Celle Ligure

Due sono state le ragioni che hanno consentito a Celle di creare e mantenere  a lungo una sua affezionata e qualitativa clientela turistica:
il paesaggio e la cultura.

 Entrambi erano fortemente caratterizzati, soprattutto dall’integrazione fra il mare e la costa; fra l’ambiente marino e quello costiero non vi era alcuna separazione; espressioni primarie di cultura, come la cucina, erano il risultato della sapiente fusione delle consuetudini di chi viveva il mare e di chi viveva gli orti di terra. I turisti venivano a Celle per partecipare a questa vita, per condividerla con noi. Essi vedevano in quello che offrivamo la più alta qualità del vivere umano, da godere nella fruizione estiva del relax e del divertimento che, in opportunità ora inimmaginabili, rallegrava la serenità del luogo.
Ci si chiede che cosa sia rimasto di tutto ciò. Si continua ad operare sull’ambiente, annunciando nuove azioni e progettandone altre e non ci si accorge che ogni intervento ci allontana sempre più dal nostro paradiso perduto. Questo non può essere altro che il risultato di una cultura diversa dalla nostra, o di cellesi che vi hanno inconsapevolmente rinunciato. Progettisti che niente sanno di noi piegano il territorio ed i suoi abitanti al loro estraneo volere e si moltiplicano così gli sfregi come l’orrenda passeggiata che ha cementificato la costa di fronte alle Colonie. Non rimane, davvero, che devastare anche queste!
Non è saggio rimpiangere il passato con la pretesa di riviverlo integralmente, lo sappiamo benissimo; ma è ancor meno saggio rinnegarlo completamente. Il nostro turismo è ancora, soprattutto, turismo di villeggiatura (comunemente identificato anche come “famigliare”) e richiede proprio la conservazione delle caratteristiche sopra espresse, compreso il divertimento. Nel frattempo è necessario guardare con lungimiranza a tutti i cambiamenti possibili.
Il turismo, come ogni altra attività sociale, è soggetto a continue modificazioni; la pubblica amministrazione cellese non ha saputo seguire e guidare tali cambiamenti, lasciando che gli operatori turistici li subissero passivamente. Ci si ritrova, oggi, a non essere più adeguati per nessuna delle sue forme in atto.
La scienza turistica indica così che il turismo cellese si trova ormai nell’ultima fase, quella del declino, che lo vede sostituito dall’escursionismo giornaliero, irrispettoso dell’ambiente e degli abitanti, con redditi molto inferiori e meno diffusi. Ancora la scienza suggerisce, come unica alternativa, di agire mediante politiche di rinnovamento, con delle idee molto originali ed il recupero dei valori paesaggistici. Si deve, cioè, riconsiderare il richiamo, come non si fa più da tempo; le motivazioni, cioè, del turismo stesso (il perché si dovrebbe soggiornare proprio a Celle).
Ciò comporta un progetto complessivo che riqualifichi l’intero paese e che tragga l’origine da uno o più “motori” da posizionare sul territorio.
Gli edifici e l’area delle ex Colonie costituiscono, a tale scopo, risorsa dall’altissimo valore strategico. Alcuni anni or sono, il prof. Paolo Durand, uno dei più apprezzati ricercatori di medicina europei, già direttore scientifico dell’Istituto Gaslini di Genova e dell’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù ” di Roma, fondatore della Scuola Internazionale di scienze pediatriche, si candidò alla carica di sindaco, proponendo di istituire in questa sede un grande centro di ricerca della Comunità Europea, con annesso centro alberghiero/congressuale/sportivo. Purtroppo la sua persona, assolutamente al di sopra degli schieramenti, dovette subire la forte contrapposizione delle parti politiche e risultò perdente insieme con la sua proposta, che non fu più considerata. Egli si adoperò egualmente per portare in Italia il centro di ricerca, riuscendovi con beneficio di altri comuni. I cellesi non capirono la straordinaria portata di quella opportunità, ma ciò è giustificato dal fatto che grande era la confusione politica di quel periodo.
Si presentarono successive possibilità di utilizzare le Colonie (importante sarebbe stata la partecipazione all’Istituto Italiano di Tecnologia I.T.T. che a Genova non trovò spazio per tutte le sue attività), ma ormai si era indirizzati diversamente e non se ne tenne conto.
Le condizioni per un utilizzo di alta qualificazione della zona Colonie, tuttavia, esistono ancora: rinunciarvi nuovamente sarebbe irresponsabile.
Su di esse, però, si prospetta, da tempo, un colossale affare, fra i maggiori in Liguria. La loro destinazione d’uso era vincolata ed il loro valore era limitatissimo. Il Comune avrebbe potuto acquisirle con facilità, ma gli amministratori decisero di variarne la destinazione ed il loro valore si moltiplicò smisuratamente, facendo felice la proprietà. Ora una gran quantità di personaggi ed imprese, solidamente alleati, si ingegna ad ottenerne il maggior reddito speculativo possibile. Mentre i cittadini sono indotti a sventolare bandiere, loro spartiscono il bottino. E le Colonie, che potrebbero essere l’enorme risorsa per risollevare il paese, diventeranno la sua definitiva condanna.
Trasformate in centinaia di appartamenti, diventeranno un enorme ed insensato alveare che graverà pesantemente sulla comunità locale.
Ė necessario che i cellesi capiscano che la speculazione non dà, ma sottrae: il valore che essa otterrà dall’operazione sarà stato portato via al nostro paese, che si troverà ad avere un pregiatissimo valore paesaggistico in meno ed un carico insediativo in più.
Quando di valori paesaggistici non ne avremo più, lo capiremo di sicuro: ma sarà troppo tardi!
C’è ancora tempo per fermarsi, abbiamo ancora la possibilità di salvarle, ma è necessario impegnarsi immediatamente, con la più grande partecipazione e determinazione. Diverse sono le persone, fra noi, che si stanno adoprando per trovare la soluzione migliore che, certamente, spingerebbe Celle a livelli di benessere ora impensati; sarà nuovamente il tifo partitico e la mancanza di cultura a sottrarci questa possibilità e questo diritto?

 da www.scegliecelle.it

 

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