Area di crisi complessa – I sindacati savonesi perdono le piazze

Sulle colonne de “Il Secolo XIX” di domenica 28 febbraio, i sindacati confederali di Cgil (Andrea Pasa), Cisl (Claudio Bosio) e Uil (Gianni Mazziotta) rinnovano per la seconda volta nella stessa settimana, la richiesta di incontro per riaprire i dossier, ai Ministeri dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Infrastrutture, delle principali vertenze industriali della Provincia di Savona, in cui diversi comuni sono dichiarati area di crisi industriale complessa. Analoga richiesta è già pervenuta nella mattinata del 22 febbraio 2021 tramite un consueto comunicato. Le due richieste seguono quella già avanzata lo scorso 25 gennaio, ma evidentemente senza seguito, in quanto inoltrata nel pieno della crisi di governo, che ha portato alla nascita del primo esecutivo guidato dall’ex presidente della BCE, Mario Draghi.

Non si può non notare che la pacata presa di posizione del 22 febbraio, da parte dei tranquilli sindacati confederali savonesi, precede di poche ore la manifestazione degli imprenditori della ristorazione, che hanno protestato per i continui blocchi delle attività, per limitare la diffusione della pandemia secolare del corona virus. Manifestazione in cui ha avuto luogo anche un corteo spontaneo per le vie della città, per cui non è stata richiesta autorizzazione preventiva alle autorità di pubblica sicurezza. Ci auguriamo che i vari capi popolo da stadio Maradona che hanno agitato il corteo dei ristoratori, avessero tutte le carte in regola per poterlo guidare.

Sembrano lontani i tempi in cui per le strade e le piazze delle città a manifestare erano le classi salariate, le uniche, assieme ai pensionati, che le tasse e le imposte le pagano tutte fino all’ultimo centesimo, poiché trattenute direttamente alla fonte. I sindacati italiani nella loro inconcludenza, sono riusciti farsi scippare le piazze da chi notoriamente proprio tutte carte in regola non sempre le ha.

Manifestazione ristoratori

I problemi per la malandata industria savonese, pandemia o meno, sembrano quindi riproporsi di anno in anno. I sindacati savonesi evidentemente poco preparati ad affrontare in modo autonomo le vertenze lavorative, perseverano a demandare le proprie responsabilità ad una classe politica voluttuaria, dove la pratica del trasformismo per garantirsi incarichi e poltrone è diventata l’unica ragione di esistenza. Il detto “Franza o Spagna purché se magna” è sempre di straordinaria attualità

Piaggio Aero Industries S.p.A., la maggiore realtà metalmeccanica della provincia con circa 1000 dipendenti, con sede a Villanova d’Albenga, è in Amministrazione Straordinaria dal dicembre 2018, attende di definire i possibili acquirenti delle attività, senza peraltro che l’accordo di programma del giugno 2014 (LEGGI) abbia mai trovato una pratica applicazione, anche in relazione al polo tecnologico ligure per il settore aerospaziale.

Laerh, azienda di carpenterie metalliche aeronautiche, con sede ad Albenga, nata a seguito dell’accordo di programma per esternalizzare alcune attività della Piaggio, è legata a doppio filo alle sorti della casa madre.

Sanac, con sede a Vado Ligure, che realizza materiale refrattario per la siderurgia, fa parte del gruppo ILVA in Amministrazione Straordinaria, è in attesa di poter entrare nell’orbita di Arcelor Mittal. Gli ordinativi non mancherebbero, ma a pesare sulla continuità produttiva è l’incertezza che avvolge le acciaierie di Taranto, che assorbono oltre la metà delle produzioni di refrattari. L’ultimo tavolo di confronto al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) risalirebbe all’8 ottobre 2020, con la richiesta di riconvocazione entro il 30 novembre 2020, ma non si avrebbero notizie di questa riconvocazione.

Dello stabilimento di costruzione di materiale rotabile ex Bombardier Transportation Italy di Vado Ligure, acquisito dalla francese Alstom ci siamo occupati in numerosi articoli, viste le molte contraddizioni presentate da questa vertenza, anche in considerazione dei molti investimenti nel settore ferroviario di questi ultimi anni, per rinnovare il materiale rotabile. Una “crisi” di carichi di lavoro, ma non di fatturato e di utili, ha portato nel 2016 ad una mobilità per 104 lavoratori e nel giugno 2019 alla cessione dell’ingegneria, contestualmente all’acquisizione di una cospicua commessa di treni ad alta velocità Frecciarossa 1000, assegnata da Trenitalia, a cui ne è seguita una per il mercato spagnolo. Nonostante i molti utili, negli anni 2016-2020, non si hanno notizie di investimenti per adeguare lo stabilimento a nuove produzioni. I sindacati metalmeccanici savonesi sulla vertenza della ex Bombardier come di consuetudine hanno mantenuto una posizione di ambiguità, rinunciando a contrastare le scelte aziendali probabilmente per basso opportunismo.

Il passaggio di proprietà è avvenuto lo scorso 29 gennaio, ma per circa un mese lo stabilimento è rimasto senza insegne, generando molte preoccupazioni ed interrogativi nei 500 lavoratori impiegati nel sito di Vado Ligure, la seconda realtà metalmeccanica della provincia (LEGGI).

Solo venerdì 26 febbraio i nostri inviati a Vado Ligure hanno potuto riscontrare le prime insegne distintive della nuova proprietà Alstom.

Anche per la ex Bombardier Transportation Italy di Vado Ligure è aperto un tavolo di trattativa al MISE. L’ultimo incontro risale al 26 novembre 2019 ed anche in questo caso non si avrebbero notizie di aggiornamenti.

In un confronto in videoconferenza tenutosi il 26 febbraio 2021 tra l’assessore regionale alle attività produttive Andrea Benveduti (Lega di Salvini), le rappresentanze sindacali e l’amministratore delegato di Alstom, Michele Viale (La Stampa 28-02-2021), sarebbe emersa l’intenzione da parte di Alstom di valorizzare al massimo l’investimento messo a segno su Vado Ligure, anche se l’esposizione dei piani definitivi è stata rimandata ad un prossimo incontro, di cui al momento non è stata fissata la data.

Chiaramente il piano perché abbia credibilità andrà formalizzato dinanzi al MISE in un accordo di programma. Chissà se i sindacati metalmeccanici savonesi riusciranno a farsi garanti di ciò, nell’interesse dei lavoratori che dovrebbero rappresentare, o prevarranno le solite logiche ambigue ed opportuniste di basso livello.

Nell’area industriale di Vado Ligure, una multinazionale del calibro di Alstom, con solide basi europee ed atlantiche, con una sede nello stabilimento ex Bombardier oltre alla soluzione della vertenza della Sanac con l’ingresso del gruppo franco-indiano Arcelor Mittal, costituirebbero sicuramente un contrappeso alla presenza cinese rappresentata dalla piattaforma portuale.

Se i lavoratori ed i sindacati che li dovrebbero guidare nelle azioni di rivendicazione in piazza non scendono più, a vantaggio di quelle classi che non tutte le carte in regola per manifestare le hanno, la nostra classe politica invece prosegue ad utilizzare le problematiche del lavoro più che altro a fini propagandistici ed elettorali, ma senza mai snocciolare dati numerici in merito al bilancio dei posti di lavoro a tempo indeterminato creati ed alla loro qualità, i sindacati si guardano bene dal chiederglielo

Condividi

Lascia un commento