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La tragica metafora del ponte

Prima fanno crollare tutto, poi sputano su chi cerca di ricostruire. Col ponte di Genova come per l’Italia intera, le caste del vecchio regime politico-mafioso che hanno mandato l’Italia in malora, sono davvero senza vergogna. Col ponte come per l’Italia intera, le lobby finanziavano i vecchi partiti che una volta strappate le chiavi della cassaforte dello Stato restituivano i favori mentre la stampa sovvenzionata da entrambi pensava ad infinocchiare l’opinione pubblica ed i burocrati chiudevano occhi e bocche. Un sistema rodato dalle evidenti connotazioni mafiose ed ovviamente mantenuto tutto a spese del cittadino che pagava sia con le proprie tasse che con servizi scadenti se non addirittura con la vita come successo a Genova col ponte. Metafora plastica e terrificante che il destino ha voluto accadesse proprio nel passaggio tra una repubblica e l’altra, come un tragico monito affinché certe pagine buie non si ripetano mai più. Il vecchio sistema politico-mafioso mirava a fare più soldi possibili e ad ogni costo. I soldi non servivano solo affinché i boss e le nuove monarchie del business sguazzassero nell’oro, ma anche per far funzionare il sistema politico-mafioso in sé, sponsorizzando i politicanti complici, i giornalai addomesticati e oliando i burocrati. Della corruzione retrostante a quel sistema, i cittadini ne conoscono solo le briciole anche perché – ovviamente – una legge anticorruzione seria non si sono mai degnati di farla. Oltre ai soldi, il potere. Come ogni sistema politico-mafioso, si reggeva sulla connivenza. Tutti coloro che riuscivano ad entrare nel giro che conta si proteggevano a vicenda in modo da difendere sia il proprio status personale che di casta, di clan. Certi sistemi reggono solo se possono contare su persone fidate, su persone accuratamente selezionate e all’occorrenza ricattabili e omertose. Lo dimostra proprio la tragedia del ponte genovese, una situazione di palese pericolo che si è trascinata per anni ed anni senza che nessuno riuscisse ad intervenire in tempo. La lobby dietro ad Autostrade pagava (coi soldi dei pedaggi dei cittadini) tutte le parti in commedia: i politicanti amici, i giornalai al guinzaglio e i burocrati dormienti. Controllori e controllati. Tutti compatti. Coprendosi a vicenda. A sistema. Ma se il 14 agosto è crollato il ponte genovese, il 4 marzo è crollato quel sistema politico mafioso. Ha ceduto il pilastro chiave, quello dei partiti politici complici come Pd e Forza Italia e si è scatenato un effetto domino che continuerà per i prossimi mesi. Le lobby come Autostrade perderanno i privilegi e pagheranno tutti i danni e dovranno tornare a competere sul mercato invece che succhiare la mammella pubblica a tradimento. I giornalai perderanno le sovvenzioni più o meno occulte e dovranno tornare a fare seriamente informazione in un regime di libertà di stampa. I burocrati infedeli verranno cacciati e rimpiazzati. Un domino liberatorio e salutare che è però legato alla tenuta del governo gialloverde. Per realizzarsi appieno e affinché l’Italia non scivoli più indietro, infatti, la terza repubblica deve reggere abbastanza a lungo in modo che crollino del tutto anche i piloni superstiti del vecchio sistema politico-mafioso. Cosa che sanno benissimo. Per questo, da mesi, dopo aver fatto crollare tutto, sputano su chi cerca di ricostruire. Senza vergogna.

Tommaso Merlo infosannio

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