Il Pd, senza più identità, succube di Marco Russo e del suo entourage

Le elezioni primarie, lo strumento elettorale atto alla scelta di candidati interni a un partito politico o a una coalizione, sono praticamente una prerogativa del Pd che dal 2005 le ha utilizzate più volte.

In questi giorni il capogruppo dei M5s, Manuel Meles, ha proposto al Pd proprio le primarie per poter individuare un candidato sindaco comune alle prossime elezioni.

Ma il Pd non le vuole, nemmeno risponde, ha già scelto o gli hanno imposto il candidato, Marco Russo.

A rispondere negativamente alla proposta è Marco Russo a cui le primarie sono da sempre indigeste.

Appare davvero strano che il Pd faccia prendere le decisioni interne da chi non è nemmeno più iscritto al partito.

Che Marco Russo non voglia le primarie è comprensibile, sa che all’interno del partito molti non lo gradiscono e quindi correrebbe il rischio di uscire perdente dalla competizione. Più complicato capire la posizione del Pd da sempre favorevole alle primarie.

Che Russo continui a dichiarare che la sua è una vera proposta civica è un altro fatto che non gioca a suo favore, visto chi fa parte del suo seguito.

Gli elettori più attenti non dimenticano le performance precedenti di alcuni amministratori, ma le batoste recenti sembrano non aver insegnato nulla al Pd

 

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