Pensiero domenicale: Desolazione

La situazione politica attuale è davvero desolante.
Scissioni dovute alla regola dei Cinque stelle, che recita “due mandati e si va a casa” cosa che, come già scritto, condivido, ma poi si arriva all’assurdo che i due partiti, risultato della scissione, stanno entrambi sostenendo il governo Draghi.
Abbiamo movimenti che stanno perdendo voti giorno dopo giorno, che non discutono, non analizzano, che stanno uniti con le armi in pugno e sostengono il governo Draghi, attendendo inutilmente tempi migliori, senza rendersi conto che la festa è finita.
Poi abbiamo il campo largo, che è un progetto politico nato fallito a causa delle turbolenze dei grillini.
Il PD vive grazie alle disgrazie politiche di altri, sta con chiunque basta governare e non rappresenta più una linea politica di sinistra, né di centro. Insomma è politicamente evanescente.
Fratelli d’Italia che per ambizioni politiche e personali divide il centro destra, causando in alcune grandi città la sconfitta.
Poi dulcis in fundo ci sono i centrini, ovvero un insieme di persone che vorrebbero rappresentare la nuova DC, ovvero i Toti, i Lupi e vecchi tromboni della politica.
Insomma dove ti giri trovi mediocrità, inadeguatezza, contraddizioni ma, grande assente, un’idea anche piccola di cosa vogliono fare e soprattutto rappresentare.
Infine il nuovo partito che sta raccogliendo sempre più adepti: Il partito dell’astensione, criticabile d’accordo, ma che esiste e che bisogna tenerne conto.
Il collante è l’essere disorientati, e diciamolo, ne hanno le scatole piene di una classe politica che non rappresenta più nulla, irritante e maldestra.
Ho sempre detto che bisogna andare a votare, ma diamo atto che per votare quella roba lì non basta più turarsi il naso.
Il dramma è che la partitocrazia non ha ancora capito nulla e continua a fare finta di niente, mettendo in scena il solito teatrino da avanspettacolo, banale e volgare.
Che fare? Come si diceva una volta.
Bisogna ricostruire gli ideali, che non si devono formare sui sondaggi, ma con incontri, discussioni anche serrate, ricollegarsi con il popolo, la vita reale e ripartire.
Ma la domanda è: abbiamo una classe politica in grado di fare tutto ciò, qualcuno che sia uno statista? Purtroppo, e la cosa è grave e preoccupante, no.
Alla fine una sola cosa è drammaticamente vera: Ogni popolo ha la classe politica che si merita e chi non si ribella (pacificamente) è complice.

 Roberto  Paolino

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