Ora che è definitivamente svanita — e non certo tra gli applausi — la sbornia di “Savona Capitale della Cultura”, il sindaco e la sua giunta sono chiamati a tornare con i piedi (meglio se ben saldi) sull’asfalto. Anzi, su ciò che ne resta. Perché è sotto gli occhi — e le ruote — di tutti: le strade savonesi sono ridotte a un colabrodo.
D’accordo, riasfaltare le vie cittadine non fa titolo sui giornali patinati né porta selfie istituzionali davanti a scenografie luminose. Ma sarebbe forse l’unico investimento in grado di migliorare davvero la qualità della vita quotidiana dei cittadini. Oltre alla voragine che si è aperta recentemente in via Tissoni, l’elenco delle strade malconce è lungo quanto il tratto autostradale Savona-Genova. Basta un rapido giro per rendersene conto: via Cadorna a Legino, ad esempio, è un campo minato. Una buca dietro l’altra, in un percorso ad alto rischio soprattutto per motociclisti e ciclisti, ormai costretti a vere e proprie manovre acrobatiche per evitare di finire gambe all’aria.
E qui, inevitabilmente, entra in scena l’assessore ai Lavori Pubblici Lionello Parodi. Che di buche, diciamolo, se ne intende. Quando era sindaco di Albisola, venne persino premiato — si fa per dire — con un tapiro da un cittadino, Diego Gambaretto, immortalato mentre giocava a golf… lungo le strade dissestate del suo comune. Un’immagine rimasta impressa nella memoria collettiva, più di tante inaugurazioni e promesse.
Ora Parodi è tornato a confrontarsi con crateri e avvallamenti, ma stavolta sulla più vasta superficie savonese. E il problema non si può più derubricare a un folklore da social: si tratta di sicurezza, prima di tutto.
In fondo, meno cerimonie, meno “eventi di rilancio”, meno coreografie, e più asfalto vero sotto i piedi e le ruote: sarebbe questo, paradossalmente, il vero atto culturale di cui Savona ha urgente bisogno.
