ADESSO BASTA BIS

ADESSO BASTA BIS

Della Colonia Bergamasca mi sono occupato la volta scorsa; adesso vediamo cosa è accaduto alla Colonia Milanese

Un mese fa ho cominciato a scrivere su queste pagine parole tutt’altro che lusinghiere in merito a fatti che sono accaduti e accadono nel nostro territorio. Mi aspettavo qualche reazione istituzionale ma niente è sopraggiunto a turbare questa placida agonia. 

Rilevo innanzitutto la stranezza che alla pubblicazione, fatta nell’altro intervento, dello stesso indirizzo risultante per la Società GHV che ci ha lasciati in braghe di tela, e la Società TH Resorts, subentrante, non abbia fatto seguito alcuna reazione. È una notizia sconvolgente che qualcuno potrebbe e dovrebbe rinfacciare all’Amministrazione, o no?!  

Però, come si sarà capito dal titolo scorso, adesso non me ne sto più. È giunta l’ora di …

rendere pubblica almeno una parte di ciò che so (che sappiamo, perché non sono solo).

Dunque, nel precedente intervento ho detto chiaro e tondo che qualsiasi intervento edilizio realizzato nell’area delle Colonie deve rispettare la normativa del Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico regionale (PTCP) la quale fa assoluto divieto di costruire nuovi volumi e di alterare quelli esistenti, modificandoli o aumentandoli.

Ho rilevato anche come il Comune ne sia perfettamente a conoscenza, avendo inserito proprio quel divieto nel Piano Urbanistico Comunale.

Della Colonia Bergamasca mi sono occupato la volta scorsa; adesso vediamo cosa è accaduto alla Colonia Milanese, per avere quindi un quadro complessivo.

Ho già fatto presente che il progetto approvato per tale sito prevede un aumento di volumedi 21.978 mequivalente a quello di 115 appartamenti. Ho cioè reso pubblico il fatto che l’Amministrazione cellese si è resa artefice di un provvedimento che appare assolutamente illegittimo.

È difficile crederlo, lo so, se non si sono letti i documenti.

Vi riassumo come è andata, così, finalmente, sarete consapevoli di cosa stia da anni succedendo a Celle, nel savonese e in tutta la Liguria.

Il progetto ha dovuto superare l’esame del Comitato Tecnico Regionale (CTR), quello del Servizio Tutela del Paesaggio e quello del Settore di Valutazione di Impatto Ambientale. Ha ottenuto quindi l’approvazione della Giunta Regionale e della Provincia di Savona.

Il CTR ha rilevato che, da brevi conteggi fatti, risultava che al volume esistente non si fossero aggiunti 21.303 m3, come appariva dalla differenza fra gli edifici esistenti ed il progetto, ma solo 6.000 m3. A parte che non si è mai visto un costruttore denunciare più di quello che vuole realizzare, questo si sarebbe sbagliato di 16.000 m3, un volume pari a quello di 18 palazzine da quattro appartamenti l’una! Non sembra proprio possibile e quindi, prima di fare un’affermazione del genere, si fanno e si rifanno bene i conti. Invece si è dato mandato al Comune di restituire il progetto al richiedente per farglielo correggere. Contestualmente, però, si è scritto che se ci fosse stata davvero un’aggiunta di 21.303 m3questa non sarebbe stata accettata perché non consentita dalle norme. Anche 6.000 m3in più, è stato aggiunto, non potevano essere approvati, ma se fossero stati tutti interrati si sarebbe potuto dare l’approvazione. L’Ufficio avrebbe potuto fermarsi qui. Invece ha indicato le operazioni da fare per interrare tale quantità, sottraendo la scelta al progettista. È da tenere a mente che le operazioni sarebbero state sufficienti per interrare 6.000 m3.

L’Ufficio ha disposto che, se si fosse fatto quanto indicato, il progetto non avrebbe dovuto più tornare per la verifica ma avrebbe potuto passare agli Uffici successivi (particolare importantissimo).

Il funzionario responsabile del procedimento che ha trasmesso il parere del CTR agli altri ha avvertito che, secondo i calcoli fatti, i volumi erano stati aumentati di 21.303 m3, da interrare con le modalità già indicate. Cioè, come se non avesse capito assolutamente niente di quanto contenuto nel parere, ha riportato i quantitativi dell’aumento alla vera realtà ma ha lasciato la prescrizione di effettuare le operazioni di interramento indicate come se queste interrassero tutto, mentre, nella realtà, esse erano state indicate per interrare 6.000 m3

Il procedimento, intanto, è stato sospeso in attesa che il progettista correggesse i calcoli dei volumi ed apportasse le modifiche prescritte. 

Il progettista ha rivisto bene i calcoli ed ha trovato che il volume in più era ancora maggiore di 21.303 me cioè era esattamente di 21.978 m3, ma ormai il fatto era ininfluente: era già stato stabilito dal  primo ufficio che con le operazioni indicate sarebbe stato interrato tutto e di conseguenza il progetto sarebbe stato approvato. Si sono effettuate le operazioni prescritte (nemmeno tutte!) e come indicato dal primo ufficio il progetto non è ritornato per la verifica ma è andato in Giunta Regionale per la delibera di assenso.

Il Settore Urbanistica, che doveva completare l’istruttoria per la delibera di Giunta Regionale, ha scritto che i volumi in più non erano stati tutti interrati, essendoci ancora oltre 5.000 m3fuori terra; ha anche aggiunto che quelli interrati erano ammessi dal Piano Urbanistico Comunale (PUC). Quest’ultima affermazione non è vera perché il PUC ammette solo volumi interrati destinati a parcheggi e depositi; quelli in questione riguardano in gran parte l’albergo, il centro benessere, il centro congressi.

Così la pratica è arrivata alla Giunta Regionale, che l’ha approvata. Ognuno ci ha messo un piccolo, macroscopico errore: il CTR ha sbagliato i conti ritenendo che 21.303 mfossero 6.000 m3e rinunciando a fare la verifica dopo la correzione; il Responsabile del procedimento li ha riportati a 21.303 ma ha creduto che venissero tutti interrati; il Settore Urbanistica ha ritenuto ammissibili gli interrati perché gli sono sembrati parcheggi e depositi ma non lo sono; la Giunta non si è accorta che il Settore Urbanistica aveva avvertito che c’erano ancora più di 5.000 maggiuntivi fuori terra. Insomma, è stato tutto un po’ complicato ma, alla fine, la sospirata approvazione regionale è arrivata.

Se avessero progettato tutte queste balordaggini per giungere alla immeritata approvazione non avrebbero potuto fare meglio! Non siamo però autorizzati a fare una simile illazione.

In sede di Giunta Provinciale l’azione è stata molto più sbrigativa: il funzionario che ha presentato la proposta di delibera ha scritto in sintesi il progetto prevede un aumento di volume di 21.978 m3… in tutta la zona non è consentito realizzare nuovi volumi … si approva il progetto. E la Giunta Provinciale ha approvato.

Qui siamo all’inverosimile! Si potrebbe dire che uno non sapeva quello che scriveva e gli altri non sapevano quello che leggevano.

Alla fine del tortuoso percorso, infine, è arrivata anche l’approvazione della Conferenza dei Servizi, con la presenza di Comune, Provincia, Regione, Soprintendenza e Provveditorato interregionale.

Non tutto, però, si è svolto con coerenza. In diverse occasioni si sono manifestati intoppi, dissensi, contraddizioni.

Come risulta dai documenti presentati dal costruttore e da quelli del Comune, il progetto approvato appartiene alla tipologia della “ristrutturazione edilizia”. La legge urbanistica ed il Piano Urbanistico Comunale prescrivono che la demolizione con ricostruzione in ristrutturazione edilizia può avvenire alla condizione che non vengano aggiunti volumi (“a pari o volume inferiore”).

– Nella Conferenza dei Servizi il Sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici ha evidenziato la previsione in progetto di un volume accessorio alla piscina, con funzione di spogliatoio, ed ha espresso difficoltà di approvazione per il consumo di suolo che comporta. Lo spogliatoio ha un volume di 182 m3; nessuno dei presenti gli ha ricordato che in approvazione vi erano altri 21.800 m3aggiuntivi da giustificare; da solo sembra non esserci arrivato.

–  In una deliberazione del consiglio comunale il Sindaco ha affermato che il progetto è stato esaminato dalla commissione edilizia il 27 maggio 2009; il progetto, però, è stato presentato il 19 gennaio 2011! Ha anche detto che è stato esaminato una seconda volta il 9 aprile 2013; ma il progetto è stato approvato il 23 febbraio 2012! Cioè è stato esaminato prima che venisse presentato e dopo di essere stato approvato!!! In realtà non è mai stato esaminato e tutto diventa tragicomico.

– Ancora una volta, come in altri procedimenti del Comune di Celle, si sono manifestate posizioni assunte da funzionari che inducono a ipotizzare il loro dissenso, attuato con forme considerabili originali e strane che evidenziano la difficile situazione in cui essi sembrano trovarsi.

Il funzionario provinciale che ha scritto c’è un aumento di volume di 21.978 m3, le norme vietano l’aumento di volume, si propone di approvarenon è certamente un incapace (e ci voleva ben altro che incapacità per scrivere una cosa simile!). E se lo scritto fosse volontario? Se fosse la sua presa di distanza, il suo modo di evitare il coinvolgimento, troppo difficile da realizzare diversamente?

Un funzionario regionale  ha scritto che è stato posto l’obbligo di interrare tutti i volumi aggiunti, ci sono ancora 5.500 m3che non sono stati interrati, si propone di approvare. Egli non è un incapace; e se anche lui avesse voluto scrivere quello che ha scritto?

Una funzionaria regionale, nel silenzio generale della Conferenza dei Servizi, ha dettoche si sta approvando un aumento di volumi ma la zona è inedificabile, non è un’incapace. E se fosse perché l’aumento di volumi non era sua competenza ma il silenzio l’avrebbe resa corresponsabile?

Un funzionario del Settore Urbanistica della Regione, in un documento dell’istruttoria, ha inserito per intero la norma che vieta l’aumento di volumi, sottolineando le parti più chiare del divieto. Non l’ha fatto pensando che in Regione tale norma fosse sconosciuta; e se lo avesse fatto per poter dire io ho avvertito?

Un altro funzionario del Settore VIA regionale ha scritto che l’area delle Colonie sarebbe stata interessata da un poderoso interventocon rilevanti interventi sulla viabilità e sulle pertinenze dei volumi esistenti e che questi habitat andrebbero in ogni caso salvaguardati, indipendentemente da quelle che saranno le scelte definitive per queste tormentateareenon è un incapace: sapeva benissimo che queste aree, abbandonate e recintate da decenni, sono fisicamente le meno tormentate dell’intera provincia (non ci va proprio nessuno); e se avesse voluto denunciare l’attuale tormento di progetti poderosi, rilevanti, irrispettosi della salvaguardia?

Torna alla mente l’operato di un integerrimo funzionario cellese, universalmente stimato per la sua correttezza ed onestà, elogiato per il suo coraggio dal Pubblico Ministero che si occupò del caso, il quale, nel procedimento di approvazione di un’altra grande operazione immobiliare poi riconosciuta illegittima, ha inoltrato la proposta di delibera in merito alle osservazioni presentate dai cittadini scrivendo visto che l’Amministrazione ha già deciso di respingerle si propone di respingerle

Dunque, già il CTR aveva scritto che un aumento di volumi di 21. 303 m3, o anche di soli (si fa per dire!) 6.000 m3non era approvabile. Ma, alla fine, è stato approvato.

 L’illegittimità è palese

L’emersione di un possibile contrasto fra gli atti decisionali del Comune e le norme ad essi relative impone una immediata verifica in merito alla sua vera esistenza ed alle ragioni che l’hanno prodotta, in primo luogo la volontarietà.

In mille modi gli amministratori hanno saputo che l’aumento di volumi non è consentito; a quelli già elencati (e non sono pochi) va aggiunta una mia lettera del 6 luglio 2016 riportante tutte le irregolarità debitamente documentate e spiegate, e vanno aggiunte le precisazioni regionali relative alla approvazione del PUC. D’altronde il Sindaco, in discussione proprio del PUC, aveva affermato che l’aumento di volume nell’area Colonie non sarebbe stato possibile perché vietato dalle norme. 

Allora, pur ricordando che stiamo trattando i fatti all’interno del confine politico e non ci compete dare giudizi che spettano solo alla sede penale, possiamo avanzare l’ipotesi che si tratti davvero di gravi irregolarità prodotte da decisioni che si sapeva fossero contrarie alle leggi? 

Ma, obietterete, la Magistratura come le ha giudicate? Perché non ne è seguita alcuna condanna?

Domanda legittima e doverosa. Me la pongo anch’io da molto tempo.

Ma, come vedremo, è molto più complessa.

Luigi Bertoldi 

Condividi

Lascia un commento