TEMPI MODERNI.

Lo abbiano già scritto, ma non riusciamo a non ripeterlo: “appena letti i nomi dei candidati dei vari schieramenti, il primo pensiero che ci è venuto in mente è stato quello della desolazione.

Eccetto pochissimi nomi, celati come pepite d’oro tra le varie liste, il panorama dell’offerta politica savonese è desolante”.

Pensare che, tra i 32 consiglieri comunali eletti ci possano essere anche “i tanti scappati di casa che stanno partecipando al casting elettorale”, fa venire letteralmente la pelle d’oca!

Oggidì, peraltro, riuscire a mettere in piedi una lista elettorale è diventata cosa assai difficile: si deve ricorrere a parenti, figli, cognate, e, addirittura, mogli. In quest’ultimo caso, per il futuro sindaco (se mai, mai, mai, mai, dovesse essere eletto) svanirebbe pure la possibilità di inventarsi la classica scusa utilizzata da qualche marito birichino: “Cara, stasera non ci sono, esco, vado in consiglio comunale!”

Ormai ogni elezione è diventata l’occasione per regolare i conti interni ai partiti.

E’ un tutti contro tutti, con veti incrociati ed intrighi per mantenere il potere conquistato.

L’importante è non fare crescere nessuno di coloro che potrebbero “dare fastidio”. Del resto con il c … o, pardon, la fortuna, che molti di costoro hanno avuto nel raggiungere la vetta, figuriamoci se mollerebbero così facilmente la “cadrega”. L’altra modalità per non temere alcuna concorrenza è quella di circondarsi di persone allineate, oppure facilmente condizionabili, oppure che non “valgono una cippa“, Oggi nel PD e nella Lega (ieri in Forza Italia), ci sono dei veri e propri maestri, degli esperti nell’applicare queste tecniche di sopravvivenza.

Un tempo era diverso.

Per esempio nella vecchia e cara DC si risolvevano i problemi di competizione esattamente nello steso modo con cui si regolavano queste cose nell’ambito della chiesa: il partito aveva creato le correnti, così come la gerarchia ecclesiastica si basava sui vari ordini religiosi.

In tali casi l’armonia era garantita, nessuno veniva mandato via, salvo rarissimi casi, e tutti “contribuivano a portare l’acqua allo stesso mulino”.

Con i tempi moderni l’ordine delle cose è cambiato.

Prendiamo l’esempio di Cristina Battaglia. Alle scorse elezioni ha mancato di pochissimo l’occasione per diventare Sindaco. Il demerito non è stato sicuramente il suo, ma, la sconfitta è stata (volutamente) causata da alcune persone con cui era “stata costretta” ad accompagnarsi durante la campagna elettorale.

E’ preparata, studia le pratiche, rappresenta il nuovo e la parte propositiva ed aperta nel suo partito.

Proprio in virtù di questi meriti (o demeriti per qualcuno), dopo pochi anni hanno pensato bene di destituirla dal ruolo di capogruppo in consiglio comunale, segnale evidente di un ritorno “all’ancien régime”, Se fosse stata ricandidata a Sindaco in questa tornata elettorale, nella situazione attuale, avrebbe avuto ottime chance per vincere a mani basse contro il candidato scelto dalla Lega, pardon, dall’intero centrodestra!

Eppure il Pd ha preferito non scegliere, affidandosi ad un auto proclamato candidato esterno a cui, del partito, probabilmente interessa ben poco.

Dall’altra parte la situazione è ancora peggiore, aggravata dalla lotta tra i partiti della colazione (gli aspiranti a cui sarebbe stata promessa la stessa poltrona sono addirittura più di … molti).

Il candidato naturale, vista la rinuncia della Caprioglio avrebbe dovuto essere il Vice Sindaco Arecco, ma, è cosa risaputa, nel suo partito non lo hanno mai filato, anzi, da poco se lo sono finalmente pure tolti dalle …. scatole.

Sarebbe stato un bel confronto elettorale il duello Battaglia versus Arecco. In ogni caso avrebbero vinto la serietà e la preparazione.

Entrambi sono, per certi versi, la dimostrazione della sconfitta per la comunità ed il segnale della vittoria dei soliti noti che, i propri candidati, preferiscono sceglierseli da soli.

In Comune sanno chi mandarci, analogamente a quanto fanno per la Regione, o per il Parlamento.

Ai tempi in cui era la politica a comandare sull’economia, queste cose succedevano di rado.

Dalla metà degli anni ’90, dopo “tangentopoli” è la politica ad essere ostaggio di coloro che si celano dietro all’impresa per manovrare tanto e tanti.

Certamente non vale per tutti, ma andatevi a vedere i curricula di una buona parte di quelli che stanno rivestendo importanti cariche pubbliche elettive. Capireste facilmente perché il mantenimento del potere sia diventato per loro una questione di vita, o di morte … roba da reddito di cittadinanza.

Per costoro, se mai dovessero cedere il passo, si chiuderebbe una porta e si aprirebbe un burrone!

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