Pensiero domenicale: Detenuto in attesa di giudizio

Ricordate il drammatico film interpretato da Alberto Sordi?
Devo sinceramente dirlo, mi aveva profondamente turbato perché mette in evidenza come una persona normale, con una famiglia normale, un lavoro normale possa essere catapultato in un girone dantesco come è il sistema carcerario Italiano.
Pensate, cari lettori, che il film in questione è datato 1971 e già allora le carceri erano indegne di un paese civile.
Saltiamo parecchi anni fino a giungere al 1983 anno dell’arresto di Enzo Tortora
Il conduttore venne arrestato il 17 giugno del 1983 e condannato a dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti e associazione a delinquere. Nel 1986, in appello, la sentenza venne ribaltata e l’anno successivo l’assoluzione venne confermata anche in Cassazione. La vicenda, che portò in carcere un innocente, è stata descritta come il più eclatante “orrore” della giustizia italiana, rappresentando, in modo evidente , come un clamoroso errore giudiziario possa aver rovinato la vita a un innocente e minato la salute in modo irreparabile.
L’elenco degli errori giudiziari, incarcerazioni ingiuste nei confronti dei poveri diavoli è lunghissimo.
Nei Paesi civili è compito dello Stato dimostrare la colpevolezza dell’imputato, sussiste la presunzione di innocenza e l’accusa deve provare la sua colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. Per subire una carcerazione devi essere condannato in via definitiva.
Nel nostro paese esiste la carcerazione preventiva, misura cautelare personale coercitiva, derivante da gravi indizi di colpevolezza ravvisati dal giudice. Ogni anno migliaia di innocenti vengono privati della libertà senza che abbiano commesso alcun reato e prima di una sentenza anche non definitiva.
Tutto ciò premesso per comunicare che mi trovo parzialmente d’accordo con la proposta di riforma della giustizia, parzialmente, in quanto la ritengo blanda, un brodino insieme alle giuste modifiche proposte, vedi ad esempio vietare la pubblicazione di intercettazione telefoniche quando si trova coinvolto chi non è indagato. Oppure togliere l’abuso di ufficio, vera spada di Damocle per chi fa il pubblico amministratore. Serve una riforma sostanziale profonda dalla giustizia. Ritengo si debba aggiungere, come principio fondante, che in galera ci vadano i colpevoli, giudicati in via definitiva, che scontino la pena fino in fondo, ma che finalmente, ad esempio, non si possa ricorrere quando un imputato risulta innocente. Vado oltre, io sono per la separazione delle carriere.
Per garantire a tutti un giudice che sia veramente “terzo” e trasparenza nei ruoli. Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o inquirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Basta con le “porte girevoli”, basta con i conflitti di interesse che spesso hanno dato luogo a vere e proprie persecuzioni contro cittadini innocenti.
Insomma una giustizia giusta che condanni chi sbagli ma che tuteli al massimo livello la sacrosanta libertà dei cittadini e questo che ci aspettiamo dal governo, riforma vera profonda senza timori ma con la certezza di fare battaglie per aumentare le garanzie per tutti gli imputati.

Roberto Paolino

Condividi

Lascia un commento