media, nerbo della nazione, s’è venuta impoverendo, mentre le grandi corporation, quasi esentasse, si sono arricchite. Risultato: Stato ed enti vari in affannosa ricerca di soldi dagli strati più bassi e impoverimento generale, a velocità accelerata.

Di fronte alla protervia con cui tutti gli enti pubblici si accaniscono sulla classe produttiva, come pensate che questa possa continuare a produrre? Voi ce la mettete tutta per scoraggiare anche le migliori intenzioni di ricominciare, e ingrossate le file di disoccupati, cassintegrati e inattivi, che non reggono alla soma che si ritrovano sulla schiena. Ma è vita questa?

Ormai, mentre si parla di ripresa, di solidarietà, di opportunità dalle crisi, la triste realtà è esattamente opposta, e i mesi a venire, mentre continuerà il tam tam di solleciti e costosi adempimenti da Comune, Inps, Agenzia Entrate, ASL e la serie di altri “aventi diritto”, l’economia si spegnerà poco a poco, come una candela prossima al mozzicone. Mentre Conte e i suoi “esperti” stanno alacremente lavorando agli Stati Generali dell’economia…

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