Cinquemila euro l’anno per venticinque anni. È questo il prezzo che l’Aias, l’associazione che da decenni assiste oltre 300 bambini e ragazzi con disabilità a Savona, dovrà pagare al Comune per continuare a utilizzare la storica sede di via Famagosta.
Una cifra apparentemente simbolica, ma che pesa come un macigno su un bilancio già in sofferenza. Eppure, la maggioranza di Palazzo Sisto non ha voluto sentire ragioni: la proposta del Movimento 5 Stelle di azzerare il contributo è stata bocciata senza esitazioni.
Secondo l’assessore al bilancio Silvio Auxilia e l’assessore al sociale Riccardo Viaggi, «la gratuità non è percorribile a livello tecnico». Gli uffici comunali – spiegano – avrebbero escluso questa possibilità per motivi giuridici, sostenendo che il diritto di superficie non può essere concesso gratuitamente. Ma le opposizioni non ci stanno: per Federico Mij e Manuel Meles (M5S), «davanti a un’associazione che rappresenta un punto di riferimento per centinaia di famiglie, il Comune doveva trovare una soluzione diversa. Cinquemila euro l’anno, in un momento in cui Aias fatica perfino a pagare l’affitto della sede provvisoria in via Nizza, sono una scelta incomprensibile».
La nuova convenzione, approvata dal Consiglio comunale, prevede infatti il diritto di superficie per 25 anni a fronte di un canone annuale di 5 mila euro. Un importo che rappresenta, secondo la giunta, una riduzione del 70% rispetto al valore stimato di 800 mila euro, ma che non basta a rassicurare chi teme per la sopravvivenza stessa dell’associazione.
L’Aias, oggi, si trova in una situazione paradossale: costretta a lavorare in una sede temporanea priva di ascensore e con un affitto da 6 mila euro al mese, mentre la struttura originaria di via Famagosta necessita di lavori urgenti di messa in sicurezza per circa 387 mila euro.
«Il nostro bilancio è andato in rosso per la prima volta dal 1984», ha raccontato con amarezza Maura Grasso, storica operatrice sociosanitaria. «Speravamo in un segnale concreto di vicinanza dal Comune, non in un ulteriore peso economico».
Il sindaco Marco Russo, da parte sua, difende la scelta: «Se fosse stato possibile concedere la gratuità, lo avremmo fatto. Ma le regole giuridiche non lo consentono. Stiamo comunque lavorando per aiutare l’Aias a ottenere i fondi necessari per la ristrutturazione».
Una posizione “tecnica”, che però lascia aperte molte domande politiche e morali. Perché quando si parla di un’associazione che da quasi settant’anni rappresenta un presidio di solidarietà e cura, forse la burocrazia dovrebbe lasciare il passo al buon senso.
Nel frattempo, Aias continua la sua battaglia quotidiana tra affitti insostenibili, spese di ristrutturazione e scadenze comunali. E in una città che sogna di diventare “capitale della cultura”, la sensazione è che la cultura della solidarietà sia ancora tutta da costruire.
clip degli interventi del consigliere Meles (m5s) e della consigliera Giaccardi (PensieroLibero.zero)






