Gli allarmi inascoltati ‘Nel 2050 metà Alassio sommersa dal mare’

La simulazione degli ingegneri del Dicca ignorata dalle istituzioni Italia Nostra: “L’orizzonte dei sindaci è quello del mandato elettorale

Nel 2050, con una mareggiata come quella dello scorso ottobre, Alassio dirà addio al suo celebre Budello, il caruggio dello shopping di lusso dove un appartamento può costare anche 10 mila euro al metro quadro. Ma nel 2100, la cittadina perla della riviera ligure, sarà letteralmente di- mezzata perché a quel punto le mareggiate  raggiungeranno  il  centro del paese, il palazzo del Comune.

Non sono le previsioni di un qualche blogger da scie chimiche, ma le simulazioni degli ingegneri del Dicca, il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale dell’università di Genova.

E non è che siano studi tenuti nascosti nelle segrete della facoltà. Il dossier era stato presentato dal professor Giovanni Besio il 29 gennaio a palazzo Rosso nel convegno intitolato “La Liguria dopo la mareggiata: dobbiamo cambiare qualcosa?”. Un evento con cui Italia Nostra offriva alla Regione e ai Comuni colpiti la propria disponibilità a riflettere su come ricostruire, o meglio riqualificare, il nostro litorale dopo le devastazioni autunnali.

“Non ci ha chiamato nessuno  – spiega  Roberto Cuneo  presidente regionale  di Italia  Nostra  – anzi,  a ben vedere alcuni comuni tutto han- no fatto tranne che seguire i nostri consigli, ovvero: sostituire le costruzioni in cemento con altre più leggere e amovibili, arretrare le strutture sugli arenili più a rischio e, in alcuni casi, restituire alla spiaggia la sua libertà per dare sfogo al mare ed evitare danni o tragedie. Invece, basta vedere cosa hanno combinato a Vado Ligure o San Michele di Pagana dove hanno ricostruito muri e pontili di cemento che il mare aveva già distrutto. Altro che buone pratiche e compatibilità ambientale”.

E se qualcuno non si fida di Italia Nostra dovrà pur prestare attenzione agli scienziati.

“Da tecnico – dice il professor Besio – mi fanno davvero paura le avvisaglie che si stanno ripetendo con sempre maggior frequenza. Di fronte a queste situazioni bisognerebbe fare delle stime, coinvolgere tutti i soggetti e dare delle risposte sul lungo periodo, che vuol dire almeno 50 anni come fanno in Olanda, non ragionare solo con la logica dell’emergenza stagionale”.

Le  simulazioni  fatte su  Alassio, oggi suonano come l’ennesimo campanello ignorato.

“Siamo  partiti  – racconta  Besio dai dati sul riscaldamento e sull’innalzamento del livello del mare, abbiamo individuato Alassio come località  pianeggiante,  poi abbiamo calcolato una mareggiata cinquantennale,  simile a  quella  di ottobre dove il livello del mare si è alzato di 60 centimetri. Sulla base di questi fattori,  con  una stima  di  innalzamento del  mare  di 70  centimetri, nel 2050 nel peggiore dei casi o nel 2080 nel migliore, le prime strade interne di Alassio verrebbero sommerse.  In caso  di innalzamento  di un  metro e  10  centimetri, invece, nel 2100 il mare si spingerebbe per decine di metri all’interno del paese”.

I  dati  trasferiti sulle  cartine  mostrano una fascia blu che sommerge buona parte della città.

“Di fronte a dati scientifici come quelli forniti dall’università – riflette Roberto Cuneo – non si può che restare sbigottiti di fronte al sindaco di Alassio Marco Melgrati la cui unica risposta a questi mutamenti epocali è quella ridicola dell’ennesimo ripascimento. Ad un mare che erode sempre di più la costa si reagisce con ripascimenti  che  costeranno sempre  di più,  che  diventeranno sempre  più frequenti  e  che implicheranno  l’utilizzo  di  camion  e quindi aumento  di  emissioni che non potranno che accelerare i cambiamenti  climatici. Il  problema  è che l’orizzonte  dei  nostri amministratori corrisponde alla durata del loro mandato. Ma qui servono interventi impostati sui prossimi decenni altrimenti altro che niente Jovanotti in spiaggia. Le conseguenze saranno ben più gravi”.

Ma quali devono essere gli interventi per rimediare? “È inutile porsi questa domanda – risponde il professor Besio – se prima chi è deputato a prendere le decisioni politiche e di pianificazione territoriale non deciderà di recepire le informazioni di chi ha esperienza e conoscenza della materia. Si certo oggi abbiamo interazioni con la Regione, con altre amministrazioni  ma  sono sostanzialmente inutili se non si sale di livello. Se non si trova la volontà politica e la possibilità amministrativa per dire: da oggi non si pensa alla Liguria del 2020 ma a quella del 2050. Naturalmente in questa impostazione diventa fondamentale avere dalla propria parte le categorie economiche interessate”.

E proprio quello sembra essere lo snodo più ostico. Il sistema spesso clientelare che lega la politica di tutti i colori agli interessi e alle pressioni  di  categorie che  non  vogliono confrontarsi con il futuro. I muri di cemento appena ricostruiti stanno lì a dimostrarlo.

Nella foto grande l’arenile di Alassio invaso dal mare; a fianco Vado Ligure e San Michele di Pagana, secondo Italia Nostra pessimi esempi di ricostruzione dopo la mareggiata. In entrambi i casi invece di liberare la spiaggia torna il cemento”

Marco Preve da La Repubblica

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