Bruno Lugaro ricorda Carlo Giacobbe

Ho sempre ammirato la capacità di Carlo Giacobbe di veleggiare al di sopra delle polemiche con stile, lucidità, pacatezza. Un danzatore in mezzo ai gorilla della  politica . Una specie rara. Giacobbe è stato uno dei protagonisti assoluti della politica savonese degli ultimi trent’anni.  Per me  l’unico vero erede di Armando Magliotto. Eppure il destino, o meglio, la “ragion di Stato, li mise uno contro l’altro, quando Carlo, da giovane segretario provinciale del Pds, orchestrò nel 1991 , l’avvicendamento a Palazzo Sisto, tra il sindaco Magliotto e Sergio Tortarolo. La direzione del Pds valutava necessaria una scossa all’amministrazione comunale. Giacobbe fu costretto a fare una scelta dolorosissima: pensionare Magliotto. Scelta che peraltro si rivelò sventurata.  Per uno come Carlo era una mossa contronatura, della quale parlammo in tempi recenti. In quell’occasione ebbi la sensazione di un uomo che con grande onestà intellettuale accettava di rimettere in discussione quella scelta. A Palazzo Nervi, come vice dell’imprevedibile e inesperto Alessandro Garassini , Giacobbe recitò il ruolo a lui più conigeniale di mediatore, consigliere sempre illuminato, cinghia di trasmissione tra i partiti e l’amministrazione provinciale.  Poi l’esperienza di sindaco a Vado. La sua battaglia a favore del progetto Maersk, il referendum che ne minò la popolarità. Nel partito il suo tempo era passato. Negli ultimi anni aveva lasciato la politica di prima fila, appassionandosi al ruolo di consigliere comunale di Varazze. Non si riconosceva più nel PD. E  il PD, senza battere ciglio, aveva rinunciato al suo uomo più intelligente e perbene

BRUNO LUGARO

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