Chi ha buona memoria dovrebbe usarla con parsimonia, specie quando si è stati parte del problema che oggi si pretende di commentare con aria da pedagogo municipale. È il caso di Francesco Lirosi, presidente del Consiglio comunale di Savona, che in un lungo e curato post sui social ha deciso di offrire la sua visione sul nuovo servizio di raccolta dei rifiuti, con toni da “padre nobile” della città e da veterano della politica (rivendica l’elezione del 1994, come se fosse un titolo nobiliare). Peccato che tra le sue “idee strettamente personali” ci sia un’amnesia strategica.
Nel suo intervento Lirosi ci spiega, con dovizia di dettagli tecnici e morali, che la situazione della raccolta differenziata a Savona è migliorata — almeno per un 15% — grazie alla dotazione dei “mastelli intelligenti”, un’eredità migliorata della giunta precedente che, secondo lui, aveva previsto un rigido sistema porta a porta. A suo dire, l’attuale amministrazione avrebbe agito nei limiti del possibile, evitando il disastro.
Peccato però che lo stesso Lirosi, così attento alla cronologia dei meriti e alle virtù dell’azione pubblica, abbia taciuto nei momenti cruciali: quando veniva affossata ATA, l’azienda che per anni ha gestito la raccolta dei rifiuti; quando è stata chiusa la discarica di Cima Montà, punto di equilibrio (o almeno contenimento) di un sistema già fragile. Lì, nel silenzio assordante di chi oggi sale in cattedra, si sono poste le basi del disastro odierno.
Un commento al post del Presidente del Consiglio fotografa bene la situazione: “Siamo tutti per la differenziata, ma non prendiamoci in giro”. Viene ricordato, con lucidità, che la crisi ATA non nasce con Caprioglio ma affonda le radici in gestioni precedenti, troppo opache e mai davvero affrontate. E si fa un confronto che brucia: a Vado funziona perché c’è SAT, che risponde, ascolta e risolve. A Savona invece si costruisce un sistema sulla carta, senza ascoltare i cittadini e soprattutto senza preparare il terreno, senza deterrenti, senza controlli, senza comunicazione. La percezione di ordine e rispetto non si costruisce con i mastelli intelligenti ma con l’intelligenza delle scelte.
Il post di Lirosi è un inno alla narrazione giustificazionista: la giunta attuale “ha migliorato”, Sea-S “si è resa disponibile”, i cittadini “devono solo abituarsi”. Ma il punto non è il 15% migliorato, è l’85% lasciato in balia di disagi, sacchetti in strada, bidoni fantasma, confusione normativa. E soprattutto è il fastidio di essere trattati come allievi svogliati dal maestro eterno.
Se il tempo impiegato a scrivere post moralistici fosse stato dedicato a costruire un sistema più umano e flessibile, magari oggi non avremmo una città in rivolta. E se davvero si vuole un “progresso civico”, allora servirebbe iniziare da una buona dose di autocritica — quella vera, non il rituale “evitiamo lo stereotipo del ‘è colpa di quelli di prima’” che in realtà viene subito dopo smentito nei fatti.
Il vero problema e che l’arroganza del passato che non passa mai. Savona non ha bisogno di ex sindaci ombra o consiglieri perpetui che si presentano come saggi dopo aver vegliato silenziosamente sul declino. Ha bisogno di trasparenza, coerenza e capacità decisionale. E di qualcuno che, magari per una volta, invece di dire “io c’ero dal ’94”, dica “io mi prendo la mia parte di responsabilità”.