Pensiero domenicale: La nostalgia interessata

I recenti deludenti risultati elettorali della Salvini Premier, soprattutto al Nord hanno ridato fiato e vigore agli indipendentisti sopiti e a quelli che dicevano di essere ormai rassegnati o a qualche movimentismo interessato.

In un batter d’occhio le iniziative per rimettere il Nord al centro della discussione politica sono nate come funghi. Questi primi giorni conseguenti al risveglio dal letargo tali iniziative sono nate con il piede sbagliato, e in alcuni casi finte. Parlare oggi di un partito o comitato che rappresenti e tuteli il Nord o la Padania soprattutto all’Interno di un movimento centralista equivale a parlare di creare un’associazione che tuteli i dinosauri: non avrebbe senso, perché come si sono estinti i grandi rettili, così è morta per sempre l’Unità Politica del Nord, che poggiava su un’economia agricola, industriale, commerciale ed artigianale interconnesse tra di loro, che l’ingresso nella “UE dei burocrati” ha distrutto e raso al suolo imponendo quote latte, chiusura delle stalle, delocalizzazione, liberalizzazioni, concorrenza sleale. il tema che può rilanciare la discussione sono le identità territoriali, che attenzione non coincidono con le regioni, furono create artificialmente nell’ottocento

Ecco perché impostare il tema autonomista sulla struttura delle attuali regioni, come è stato fatto, è stato un grande errore: si sono create tante piccole ‘Rome’, con gli stessi sprechi e le stesse ruberie e lo stesso centralismo, in piccolo.  Le identità territoriali sono quelle radicate nella storia come, per esempio, quelle nascenti dagli Stati Pre-Unitari o quelle transfrontaliere come la nostra, quella dei valdostani, dei sudtirolesi, dei triestini, che nascono appunto da un’identità di confine, oppure ancora quelle che si identificano con le Aree Metropolitane multiculturali”. In conclusione, la strada da seguire non è quella di costituire un anacronistico partito del Nord, ma piuttosto di puntare sulla nascita di associazioni e movimenti identitari, anche meta-politici, che si consultano e collaborano, colloquiando tra pari, mantenendo ciascuno la propria fisionomia (così è strutturato, per esempio, Grande Nord, una Confederazione di movimenti ed associazioni, appunto).

Insomma, il modello è quello indicato da Bruno Salvadori e non quello verticistico creato dalla Lega che ha fallito per trent’anni: errare humanum est, perseverare autem diabolicum, dicevano gli antichi”. Pertanto bisogna fare attenzione perché nei partiti centralisti e la Salvini Premier lo è a pieno titolo non si può pensare di costituire correnti autonomiste, o sedicenti comitati del nord, che servono esclusivamente per non fare affondare momentaneamente una barca piana di buchi avendo ormai il destino segnato. Dolorosamente devo ricordare che sono passati cinque anni dai referendum, senza che in quel mondo nessuno pensasse di fare qualcosa e sì che inizio legislatura erano al governo e poi ancora nel minestrone Draghi. Putroppo poltrone interessi politici tradimenti hanno fatto scomparire dalla discussione qualsiasi prospettiva autonomista dalle parti della Salvini Premier.

La strada delle rivendicazioni territoriali, cioè dei padroni a casa nostra tornerà ne sono certo, ma attenzione perché si ricostruisce su nuove prospettive e non su anacronistiche iniziative che rappresentano solo nostalgie per un passato che non tornerà mai più, o prese in giro che non fanno altro che mettere la parola fine a qualsiasi prospettiva autonomista.

 Roberto Paolino

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