Savona – All’ultimo incontro con i sindacati sul personale di Tpl, il direttore generale Giampaolo Rossi non si è presentato. Al suo posto hanno trattato il presidente Vincenzo Franceri e la consigliera d’amministrazione Serena Lancione, ex ad di Gtt Torino. Un’assenza pesante, considerato che Rossi incassa circa 200 mila euro lordi l’anno per fare – sulla carta – proprio quel mestiere: sedersi al tavolo con i lavoratori, confrontarsi con i sindacati, trovare soluzioni e mediazioni.
Non è un dettaglio di poco conto. Il direttore generale non è un impiegato qualunque: è il datore di lavoro, il rappresentante massimo dell’azienda davanti ai dipendenti. Se abdica a questo ruolo, se delega a terzi, allora il suo incarico perde di senso. E qui nasce la domanda che nessuno sembra voler fare: perché tenere una figura che non svolge il compito per cui è pagata?
Si può discutere se Rossi sia stato “tolto di mezzo” per non esasperare gli animi con i sindacati, visto il clima teso degli ultimi mesi. Ma se davvero non ha più l’altezza per il confronto, se il suo rapporto con i rappresentanti dei lavoratori è compromesso, la soluzione non è nascondere la polvere sotto il tappeto: è cambiare aria.
Ed è qui che entra in gioco la politica, o meglio, il suo silenzio. Che la maggioranza, legata alla gestione Tpl, provi a coprire, si può anche capire. Ma l’opposizione? Perché tace? A che serve avere consiglieri comunali e provinciali se non sono in grado di denunciare una situazione tanto evidente?
L’opposizione dovrebbe ricordare che un direttore generale, pagato profumatamente con soldi pubblici, ha il dovere di fare il suo mestiere. Altrimenti non c’è ragione di tenerlo lì. Tacere significa essere complici di un sistema in cui la responsabilità viene spostata sempre altrove.
La domanda finale resta sospesa, e la rivolgiamo direttamente alla minoranza: cosa aspettate a chiedere chiarimenti ufficiali? Perché se non lo fate voi, che siete chiamati a vigilare, allora questo direttore “fantasma” continuerà a costare caro senza dare ciò per cui è stato assunto.





