Rifiuti: tramonta l’ipotesi Val Bormida e Vado, il termovalorizzatore torna a Scarpino?

Dopo mesi di discussioni, il dossier si sposta su Genova. Ma i comitati restano sul piede di guerra

Sembra allontanarsi definitivamente l’idea di un impianto di termovalorizzazione lontano dal capoluogo, in Val Bormida o a Vado Ligure. Una soluzione che aveva agitato amministratori e popolazioni locali, segnate da decenni di ferite industriali e ambientali: dall’Acna di Cengio al nodo delle discariche, fino ai progetti più recenti legati al porto. Territori che non hanno mai nascosto la loro contrarietà a ospitare nuovi impianti di smaltimento, temendo un ulteriore prezzo da pagare in termini di salute e qualità della vita.

Ora lo scenario cambia. A farsi largo è di nuovo l’ipotesi di costruire il termovalorizzatore a Scarpino, sopra Genova, area già sede di impianti e interventi incompiuti. La proposta arriva da Iren Ambiente, pronta a presentarla ufficialmente ad Amiu e al Comune. Il progetto prevede di sfruttare le palificazioni realizzate anni fa per il Tmb (trattamento meccanico-biologico), un’opera mai decollata che aveva già assorbito circa dieci milioni di euro.

Numeri e prospettive

A livello regionale sarebbero stati avviati calcoli e approfondimenti tecnici per verificare se – considerando l’andamento della produzione di rifiuti, i livelli di raccolta differenziata – si possa chiudere il ciclo con un polo impiantistico più contenuto, inferiore alle 320 mila tonnellate/anno indicate finora nelle linee guida.

Dalle prime verifiche pare sia emerso che la Liguria può cavarsela con un impianto più piccolo. Per questo Scarpino è tornata in gioco in maniera concreta: nell’area della discarica di Amiu, infatti, valutazioni tecniche parlano della possibilità di realizzare un impianto – termovalorizzatore o gassificatore – con una capacità massima di circa 240 mila tonnellate/anno.

Un passaggio che riapre il confronto anche sul cosiddetto tavolo tecnico regionale, accusato da molti osservatori di funzionare più come strumento per rinviare le decisioni che come luogo di reale sintesi politica e tecnica.

Politica spaccata

Il sindaco Marco Bucci segue il dossier in raccordo con la Regione Liguria. Ma la maggioranza si presenta divisa: Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra restano fermamente contrari all’incenerimento, mentre i vertici di Amiu e le rappresentanze sindacali guardano con favore a una soluzione che scongiuri il collasso del sistema, reso evidente dagli ultimi mesi di emergenza rifiuti in città.

Non manca la reazione dei cittadini: a Sestri Ponente è comparsa la scritta “L’inceneritore non serve”, segno di un malcontento che ribolle. La Rete dei comitati genovesi e associazioni come gli Amici del Chiaravagna hanno già diffuso documenti allarmati: «Nonostante i filtri di ultima generazione – si legge – i rischi di tumori e malattie respiratorie restano elevati».

La sensazione è che la Liguria sia di nuovo davanti a un bivio mai davvero sciolto: da un lato il richiamo alla necessità di un grande impianto capace di gestire il carico di rifiuti del capoluogo; dall’altro la spinta verso un modello basato sul recupero e sulla riduzione, strada che la politica promette da anni ma che non ha mai trovato una reale attuazione.

Per la Val Bormida e per Vado Ligure resta, almeno per ora, il sollievo di non dover ospitare nuovi inceneritori. Ma la battaglia sul futuro del ciclo dei rifiuti è appena ricominciata, e Scarpino rischia di diventare il nuovo terreno di scontro.

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