“Romeo e Giulietta “ al Sant’Agostino.

“Romeo e Giulietta “ al Sant’Agostino.
Il Direttore di un carcere si è impegnato con le Autorità cittadine a organizzare uno spettacolo teatrale con attori di grido. Quando questi professionisti si tirano indietro all’improvviso, è costretto a cercare degli altri attori….

Dovrà ingaggiare dei detenuti. Per convincere i più riluttanti ricorrerà anche a piccoli ricatti. Metteranno in scena “Romeo e Giulietta”, con qualche difficoltà a individuare, tra quegli uomini nerboruti, una credibile Giulietta. A rendere ancora più vivace la vicenda, alcuni carcerati chiedono di recitare dopo aver saputo che lo spettacolo si terrà fuori dal carcere, nel teatro comunale assai fornito di vie di fuga. Ma , proprio quando potrebbero allontanarsi dal teatro, decideranno di tornare sul palcoscenico per terminare lo spettacolo e godersi l’apprezzamento del pubblico.

Questa, in sintesi, la trama dello spettacolo realizzato il 4 ottobre all’interno del carcere di Sant’Agostino da un gruppo di detenuti.  E’ stata la performance conclusiva di un corso di teatro tenuto nel carcere dalla Compagnia “I cattivi Maestri” ( molto bravi ed efficaci , come sempre). Purtroppo dalla sintesi non si possono cogliere il ritmo e le battute divertentissime del testo, né la abilità  espressiva degli attori.

Il pubblico è stato fatto  entrare in uno dei cortili del carcere. Sono presenti il nuovo Direttore, gli educatori, molti  volontari, alcuni amministratori locali e i detenuti non impegnati nella recita. Questi ultimi, in gran parte stranieri, sono seduti in fondo al cortile e partecipano alla recita  con battute, risate e rimandi al vissuto del carcere . Di fronte a tutti, gli attori in una scenografia più che essenziale.

La  recita è stata un grande successo, con battute esilaranti e attori bravissimi ed è stata realizzata nonostante evidenti difficoltà  organizzative, perché il carcere di Sant’Agostino ospita persone che vi si fermano a volte solo qualche settimana. In questa condizione la compagnia degli attori ha subito molti rimpasti: spesso  quelli che avevano già imparato la parte sono stati trasferiti altrove senza poter recitare.

Dopo tante riflessioni sul rapporto tra carcere e arte, (recentemente i film “Cesare deve morire” e “Reality” hanno riattivato il filone), queste poche righe rischiano di essere banali, ma l’aver assistito alla recita  mi obbliga a fare alcune considerazioni.

  •  Lo spettacolo ha consentito agli attori di esprimersi in una dimensione “altra” rispetto a quella detentiva, li ha aiutati a manifestare, davanti agli altri e a se stessi, anche una recuperata  dignità.
  •  Al termine dello spettacolo, il capocomico (un attore straordinario) ha rivolto un appello ai detenuti sollecitando la loro adesione alle attività organizzate nel carcere (in particolare a quella teatrale), intese come strumenti di recupero della propria umanità e quindi della propria libertà. Un appello pieno di passione “politica”, quasi un’orazione civile, che deve far riflettere seriamente chi ha la responsabilità e il potere  sulla gestione delle carceri.                  
  •   E anche la Città, in tutte le sue componenti economiche,culturali, politiche e sociali deve  sentirsi coinvolta, altrettanto responsabilmente, nell’ esperienza di recupero e di crescita culturale e umana di questi nostri concittadini. Si tratta di ragazzi e di  uomini generosi e ricchi nelle loro potenzialità che rischiano di isolarsi, quasi di spegnersi, se non sono sostenuti con iniziative efficaci per un reinserimento lavorativo e sociale.

Desidero ringraziare “I cattivi Maestri” e gli attori Davide, Maximiliano, Fulvio, Ilvi, Alfred, Giampaolo, Emilio, Piero e Alessandro per tutto il divertimento e per il loro messaggio di civiltà.

Daniela Pongiglione

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