Alassio, la Sardegna e il porfido rosa

Tra Alassio e la Sardegna vi è un rapporto particolare che ha lontanissime origini e che comincia da quando un gruppo di marinai alassini trafugarono i resti di alcuni Santi Martiri cristiani trucidati nelle persecuzioni della Roma  imperiale, per portarli nella nostra città e venerarli come Santi Protettori, tradizione  e venerazione da noi conservata col portare la bella teca contenente i Sacri Resti al cospetto del mare affinché proteggano la città che sul mare vive.

Il secondo momento di unione è stato quando, in seguito alla cacciata dei genovesi dall’isola di Tabarca, dove pescavano il corallo, da parte dell’Emiro di Algeri, questi ed i loro collaboratori ripararono sull’isola di San Pietro in Sardegna fondandovi una fiorente colonia. Tra questi collaboratori a sevizio della Serenissima vi erano anche molti alassini. Dobbiamo ricordare che nella zona del “Passo” vi erano i fondaci de “Corallini” e che Alassio era famosa per la lavorazione del corallo.

Ma il banco di corallo si esaurì e la colonia si dedicò ad altra attività ovvero la pesca e la commercializzazione del tonno.

Di questa attività tutti noi ne abbiamo memoria, specie in quel di Moglio, i cui abitanti, insieme ai Pegliesi, erano al seguito delle ricche famiglie genovesi dei Doria e dei Lomellini, trasferendo ad Alassio le antiche tradizioni ed il gusto dei “Tonnarotti”.

Ma dopo Santi Protettori, corallo e tonno non potevamo certo aspettarci come materiale di importazione il porfido. Di pietre ne abbiamo “in continente”, in abbondanza e senza necessità di trasporto, in nave poi…

E allora viene da chiederci: perché l’Amministrazione Comunale ha impiegato il porfido rosa, tagliato in blocchi cubici, ad incastro sulla Passeggiata Cadorna all’ingresso del porto?

A difesa dell’abitato?

Ma non sarebbe stato più facile e meno costoso allungare il piano inclinato della massicciata esistente?

Perché granito rosa di Sardegna?

Che c’azzecca, direbbe qualcuno, con il resto della scogliera?

Ma poi si viene a sapere che questo materiale proviene dalle cave del monte “Nieddu”, anche se formalmente da altrove.

Sarà un buon materiale ma senz’altro molto più costoso del nostro e visto che non ci si fermerà a questo intervento non vorremmo che quel monte diventasse troppo di moda ad Alassio.

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