L’appello che sa di pressione: la Regione cerca consensi, la Val Bormida resta in bilico
Dopo le parole di Ripamonti, le minacce di esproprio del governatore Marco Bucci, arriva ora l’appello del consigliere regionale savonese Angelo Vaccarezza.
Un invito, il suo, rivolto ai sindaci della Val Bormida, territorio finito nel mirino della Regione come possibile sede dell’impianto: “Un sindaco – ha detto – deve assumersi l’onere della decisione e non può farlo con la pancia ma con la testa. Invito ogni sindaco ad approfondire pensando ai valbormidesi di oggi e di domani, mettendo su un foglio i pro e i contro e scegliendo ciò che è meglio per la città del futuro”.
Parole che suonano come una chiamata alla responsabilità, ma che arrivano in un momento in cui il clima tra Regione e amministrazioni locali è tutt’altro che sereno. L’“invito” di Vaccarezza segue infatti di poche ore le dichiarazioni muscolari di Bucci, che aveva detto chiaramente: “Se non troveremo un sindaco disponibile, dovremo fare l’esproprio. Ma non voglio arrivarci”.
Un messaggio politico chiaro: o si accetta il termovalorizzatore, o la Regione andrà avanti lo stesso.
La Liguria resta così in stallo, sospesa tra studi di fattibilità, manifestazioni di interesse e un crescente malcontento nei territori. Il Piano regionale dei rifiuti non indica un luogo preciso per l’impianto, ma definisce solo le aree “non idonee”, lasciando quindi aperta la porta a diverse soluzioni – tra cui la Val Bormida.
Per la Regione, l’impianto è una necessità economica prima ancora che ambientale. Come ricorda l’assessore Giacomo Giampedrone, oggi la Liguria paga in media oltre 100 euro a tonnellata per smaltire i propri rifiuti fuori regione, mentre “nei Paesi del Nord Europa i costi oscillano tra 40 e 50 euro, perché chiudono il ciclo a casa propria”.
Un ragionamento lineare, se non fosse che dietro ai numeri si nascondono problemi di trasparenza, fiducia e impatto territoriale. In Val Bormida la memoria industriale è ancora viva, con aree già gravate da inquinamento e fragilità ambientali. L’idea di aggiungere un termovalorizzatore, anche se “di ultima generazione”, viene letta da molti come una beffa più che una rinascita.
Vaccarezza parla di “domani”, ma il timore è che – come spesso accade – a pagare oggi siano i cittadini, con un nuovo impianto deciso dall’alto, in nome dell’efficienza e contro la volontà dei territori.
La Val Bormida, ancora una volta, rischia di diventare la periferia utile di una regione che scarica altrove i propri problemi.






