Transizione ecologica e i territori a rischio idrogeologico?

La definizione di transizione ecologica delinea, un nuovo modello economico e sociale, sviluppato per riformulare radicalmente, e in modo più sostenibile, il modo in cui le risorse del pianeta vengono sfruttate per vivere, produrre e lavorare.
5 punti chiave della transizione energetica sono:
fonti energetiche rinnovabili;
agricoltura sostenibile ed economia circolare;
mobilità green a zero emissioni;
stop alle trivelle per l’esplorazione dei combustibili fossili;
tutela dell’ambiente e della biodiversità.
Poi abbiamo tanto per concludere in bellezza la nuova direttiva “green” europea che obbliga a ristrutturare casa.
In soldoni:
Milioni di proprietari di alloggi saranno costretti a spendere molti quattrini per raggiungere almeno la classe energetica E.
Tutta questa premessa per iniziare con voi un discorso in merito alle urgenze da affrontare in questo momento.
Prima di tutte queste cose più che giuste abbiamo un emergenza idrogeologica che deve essere affrontata con un azione veloce ed efficace.
Quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto e soggetto ad erosione costiera e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità. Con un quadro così, tale situazione dovrebbe essere affrontata con tempestività, fermezza, su tutto il territorio nazionale, affinché ogni volta che piove forte non si debba avere paura.
Vogliamo poi parlare dei rischi frane, ecco alcuni dati per quanto riguarda la Regione Liguria.
La Liguria è al primo posto in Italia per percentuale di popolazione che vive nelle aree a rischio frane: 862.993, pari al 54,9% del totale. Il 5,9% risiede in aree a pericolosità elevata o molto elevata, quarto posto in Italia. Sono i dati pubblicati dall’Ispra nel rapporto 2021 “Dissesto idrogeologico in Italia“.
Purtroppo di questi dati significativi non si tiene mai conto e si mette, con grave colpa, il Dio denaro davanti a tutto, permettendo o agevolando molte troppe speculazioni in zone a forte rischio. Siamo pronti a piangere ogni volta che inondazioni o frane sfregiano i nostri territori causando vittime e ingenti danni ma, passato il momento critico, si riprende a concedere le autorizzazioni per fare quello che si vuole su territori anche se ad alto rischio.
Quanto è accaduto in Romagna non fa riflettere ne pensare come gestire il territorio.
Volete un esempio?
Riporto un articolo del fatto Quotidiano proprio su questo argomento, riguardante l’ attuale posizione della Regione Liguria, a dimostrazione, che tutte le prese di posizione durante le catastrofi sono finte.
Costruire nuovi edifici o ampliare i volumi esistenti in zone ad alto rischio alluvionale? Da domani in Liguria si potrà, a patto di rispettare “opportune misure o accorgimenti tecnico-costruttivi”. Mentre la confinante Emilia-Romagna piange i morti e conta i danni causati dalle esondazioni, la giunta presieduta da Giovanni Toti sceglie di allentare (ancora) i vincoli contro la cementificazione.
Cosa posso aggiungere?
Questi personaggi, non solo mettono a rischio la sanità Ligure con un piano sanitario “fuori dal mondo”(lo esamineremo in un prossimo articolo) vogliono pure fare costruire nelle zone ad alto rischio alluvionale.
Non possiamo permetterlo, dobbiamo combattere questa assurdità con tutto noi stessi, con raccolta firme o, perché no, con un referendum per abrogare questa norma regionale che rappresenta una scelta sbagliata e che va in direzione contraria rispetto alla salvaguardia del territorio. Una buona battaglia vinta oggi, può salvare molte vite domani.

Roberto Paolino 

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