Ogni tanto, quando a Savona si sente parlare di “qualità urbana”, viene da ridere. Non per mancanza di rispetto, ma per puro senso del grottesco. Amministratori che si fanno travolgere da tre cinghiali e qualche ubriaco ora si ergono a paladini del decoro cittadino.
Eppure non è la prima volta che questa locuzione fa capolino nella scena savonese. Ai tempi della prima giunta Berruti si parlava con grande serietà di una “certificazione di qualità urbana” rilasciata dal RINA – un riconoscimento privo di valore normativo, visto che non faceva parte degli standard ISO – ma sufficiente a giustificare la creazione di una Commissione ad hoc presieduta dal consigliere Giuseppe Casalinuovo. Un incarico che sapeva più di premio elettorale che di vera necessità amministrativa.
Durante la giunta Caprioglio, Savona fu addirittura la prima città italiana a ricevere la certificazione LEED di edilizia verde, rilasciata dagli enti americani US Green Building Council (USGBC) e Green Business Certification Inc. (GBCI). Una certificazione che premiava la pianificazione urbana e la sicurezza cittadina, con tanto di valutazione sul crimine “prossimo allo zero”. Tante sigle, poche risorse: fu più un riconoscimento di facciata che un piano operativo.
Berruti spendeva per spazzamento e decoro attingendo anche all’indebitamento. Oggi, invece, con la manovra “Qualità urbana e rilancio dei quartieri” dell’amministrazione Russo, si pesca a piene mani dall’avanzo 2024: oltre 7 milioni di euro messi in campo per restyling e promesse….leggi
Come è andata a finire con Berruti e Caprioglio lo ricordiamo tutti. Quanto a Russo, gli indizi non promettono niente di buono. Ma almeno il copione è lo stesso: qualità urbana, tanti proclami… e pochi risultati.