Area di crisi complessa – Solo mance elettorali?

Area di crisi complessa – Solo mance elettorali?

Di Maio – Salvini

Trascorsi due anni dallo sciopero (elettorale) del 31 maggio 2016, alla presenza dei principali candidati alle elezioni amministrative del 2016 per il comune di Savona, che ha visto manifestare i lavoratori delle maggiori realtà industriali della provincia, per denunciarne lo stato di crisi, recentemente è stato attivato il sito internet su cui si potranno reperire tutte le informazioni per accedere ai bandi per gli investimenti dell’area di crisi complessa del savonese.

Il portale internet è stato presentato all’Unione Industriali della Provincia di Savona ed è raggiungibile all’indirizzo http://www.areadicrisisavona.it/ .

Il sito è patrocinato dalla Regione Liguria, dalla Provincia di Savona, dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria, e dall’Unione industriali della Provincia di Savona.

Sul sito è possibile prendere visione…

 del Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale  delle aree colpite dallo stato di crisi industriale complessa. 

Evidenziamo alcuni dati di possibile interesse a premessa del Progetto di Riconversione (fonte ISTAT gennaio 2017). 

Dei 21 comuni appartenenti all’area di crisi, la popolazione complessivamente residente è di 57.594 persone, con una densità abitativa media di 90 abitanti/km2. La densità di popolazione della Provincia di Savona è di 180,7 abitanti/km2, della Regione Liguria di 289 abitanti/kme dell’Italia di 200,6 abitanti/km2. Riferendosi ai dati appena illustrati, l’area di crisi risulterebbe quindi poco popolata.

I comuni con maggiore densità di popolazione sono Carcare 537,3 abitanti/km2 e Vado Ligure 351,7 abitanti/km2, ma sono presenti anche comuni sia con modesto numero di abitanti, che densità abitativa come Osiglia 450 abitanti e 16,0 abitanti/km2. Il comune più popoloso inserito nell’aria di crisi è Cairo Montenotte con 13.205 abitanti e densità di popolazione di 131,5 abitanti/km2. La situazione abitativa dei comuni inseriti nell’area di crisi non si può dire certo uniforme.

Altro dato di interesse è l’età media della popolazione, il dato nazionale ammonta a 44,4 anni, il dato ligure è di 48,2 anni, mentre il dato provinciale sale ulteriormente a 48,5 anni. Tra i comuni inclusi nell’area di crisi complessa l’età media è di 49,19 anni, il comune più giovane, è Villanova d’Albenga con 43,4 anni, all’opposto si hanno Bormida e Giusvalla con 53,5 anni di età media della popolazione. 

Oltre all’età media sono da evidenziare anche gli indici di distribuzione dell’età. L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione oltre i 65 anni con quella fino a 14 anni) ha il valore più basso nel Comune di Villanova d’Albenga (135,3%), quello più elevato il Comune di Bormida (514,8%). 

L’indice di dipendenza strutturale cioè il rapporto tra la popolazione non attiva (0-14 anni ed oltre 65 anni), con quella in età da lavoro (15-64 anni), ha il valore più elevato nel comune di Giusvalla con circa 87 individui a carico, di ogni 100 che lavorano.

I dati demografici per l’area di crisi complessa rilevano una popolazione con età media ed indici di distribuzione per fasce di età della popolazione sensibilmente superiori ai dati nazionali. Dati nazionali che peraltro sono tra i più elevati tra i paesi industrializzati. Età media ed indici di distribuzione per fasce di età della popolazione su valori elevati, mettono in luce il fatto che la manodopera disponibile è potenzialmente meno produttiva produttiva e flessibile, rispetto ad aree più “giovani”.

Per quanto riguarda la tipologia del sistema imprenditoriale, sia i dati regionali che quelli provinciali evidenziano la prevalenza del settore terziario (commercio e altri servizi) rispetto all’ambito primario (agricoltura) e secondario (industria e costruzioni). 

A livello provinciale, nel 2016, si contano in agricoltura 3.184 imprese attive (12%), nell’ industria e costruzioni 7.347 imprese attive (27,5%), nel commercio e servizi 16.102 imprese attive (60.5%). Le attività imprenditoriali più diffuse sono le imprese di costruzioni 20,85%, il commercio 23,6%, alloggio e ristorazione 13,1%, le attività industriali e manifatturiere rappresentano solo il 6,4% delle imprese.

I dati dei comuni dell’area di crisi rivelano la presenza 4.621 imprese con una preponderanza del settore terziario (53%), mentre le imprese del settore secondario rappresentano il 31,6% del totale.

Nell’area di crisi, la dimensione delle aziende per numero di addetti è rappresentata, per il 93,8% del totale, da attività appartenenti alla classe 0-9 addetti.

Imprese appartenenti alla di classe 250 e più addetti sono presenti solo nei Comuni di Cairo Montenotte (1), Dego (1), Millesimo (1), Vado Ligure (2), Villanova d’Albenga (1).

Ricordiamo che in un precedente articolo (Piaggio ed il giro delle sette chiese)  si evidenziava il fatto che quei paesi ad elevato grado di industrializzazione, dove sono presenti gruppi imprenditoriali di grandi dimensioni ad elevata produttività, internazionalizzazione ed innovazione, sono anche quelli che riescono a tenere il passo dei pari concorrenti a livello internazionale. Questi anni di crisi economica hanno dimostrato che i paesi con un sistema produttivo efficiente rispondono meglio alle crisi che si ripropongono al susseguirsi dei cicli economici.

L’area di crisi complessa e più in generale la provincia di Savona, essendo caratterizzata da imprese di modeste dimensioni, poco produttive ed operanti perlopiù in settori a basso contenuto tecnologico, è risultata in questi anni più esposta agli alterni andamenti della congiuntura economica.

Secondo uno studio della Fondazione Giuseppe Di Vittorio preso a riferimento per la redazione Progetto di Riconversione e Riqualificazione i comuni dell’area di crisi potenzialmente più produttivi sono: Cairo Montenotte, Plodio, Vado Ligure, Villanova d’Albenga. Questi comuni presentano anche parametri demografici relativamente migliori rispetto alla media dell’area di crisi. Tra i comuni più anziani e poveri si riscontrano: Bardineto, Cengio, Giusvalla, Osiglia, Piana Crixia.

Bisogna ricordare che a livello globale, i paesi che hanno tassi di crescita economica più sostenuta, sono anche quelli con la popolazione più giovane che, tramite il lavoro, contribuisce anche al mantenimento dello stato sociale.

Riguardo all’evidenza che, nell’analisi posta alla base del Progetto di Riconversione e Riqualificazione, si riscontri che i parametri demografici nell’area di crisi complessa denotino di fatto un’età della popolazione superiore ai livelli medi provinciali, regionali e nazionali (peraltro già tra i più elevati al mondo), mostra anche la faciloneria/cialtroneria con cui, una certa classe politica italiana, affronta il problema dell’invecchiamento della popolazione. 

Per tornare ad avere un apparato industriale/produttivo efficiente che sostenga il prodotto interno lordo del paese e quindi le entrate e la spesa dello Stato (in particolare sanità e pensioni), oltre agli investimenti, è necessario avere manodopera qualificata ed in età da lavoro (15-64 anni). Visto che nel breve, per ovvie ragioni, non è evidentemente possibile creare manodopera dal nulla, l’unica soluzione possibile non può che essere la gestione ordinata dell’immigrazione. Questo argomento non sembrerebbe essere stato affrontato nel Progetto di Riconversione. 

Gli indirizzi generali contenuti nel Progetto di Riconversione e Riqualificazione per l’area di crisi complessa, si possono riassumere in miglioramento della produttività, innovazione dei prodotti, ampliamento delle dimensioni aziendali (aggregazione di piccole e medie industrie e collaborazione con la grande industria), sostegno a nuovi investimenti anche finalizzati alla diversificazione produttiva, potenziamento e miglioramento delle infrastrutture per agevolare la mobilità ed i trasporti anche in vista della prossima attivazione della Piattaforma APM Terminals di Vado Ligure.

Bisogna quindi augurarsi che i sintetici enunciati in Power Point, del Progetto di Riconversione e Riqualificazione e del relativo Accordo di programma trovino quindi effettiva attuazione.

Come riportato sul portale internet dell’area di crisi, l’avvio dell’iter di presentazione delle domande per l’ottenimento dei benefici, avrà inizio successivamente e “condizionatamente all’avvenuta registrazione presso la Corte dei Conti dell’Accordo di programma”. Registrazione che dovrebbe avvenire entro il 29 giugno 2018, la durata dell’Accordo di programma è indicata in 36 mesi.

Bisogna anche auspicare che prima della registrazione, l’Accordo di programma, venga depurato di alcuni refusi presenti nel testo. Probabilmente i vari attori politici che hanno preso parte alla stesura ed alla firma dell’Accordo, erano in fibrillazione per presentare qualche risultato al proprio elettorato , in vista delle elezioni del 4 marzo 2018 e nella fretta, qualche errore di “copia e incolla” da precedenti documenti deve essere sfuggito (LEGGI ANCHE) .

Passati due anni dallo sciopero del 31 maggio 2016, per i lavoratori della traballante industria savonese, dover ancora attendere trentasei mesi nella speranza di qualche risultato, è sicuramente una magra consolazione.

Se i problemi strutturali di cui si è accennato sopra, quali età avanzata della popolazione, dimensione minima delle aziende, produzioni di scarso valore aggiunto, che sono alla base della bassa produttività del sistema economico savonese non saranno risolvibili in tempi brevissimi, a cercare di risollevare dalla situazione di crisi in cui versa l’industria savonese, non contribuiscono neanche troppo alcune categorie sindacali, che sembrano aver rinunciato, ormai da anni, a qualsiasi rivendicazione, impegnati più che altro ad occupare poltrone, piazzando i loro esponenti nei vari comitati provinciali.

Come si era già accennato in un precedente articolo  non è da escludere che la rinuncia alle rivendicazioni da parte dei lavoratori e dei sindacati italiani, sia una delle cause della diminuzione della produttività e della competitività delle nostre imprese, visto che, il padronato, in mancanza di rivendicazioni non è neppure incentivato agli investimenti mirati a migliorare la produttività e la qualità delle produzioni.

Pasa – Mandraccia

A tale riguardo bisogna notare il tono sommesso e rinunciatario con cui il segretario della Fiom CGIL di Savona, Andrea Mandraccia, commenta la vertenza della Asset Water Technology di Altare, in procinto di delocalizzare lo stabilimento in provincia di Varese “siamo amareggiati per lo scarso interesse dimostrato da parte delle istituzioni, in particolare del Mise e della Regione. Proprio nel momento in cui, attraverso la definizione dell’iter di area di crisi industriale complessa, si intende rilanciare la presenza di attività produttive in un territorio colpito duramente. Forse sarebbe stato impossibile far cambiare idea al gruppo, ma sarebbe stato necessario convocare specifici tavoli di confronto. Ora è indispensabile che si lavori per dare una nuova prospettiva industriale ed occupazionale al sito che a fine anno verrà dismesso.” (Il Secolo XIX 24 maggio 2018)

Solo poche settimane fa  il neosegretario della  CGIL di Savona Andrea Pasa a proposito della vertenza Asset dichiarava “Non esistono condizioni economiche migliori se non rimanere in provincia”aggiungendo infine“La partita non è persa”. (Il Secolo XIX 30 Marzo 2018)

Se il segretario della Fiom CGIL di Savona, Andrea Mandraccia, o il segretario della CGIL di Savona Andrea Pasa ritenevano che un intervento delle istituzioni avesse potuto favorire un esito migliore o diverso per la vertenza Asset, si sarebbero dovuti impegnare maggiormente affinché questi incontri avessero luogo. Storicamente, i lavoratori hanno sempre manifestato il loro disagio sociale tramite manifestazioni di piazza.

Manifestazione ASG Superconductors a Genova – Toti – Berrino

Manifestazioni di piazza, che i lavoratori del gruppo Malacalza, lavoratori tutti ad alta specializzazione operanti nel settore dei superconduttori, non ricevendo attenzione dalle istituzioni per discutere del loro stato di crisi, hanno tenuto nei pressi della sede della CARIGE (gruppo Malacalza).

I lavoratori hanno concluso il corteo sotto la Regione dove hanno incontrato il presidente della Regione Giovanni Toti (Forza Italia) e l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Berrino (Fratelli d’Italia). (ANSA 25 maggio 2018)

La vertenza sembra essere ancora lunga e dagli esiti non scontati, essendo pervenute già delle lettere di licenziamento, ma almeno i lavoratori di ASG hanno provato a prendere in mano il proprio destino, non affidandosi troppo alle rassicurazioni della politica.

Sciopero Amazon Italia (Piacenza)

Analogo discorso per i lavoratori di Amazon Italia che dopo diversi scioperi, tenuti anche nei periodi di massima richiesta di manodopera (lo scorso anno era stato proclamato sciopero in occasione del Black Friday), sono riusciti ad ottenere un accordo, da alcuni definito storico. (LEGGI)

Se i lavoratori ed i sindacati savonesi, complice anche l’età avanzata che caratterizza la popolazione della provincia, hanno perso produttività e rinunciato da tempo alle loro rivendicazioni, potranno riporre le loro speranze nel nascente governo Salvini – Di Maio.

Il nuovo Ministro dell’InternoMatteo Salvini dopo poche ore dal suo insediamento è partito per la Sicilia con l’obiettivo di dare risposta al problema dell’immigrazione incontrollata, magari occupandosi di scegliere di persona gli immigrati più qualificati e disponendo il rimpatrio per gli altri.

Il suo alleato, Luigi Di Maio, da nuovo Ministro dello sviluppo economico, nel caso non riesca a dare nuovo impulso alla stagnante economia savonese, tramite gli strumenti dell’aerea di crisi complessa, da Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, saprà sicuramente consolare i lavoratori savonesi con il reddito di cittadinanza.

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