Liguria: La Farmacia dei Servizi tra Innovazione e Inganno

Il recente annuncio riguardante il Ddl Semplificazioni, che dovrebbe essere varato dal governo e che sembra seguire le orme degli sforzi già intrapresi dalla Liguria in campo sanitario, solleva una serie di interrogativi e preoccupazioni che non possono passare inosservati. Soprattutto quando il presidente Giovanni Toti e l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola si ergono a portavoce dell’efficacia delle misure già adottate in Liguria.

Da una parte, ci viene presentato un quadro lusinghiero, una Liguria all’avanguardia nell’innovazione sanitaria, dove la Farmacia dei Servizi è considerata un modello da esportare in tutto il paese. Ma, è davvero così?

Si potrebbe facilmente cadere nell’inganno dell’elogio, celebrando i progressi senza interrogarsi sulle conseguenze e sui reali vantaggi per i cittadini. La Farmacia dei Servizi, come descritta, sembra una panacea per tutti i mali del sistema sanitario nazionale, ma è davvero così?

Facciamo chiarezza.

Da una parte, c’è il lato positivo: l’accesso semplificato a test diagnostici, la possibilità di scelta del medico di famiglia o pediatra, l’implementazione della telemedicina. Sono tutte iniziative che suonano bene sulla carta e che potrebbero portare a una maggiore efficienza e comodità per i cittadini.

Tuttavia, dietro questa facciata di progresso si nascondono delle realtà più complesse e meno rassicuranti. La spinta verso una maggiore presenza delle farmacie come centri di erogazione di servizi sanitari può nascondere una serie di rischi e problemi.

In primo luogo, c’è il rischio di deresponsabilizzazione dei medici e dei servizi essenziali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Se le farmacie diventassero il primo punto di contatto per i pazienti, potrebbe esserci il pericolo che si trasformino in un surrogato per una visita medica appropriata. Il rischio di diagnosticare male o di sottovalutare problemi più gravi è reale.

In secondo luogo, c’è la questione dei costi. Mentre il governo sembra spingere per una maggiore presenza delle farmacie nei servizi sanitari, è importante chiedersi chi ne trarrà vantaggio. È possibile che ciò che sembra un risparmio per il sistema sanitario pubblico si traduca in un aumento dei costi per i cittadini, che potrebbero essere costretti a pagare di tasca propria per servizi che un tempo erano gratuiti o coperti dal SSN.

Infine, c’è la questione della qualità del servizio. Mentre l’espansione della Farmacia dei Servizi potrebbe sembrare una soluzione innovativa e migliorativa, è importante interrogarsi se questa innovazione sia davvero al servizio dei cittadini o se sia piuttosto un modo per tagliare angoli e risparmiare sui costi senza garantire un reale miglioramento del servizio.

In conclusione, dietro l’elogio della Liguria come pioniere dell’innovazione sanitaria si nascondono domande importanti e preoccupazioni legittime. È fondamentale che il governo e le autorità sanitarie non si lascino abbagliare dalle promesse di semplificazione e efficienza, ma si impegnino invece a garantire che qualsiasi cambiamento nel sistema sanitario sia veramente al servizio dei cittadini e non degli interessi privati o politici.

Antonio Rossello

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