La sinistra e le primarie

La sinistra e le primarie, da Ceppaloni a Savona
dieci anni di brogli (o presunti tali)
Numeri che non tornano, sospetti di voti acquistati e di preferenze che transitano da un candidato all’altro, denunce alla procura, «truppe cammellate» eterodirette verso questo o quel nome. Da quando, nel 2005, le primarie sono state introdotte anche in Italia, divenendo per il Pd il principale strumento di selezione della propria classe dirigente, lo spettro delle irregolarità è sempre stato dietro l’angolo.
E in alcuni casi, quell’angolo, è stato pure superato….

Ceppaloni, 2005

Pronti, via. Neanche il tempo di lanciare le primarie — salutate dal centrosinistra come strumento trasparente e democratico — ed è già polemica. È l’ottobre di sedici anni fa e l’Unione chiede al popolo del centrosinistra di scegliere il proprio leader.

Alla corsa, poi vinta da Romano Prodi, partecipa anche il segretario dell’Udeur, Clemente Mastella. Il quale subito lancia un’accusa di boicottaggio: «Oggi è una bruttissima giornata, hanno negato a me, al mio paese e alla mia gente di andare a votare. Sono le 11 di mattina e già mancano le schede. Se non ci vogliono lo dicano». (Ps: fu lo stesso Mastella, 21 mesi dopo, a far crollare il governo Prodi).

Napoli, 2011

Diceva Giambattista Vico che la storia è circolare. E a Napoli, almeno per quanto riguarda le irregolarità durante le primarie, l’eterno ritorno è legge. Se dopo il voto di domenica 6 marzo 2016 è scoppiata al polemica per la distribuzione di monete da un euro fuori dai seggi e l’indicazione di che candidato votare, forse è il caso di tornare al 2011.

Anno in cui il Pd campano organizzò le primarie per scegliere il candidato sindaco tra Andrea Cozzolino e Umberto Ranieri (vinse Cozzolino). Consultazioni che indignarono addirittura Roberto Saviano: oltre a presunti brogli e pagamenti, infatti, si parlò anche di possibili infiltrazioni della camorra.

Palermo, 2012

Un anno di distanza, qualche centinaio di chilometri più a sud e di nuovo l’ombra dei brogli torna a stagliarsi sulle primarie del Pd. Molti osservatori politici considerano quello di Palermo nel 2012 un caso — negativo ovviamente — da manuale.

Anche lì indagini della Procura con una donna beccata in un gazebo del quartiere Zen mentre acquistava voti per un euro durante le consultazioni per individuare, fra Fabrizio Ferrandelli e Rita Borsellino, i “candidati alla candidatura” di sindaco del capoluogo siculo (consultazione poi vinta da Ferrandelli).

Brindisi, 2012

Regione che vai, (accuse di) brogli che trovi. Brindisi, dicembre 2012. Nella città pugliese vanno in scena le parlamentarie di Sel e del Pd. Due anni dopo trenta scrutatori vengono accusati di aver inserito negli elenchi dei votanti persone che non si erano mai recate al seggio. Il procedimento è ancora in corso.

2013, la sfida per la segreteria pd

Nel gennaio 2015 alla Procura di Firenze si presenta il quarantatreenne Maurizio Martigli, ex rosticciere (senza lavoro da sei mesi) e tesserato Pd. L’uomo, originario di Firenze, presenta una querela per una presunta compravendita di voti alle primarie per la segreteria del partito del 2013, quelle vinte dall’attuale premier.

Scrive Martigli ai pm: «Nel dicembre 2013 fui contattato da un cliente che abitualmente frequentava la rosticceria in cui lavoravo e mi venne proposto un accordo: votare Renzi alle primarie per far sì che le potesse vincere. Tutto questo era pagato con un compenso di 50 euro più 15 per la tessera del Pd».

Roma, 2013

Truppe cammellate, in questo caso di rom, ai seggi. Sono le primarie che hanno scelto Ignazio Marino come candidato sindaco di Roma (elezioni poi vinte, e sappiamo come è andata). Qui l’accusa — lanciata dal Movimento 5 Stelle — era di aver pagato (10 euro a testa) 10 mila rom per recarsi a votare.

Questa la risposta di Marino: «I rom a Roma sono 7.000, compresi i bambini, e a votare sono state 100.078 persone e poi chi ritiene un flop l’affluenza alle urne avrebbe dovuto farlo anche per i 533 voti del candidato del M5S». Un tema, per altro, ripreso in questi giorni dal commissario straordinario del partito nella Capitale, Matteo Orfini, il quale parlando dell’affluenza nella tornata 2016 ha detto: «La volta scorsa c’era il Pd delle Truppe cammellate di quelli che sono stati arrestati, delle file di rom e quant’altro questi sono dati veri di un partito vero che per fortuna ha ancora tanto lavoro da fare e sta rinascendo».

Calabria, 2014

Mille e cinquecento voti in dodici ore. Praticamente una scheda ogni 27 secondi. È quanto accaduto nel 2014 a Diamante, piccolo centro in provincia di Cosenza. Almeno così hanno denunciato alcuni esponenti dem, mostrando i numeri delle consultazioni per scegliere il candidato alla segreteria regionale del Pd.

Liguria, 2015

Accusa simile (truppe cammellate) quella lanciata un anno dopo da Sergio Cofferati, candidato sconfitto alle primarie del centrosinistra per decidere il candidato governatore della Liguria. Vinse Raffaella Paita, che poi perse contro Giovanni Toti.

«Gravi violazioni delle regole, inimmaginabili — è stata l’accusa di Cofferati —. Mi sono stati segnalati numerosissimi casi di violazioni esplicite, di inquinamento in corso molto pesante, non soltanto col voto della destra ma anche con quello di intere etnie organizzate, come nel caso dei cinesi alla Spezia e dei marocchini a Ponente».

Napoli, 2016

Cinque anni dopo, ancora Napoli nel centro del mirino. Napoli, Scampia, lotto T, le immagini di Fanpage mostrano un tizio che invita un elettore a votare Valeria Valente. In un frame successivo consegna una moneta di un euro «per la donazione al partito». Seggio 46, San Giovanni a Teduccio, zona orientale. Gennaro Cierro, capogruppo pd della municipalità, intercetta alcuni conoscenti. Stando a quanto riportato dal sito c’è uno scambio di denaro.

Seggio 58, Piscinola, area nord: alcune persone distribuiscono monete ai votanti. Seggio 61, Scampia (seggio in cui ha vinto Bassolino, mentre negli altri tre Valente), sarebbe ripreso ancora uno scambio di denaro. Seggio 45, San Giovanni a Teduccio, il consigliere comunale Tonino Borriello parrebbe elargire un euro a suoi conoscenti. In poche ore il video diventa virale.

Massimiliano Del Barba dal Corriere.it

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