A Varazze, più precisamente nel quartiere di San Nazario, è nata una nuova epica urbana: quella di Piazza Vittorio Veneto, destinata – almeno nei propositi – a diventare il salotto moderno della città. Ma come spesso accade, tra il dire e il progettare c’è di mezzo il mare. E non un mare qualunque: qui il mare ha persino il volto di Poseidone surfista, la statua-simbolo che sta facendo discutere l’intera cittadinanza.
Il progetto: una piazza da copertina (e da oltre un milione di euro)
L’intervento, finanziato con circa 1,16 milioni di euro del Fondo Strategico Regionale, promette di trasformare la piazza in un’oasi di design contemporaneo: nuova pavimentazione, aiuole ridisegnate, arredi urbani “in linea con il lungomare” e, soprattutto, il monumento al dio dei mari in versione balneare.
Un restyling di prestigio, dicono dal Comune.
Un restyling da manuale del cattivo gusto, ribattono in molti.
Perché, come ironizza qualcuno, “a Varazze non ci manca l’acqua, ci manca solo che ce la comandi Poseidone”.
Partecipazione zero, decisioni a onde lunghe
Il primo problema è di metodo, non di marmo. Il progetto – secondo opposizione e comitati civici – sarebbe stato approvato senza una vera discussione pubblica, né incontri con i residenti e i commercianti della zona.
“Non si può pensare una piazza come fosse un salotto privato del sindaco”, scrive un gruppo di cittadini in un appello online.
Una critica che va al cuore della questione: la partecipazione.
Le piazze nascono dal basso, non si impongono dall’alto. Se la politica continua a decidere da sola anche dove mettere le panchine, poi non ci si lamenti se la gente non si siede più.
Pavimentazione di pregio o marciapiedi d’oro?
Altro tema caldo: i costi.
La sola pavimentazione, si scopre, arriva a circa 1.460 euro al metro quadrato, una cifra che farebbe impallidire persino i mosaici di Ravenna.
E poi la statua: 326.000 euro per Poseidone surfista, un’opera alta due metri (tre e mezzo col basamento), scolpita da un artista savonese, Teo Martino.
Ora, nulla contro l’arte, ci mancherebbe. Ma viene spontaneo chiedersi: era davvero necessario investire oltre un quarto di milione per una statua quando i marciapiedi del quartiere sembrano una pista da trial?
C’è chi commenta con sarcasmo: “Con quei soldi potevamo rifare metà Via Torino e avanzava qualcosa per un campo giochi per bambini”.
Ma tant’è. A Varazze si è scelto di camminare sul marmo e discutere sull’acqua.
Una statua che divide: Poseidone sì, Poseidone no
Poseidone doveva essere il simbolo del legame di Varazze con il mare.
Invece, è diventato il simbolo di un’amministrazione che naviga a vista.
C’è chi lo vede come un segno di modernità e chi, più terra-terra, lo considera una caricatura del turismo di plastica.
“Una statua di Nettuno, alta tre metri, che surfa tra i pini marittimi… ma non potevamo investire in panchine all’ombra?”, scrive un commerciante locale.
Un altro aggiunge: “Dopo l’arco di trionfo della passeggiata, ora ci mancava solo il dio del mare. Aspettiamo Giove sulla rotonda di via Coda?”.
L’arte pubblica può essere provocazione, certo. Ma quando diventa motivo di divisione, forse non serve a unire la città — e men che meno ad attirare turisti.
Le vere priorità: traffico, parcheggi e manutenzione
La questione più sostanziale, però, è un’altra: le priorità.
Chi vive a Varazze lo sa bene: nel quartiere di San Nazario i problemi si chiamano parcheggi insufficienti, viabilità caotica, marciapiedi disconnessi e scarsa illuminazione.
Eppure, per la giunta, la priorità sembra un’altra: la piazza-vetrina.
Un cittadino ironizza sui social: “Non riuscirò a trovare parcheggio, ma almeno potrò pregare Poseidone che mi trovi un posto libero”.
È la sintesi perfetta di un progetto pensato più per la fotografia inaugurale che per la vita quotidiana di chi abita la zona.
Piazza o palcoscenico politico?
L’impressione generale è che questo restyling sia più operazione di immagine che intervento di rigenerazione urbana.
Un modo per dire “abbiamo fatto qualcosa”, più che per risolvere qualcosa.
In un tempo in cui i Comuni si affannano a spendere i fondi regionali e PNRR “purché si spenda”, Varazze rischia di cadere nella trappola della pianificazione di facciata: bella da vedere, ma poco utile.
E come spesso accade, i cittadini lo capiscono prima dei politici.
La lezione di Poseidone
Forse, tra qualche anno, Poseidone diventerà davvero un’icona turistica, e tutti noi dovremo ammettere che l’amministrazione aveva ragione.
Ma oggi, guardando i numeri e ascoltando le voci del quartiere, resta l’impressione che questo mare di soldi pubblicisi sarebbe potuto navigare meglio.
Poseidone, dio dei mari, avrebbe probabilmente consigliato prudenza, equilibrio e rispetto delle correnti.
Varazze, invece, sembra aver preferito il surf sulla spuma del consenso.
Quando un Comune progetta una piazza come fosse un’opera d’arte privata, dimenticando buche, panchine rotte e strade dissestate, non si chiama “riqualificazione urbana”: si chiama urbanismo ornamentale.
E allora, cari amministratori, se davvero volete omaggiare Poseidone, fateci almeno un favore: ricordate che il mare restituisce sempre ciò che gli si affida.
Anche le statue.






