Poltrone in aumento in Liguria: il nuovo Statuto come pretesto per allargare la tavolata del potere

il presidente del Consiglio regionale Stefano Balleari

Vent’anni di Statuto regionale e la prima idea che viene in mente ai nostri rappresentanti è… aggiungere sedie. Altro che bilanci, riforme, partecipazione o efficienza: l’urgenza sembra essere quella di moltiplicare le poltrone. Dopo l’aumento degli assessori deciso poche settimane fa, adesso si torna a parlare di ampliare anche il numero dei consiglieri regionali, riportandoli da 31 a 40, com’erano prima del taglio del 2015.

A lanciare la proposta, nel corso delle celebrazioni per il ventennale dello Statuto, è stato il presidente del Consiglio regionale Stefano Balleari, che con un paragone a effetto ha detto: «Il Consiglio comunale di Genova conta 41 eletti, mentre la Regione ne ha solo 31. Non ci siamo».
Un argomento che suona più come una giustificazione che come una necessità istituzionale. Perché se davvero il problema è la rappresentanza dei territori, forse la soluzione non è aumentare i numeri, ma migliorare la qualità di chi siede in aula.

Il Pd ha subito bollato la proposta come “aberrante”. E non a torto: la stessa maggioranza di centrodestra, che pochi mesi fa si è fatta approvare dal Parlamento l’aumento degli assessori in Liguria (da 10 a 12), sembra ora voler spingere ancora oltre il limite. L’idea che “le deleghe sono tante” e che “servono più mani per aiutare i cittadini” fa sorridere: da anni la politica locale promette efficienza, semplificazione, tagli agli sprechi. Eppure ogni volta che si apre una finestra di riforma, la prima preoccupazione è sempre quella di aggiungere poltrone.

C’è chi giustifica: “Con così pochi consiglieri è difficile rappresentare tutti i territori liguri”. Ma la verità è che in questi vent’anni i cittadini hanno perso fiducia proprio perché la politica è diventata autoreferenziale. Mentre i comuni chiudono uffici, i servizi sociali arrancano e gli ospedali tagliano personale, in regione viene in mente di aumentare il numero dei consiglieri.

Nel 2015 il taglio da 40 a 31 era stato presentato come un gesto di sobrietà e di rispetto verso i cittadini, in un momento in cui la politica cercava (almeno formalmente) di ridurre costi e privilegi. Oggi, a distanza di dieci anni, si torna indietro con la scusa della “rappresentanza territoriale”. Ma il sospetto è un altro: troppi rimangono fuori dai giochi, e la soluzione più comoda è allargare il tavolo.

Insomma, i vent’anni dello Statuto regionale potevano essere l’occasione per una riflessione seria sul ruolo delle Regioni, sul rapporto tra eletti e cittadini, sulla trasparenza delle decisioni e sull’uso delle risorse pubbliche. Invece, come troppo spesso accade, si è trasformata nell’ennesima celebrazione autoreferenziale, dove la parola “servizio” viene usata per giustificare nuovi incarichi, nuovi costi e vecchi privilegi.

In Liguria la politica è sempre pronta a tagliare… ma solo nastri. Le poltrone, invece, non si toccano mai.

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