Coronavirus – Pubbliche assistenze al collasso, ma Toti si triplica i fondi per lo staff.

In queste settimane sono sempre più frequenti le sirene di allarme lanciate da varie pubbliche assistenze della provincia di Savona.

Il problema principale, visto che questi enti sono senza fine di lucro, è che si si affidano principalmente sul lavoro dei volontari che dedicano parte del loro tempo alle attività di assistenza, soccorso e di pubblica utilità in generale. Per gestire le maggiori richieste di intervento durante questa seconda ondata pandemica di coronavirus, inevitabilmente, sarebbe necessario poter disporre della collaborazione di un maggior numero di volontari, anche tenuto in considerazione il fatto che quelli di età più avanzata, essendo maggiormente a rischio, non sempre possono svolgere tutti i servizi che svolgevano in tempi normali.

In una regione come la Liguria, anagraficamente la più vecchia d’Italia, il problema di poter reperire personale fisicamente idoneo a poter svolgere operazioni di soccorso è sicuramente più difficoltoso, anche considerando che molti giovani sono emigrati dalla nostra regione in cerca di migliori opportunità. Per tali ragioni, classi politiche e dirigenti lungimiranti (che giocoforza non sono quelle italiche, liguri e savonesi) dovrebbero favorire politiche di integrazione degli immigrati, anche in funzione di poter soddisfare le richieste di personale per far fronte alle emergenze.

La Croce Rosa di Celle Ligure, lo scorso 15 novembre, lancia un primo segnale di allarme che dispone solo di circa venti militi per poter far fronte alle urgenze (LEGGI).

La Croce d’Oro di Albissola Marina, in questi giorni, ha annunciato un bando di selezione per formare una graduatoria per eventuali assunzioni a tempo determinato per soccorritori ed autisti (Il Secolo XIX 9 dicembre 2020).

Le pubbliche assistenze si avvalgono inoltre del supporto dei giovani di età compresa tra 18 e 28 anni che svolgono il Servizio Civile, che da loro la possibilità, per un anno, di impegnarsi a favore di un impegno di solidarietà sociale.

Ad inizio settembre 2019 è stato pubblicato il bando per il Servizio Civile per l’anno 2020, che ha dato la possibilità a diverse pubbliche assistenze di poter usufruire della collaborazione di giovani volenterosi, per la provincia di Savona sono stati occupati 36 volontari.

Giovani che hanno contribuito, durante l’emergenza sanitaria del 2020 e che ondata dopo ondata interesserà anche buona parte del 2021, a fornire i servizi di assistenza e soccorso alla popolazione.

Ad oggi, per quanto riguarda il Servizio Civile del 2021 pare che solo l’11 dicembre sia stato emesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il decreto che definisce i programmi di intervento ed i relativi finanziamenti, nei prossimi giorni dovrebbe essere emesso il bando per la selezione degli operatori.

Tenuto in considerazione che per organizzare il Servizio Civile per l’anno 2020 ci sono voluti quattro mesi, a partire dal settembre 2019 quando è stato pubblicato il bando per la selezione degli operatori (LEGGI), è altamente probabile che, per il 2021, i nuovi volontari non potranno prendere servizio per l’inizio del nuovo anno, ma verosimilmente si dovranno attendere due tre mesi.

Con la pandemia ancora in corso sarebbe stato, quanto meno, necessario poter disporre dei nuovi volontari già formati ad inizio anno, in modo che potessero effettuare il passaggio di consegne in continuità con quelli che hanno terminato il Servizio Civile per l’anno 2020.

Sarebbe quindi auspicabile che per non creare discontinuità nei servizi delle pubbliche assistenze e quindi ai cittadini, si trovi qualche modalità di prorogare, per chi sia disponibile, il servizio dell’anno 2020 fintanto che non potranno entrare in servizio i volontari del 2021.

Anche la gestione del Servizio Civile, che in tempi di pandemia ha pesanti riflessi sulle pubbliche assistenze e sulla sicurezza dei cittadini, sembra che le nostre classi dirigenti l’abbiano coordinata con la stessa leggerezza con cui sono stati diretti l’approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali o i trasporti scolastici, solo per citare due esempi.

Il Comune di Savona non sembra fare eccezione nella scarsa capacità di programmazione ed organizzazione delle nostre istituzioni, infatti addirittura dal 2014 non ha più attivato alcun progetto di Servizio Civile volontario, come rilevabile dalle pagine del sito internet istituzionale del comune (VAI).

Comunque le nostre classi dirigenti, pandemia o meno, nella programmazione e moltiplicazione delle spese per i propri tornaconti sono insuperabili, ospedali, scuole e pubbliche assistenze possono attendere tempi migliori.

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