ALCUNE RIFLESSIONI SULLA SCONFITTA |
La vittoria “perfetta” del centrodestra nella campagna elettorale per le regionali 2010 presenta due anomale e cocenti sconfitte in Puglia e in Liguria, laddove si poteva contrastare opportunamente la sinistra estrema di Vendola e un uomo di apparato come Burlando, il quale ha saputo mantenere i suoi voti rastrellando, durante i suoi cinque anni di presidenza, tutto il territorio ligure, paese per paese, nastro per nastro. In Liguria, dove la misura fra destra e sinistra si poteva colmare, era facilmente intuibile che, se l’On. Biasotti fosse sceso pesantemente in campo due anni prima, la vittoria moderata sarebbe stata a portata di mano anche se con un intaglio del 2- 3%. Invece di scavare con le mani, abbiamo sostenuto una campagna elettorale affrettata e all’acqua di rose, nella quale si è seminato poco prima. Non ci voleva l’oracolo di Delfi per immaginare che si sarebbero raccolti, come primizie primaverili, “maturi pomodori rossi”, frutto della disaffezione del nostro elettorato più esigente e riflessivo. Queste considerazioni le intendo fare inequivocabilmente per costrutto. La sconfitta è di tutti e dovrebbe servire come lezione, non certamente per alimentare faide e sterili polemiche interne. Dobbiamo prendere esempio da un alleato davvero stimolante come la Lega, che ha saputo avanzare in Liguria per la chiarezza dei suoi obiettivi e per l’unità dei suoi intenti. L’unità, come mi ha insegnato in sei anni di militanza fedele in Forza Italia, Maurizio Scaiola, è un atto minimo e dovuto di provvedutezza politica verso il partito e il nostro elettorato. Inoltre non si sono indicati con chiarezza i problemi prioritari della nostra regione e soprattutto gli strumenti per risolvere i problemi più urgenti dei nostri concittadini; ci siamo limitati a proclamare le solite ovvietà sui “valori”, come se fossero di nostra esclusiva competenza, a mercanteggiare con l’UDC, dimostrandoci deboli e senza strategia, perché i nostri progetti di centrodestra sarebbero solo frenati da velleità centriste e da tentazioni clericali. Il centro è un campo di battaglia fra destra e sinistra, esattamente come in tutta Europa. Il nostro elettorato appare ormai stanco di continui e sfibranti compromessi. In politica bisogna saper decidere con nettezza su problemi come il federalismo fiscale, tema tipicamente regionalista, e sull’autonomia per quanto riguarda la scuola e la polizia locale, seguendo semplicemente il dettato della nostra costituzione. Dobbiamo seguire, comune per comune, provincia per provincia, la strada maestra indicata dal nostro leader e Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, partendo dall’incontro fecondo tra laici e cattolici, basato sulla comune tradizione antitotalitaria e sull’ispirazione cristiana, riferita ad uno Stato profondamente laico. Un partito, il PdL, che, nel negozio politico, dovrebbe anteporre, agli appetiti di bottega, il credo della libertà sul vangelo delle verità assolute.
FAUSTO BENVENUTO Associato PdL |