primi leccaggi organizzati

                               L’albero delle mille lingue
Meno di un anno al rinnovo del Comune di Savona, logico appaiano i nomi dei primi papabili nuovi sindaci ed assessori. Leggermente meno logico si inizi ad assistere da subito ai primi leccaggi organizzati di chiunque appaia su una lista qualunque come possibile futuro ingresso nella Mitica Stanza del Potere. Percorrendo via Paleocapa, dove una preoccupante striscia di bava pare stia intaccando le condotte fognarie, si assiste all’ininterrotto andirivieni di personaggi alla ricerca del “fortuito” incontro con la preda, chissenefrega se di destra o di sinistra, che potrebbe in futuro dispensare onori e magari qualche appaltino. Una volta arpionata, la preda in questione viene bloccata in un angolo e sommersa di saliva condita da qualche parola, spesso in stentato italiano, assicurante sostegno e oceani di voti pronti a sorreggere la candidatura del proprio eroe. Meglio, dei propri eroi, meglio insalivare tutti uno vincerà sicuramente…
Alcuni raccontano di promesse di voti fino a centomila sicuri, ma forse è solo una voce messa in giro da persone invidiose… Di certo il malcapitato, alla terza consecutiva gigantesca leccata, si trova costretto ad uscire a notte fonda con barba finta ed improbabili occhiali. Si sussurra di un futuro quasi certo assessore ormai ridotto a concedersi un’ora d’aria settimanale dalle 3,50 alle 4,45 del mattino…

Certo sarebbe più tranquillizzante per noi poveri cittadini assistere invece ad una serie di calci nel sedere ai cacciatori sbavazzanti, ma non si può avere tutto…
Di certo, di questa situazione si fregano le mani i veri padroni della città tutti intenti a progettare nuovi business. La logica di circondarsi di lecchini, meglio se pocopensanti, paga sempre. Inutile negarlo. Scomparse le ideologie, è il tempo delle merceologie. Osservando l’orrenda costruzione stagliarsi sul porto, nelle aree dove in un tempo diverso si guadagnavano la pagnotta centinaia di operai, si finisce per alzare le mani in segno di resa con pallide lacrime a scorrere sulle gote. Questa è la città dei fallimenti perfetti, dei giornalisti cacciati perché non cantano nel coro, degli uomini che si autonominano responsabili di partito e nessuno li prende a pedate, di inciuci paurosi fra schieramenti opposti che arrivano alla scientifica spartizione del territorio. La politica si fa ormai solo con le palanche e per le palanche, mica con le idee…
E chi ha bisogno delle suddette (palanche) per farsi una posizione pubblica spesso firma una cambiale in bianco non ai cittadini ma a chi detiene i cordoni di borse capaci.
Povera piccola città, diventata un orrendo simulacro di quel che era… 
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