Emergenza lavoro

Emergenza lavoro –
Le autorità (di Savona) concedono solo una corsia ai manifestanti!?

 

E’ proprio il caso di dirlo che il treno della globalizzazione, almeno al momento, procede in modo spedito, è notizia molto recente che i due giganti europei delle costruzioni ferroviarie Alstom e Siemens si sono fusi, dando origine ad una società da oltre 15 miliardi di euro di fatturato e circa 59.000 dipendenti….LEGGI

 Come riportato sui vari mezzi di informazione, la fusione tra il settore ferroviario di Siemens ed Alstom nasce dall’esigenza di creare un campione europeo del settore delle costruzioni ferroviarie, in grado di competere con il rivale cinese CRCC (China Railway Construction Corporation Limited). CRCC è un colosso da 183 mila dipendenti e 34milairdi di dollari di fatturato (fonte Forbes), controllato dallo stato cinese, nato nel 2008 dalla fusione di altre due aziende del capitalismo di stato cinese. Sempre secondo la classifica di Forbes delle 2000

 multinazionali più influenti al mondo, la CRCC occupa nel 2017, il 167° posto. La Siemens, dove il settore ferroviario è meno del 10% dell’intero fatturato, occupa il 50°posto della classifica con 88,4miliardi di dollari di fatturato, mentre Alstom con 7,9miliardi di dollari di fatturato occupa il 1538° posto.

Nei mesi scorsi sembrava che il matrimonio si dovesse celebrare tra Siemens e Bombardier (che come noto ha anche un sito produttivo a Vado Ligure), ma evidentemente il nuovo impulso all’asse franco tedesco, dovuto all’elezione del nuovo presidente francese Macron e la riconferma del cancelliere tedesco Merkel, ha favorito altre soluzioni.

Bombardier, fondata nel 1942 da Joseph-Armand Bombardier, è una multinazionale canadese attiva nel settore dell’aerospazio e dei trasporti ferroviari, ed in questi ultimi anni sembrerebbe avere perso quota o il treno, a seconda dei punti di vista. Secondo la classifica di Forbes del 2017, Bombardier occupa il 1258° posto con 16,3miliardi di dollari di fatturato, perdite per un miliardo di dollari e circa 62mila dipendenti. Nel 2014 occupava il 740°posto con 18,2miliardi di dollari di fatturato ed utili per 600milioni, scendendo già nel 2015 al 1154° posto, un bel tracollo in pochissimi anni.

Nelle fusioni tra Siemens ed Alstom, o nei deragliamenti di Bombardier, l’unica certezza è che il conto verrà sempre presentato ai dipendenti.

Altro comparto sotto pressione è quello bancario: Unicredit, Intesa, Banco BPM, UBI, MPS, CARIGE, ecc., tutte riducono filiali e dipendenti, derogando dal contratto collettivo nazionale, introducendo anche con inventiva ogni tipo di peggioramento sul piano salariale e normativo.

Secondo l’articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 07-07-2017 in tredici anni sono usciti dal ciclo produttivo 60.000 bancari ed altri 25.000 potrebbero uscire nei prossimi cinque anni. Lo scorso anno, proprio di questi tempi, anche l’ex Presidente del consiglio Renzi (PD) si sbilanciò ad affermare che nei prossimi dieci anni i dipendenti bancari si sarebbero dovuti dimezzare. Il settore bancario è altresì uno dei più sindacalizzati, anche se le sigle sono molto frammentate e numerose, ma ciò ha comunque consentito ai lavoratori di ottenere condizioni di fuoriuscita sensibilmente migliori che in altri settori….LEGGI

 Si pensi in ad esempio in Germania alle condizioni che il sindacato dei metalmeccanici IG Metall è in grado di ottenere con oltre due milioni di iscritti, ed essendo l’unico a trattare per quella categoria. “Volkswagen, 3.950 euro di bonus agli operai tedeschi nonostante il ’dieselgate’ “, questo era il titolo di un articolo della Stampa del 18-05-2016, gli anni precedenti erano stati sicuramente migliori. Lo scandalo del ’dieselgate’ è stato in primis pagato dai lavoratori che si sono visti tagliare i premi di produzione pagando per errori ed omissioni commessi dai vertici aziendali.

Il ’dieselgate’ e le varie ristrutturazioni aziendali, sono un esempio di come i vari gruppi economici e finanziari cercano con tutti i mezzi leciti o meno di conquistarsi nuovi mercati, la contesa tra potenze di stazza continentale va facendosi sempre più’ aspra e tutti i settori, ne sono coinvolti.

I primi a non dover affrontare questi fenomeni con auto indulgenza ed approssimazione sono i lavoratori, che sono poi gli unici a pagare per gli errori altrui. Approssimazione ed auto indulgenza porteranno scuramente a sonanti sconfitte.

 
Messina – A.D. Intesa

L’Amministratore delegato di Intesa Carlo Messina nell’intervista del 24-09 alla Stampa in occasione del G7 di Torino su scienza, lavoro e industria è fiducioso sull’attuale congiuntura economica “Non vedo elementi nella progressione della crescita mondiale, che è sostenuta, da cui possano derivare rischi significativi. Le Borse fluttuano ma alla fine non perdono mai di vista i fondamentali. L’economia si sta rimettendo, al massimo si possono avere dei riorientamenti, ad esempio gli investimenti che si spostano dagli Usa all’Europa, cosa che sta avvenendo”.

La nostra provincia però si dimostra sempre timida ad inserirsi nella scia della ripresa globale, seppur vi siano alcune note positive ad esempio per Bitron, Noberasco ed altre realtà minori, che comunque non riescono, da sole, a risollevare la situazione generale. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Turistico Regionale e ripresi dal sito economico Savona Uno, il mese delle ferie degli italiani ha presentato ombre e poche luci…LEGGI

Il moderato ottimismo, diffuso solo pochi giorni fa, nel settore industriale si scontra con la recentissima notizia delle gravi difficoltà di Ferrania Solis che rischia di trascinarsi dietro la casa madre Ferrania Technologies.

Anche la situazione di Paggio Aerospace torna a preoccupare.

La crisi di Mondomarine non sembra al momento ancora trovare soluzioni, ed i sindacati savonesi hanno lanciato l’ennesimo disperato grido di allarme proclamando finalmente un originale sciopero con corteo a corsia unica, probabilmente la Prefettura/Questura non avranno concesso di più per la grave emergenza lavorativa che affligge il savonese, per non creare troppi disagi alla circolazione stradale nelle ore di punta.

Alla manifestazione hanno partecipato  anche l’on. Anna Giacobbe (PD commissione lavoro – ex. CGIL) ed il segretario cittadino del PD Barbara Pasquali, si suppone per verificare di persona i benefici che hanno apportato al mondo del lavoro le norme varate in questi ultimi anni di governo a guida centro sinistra.

 
Pasquali – Giacobbe

“La decisione di scendere in strada è dovuta al fatto che fino ad oggi le istituzioni non hanno dato alcuna risposta alle nostre richieste” dichiara Franco Paparusso della Uil. Il sindacalista sul profilo Facebook si dichiara dipendente del Reefer Terminal. La dura e vittoriosa lotta per evitarne la chiusura, lo avrà portato a diventare coordinatore di Savona per la UIL. I lavoratori di Mondomarine sono sicuramente in ottime e fidate mani.

Lorenzo Ferraro, della Fiom Cgil è altrettanto sferzante “siamo di fronte all’ennesima crisi industriale, è indispensabile che istituzioni locali e nazionali si attivino per trovare una soluzione all’ennesima crisi della provincia. E’ chiaro che le maestranze devono manifestare, è inevitabile quando ci sono imprenditori poco seri. Oggi la cantieristica è in forte ripresa, se ci si trova in queste condizioni sicuramente ci sono delle responsabilità enormi da parte della dirigenza“.

Mandraccia, segretario provinciale Fiom CGIL, sulla vertenza Mondomarine, è il più risoluto “Quella situazione è segno del fatto che siamo di fronte ad una vertenza che ha dell’assurdo questa era definita un’eccellenza fino a pochi mesi fa, la proprietà diceva che non c’erano problemi, ed ora ci troviamo davanti a questa situazione. Il comportamento della proprietà ha del drammatico, ci vuole serietà nel far le cose. Qui stiamo giocando con la pelle di più di 70 lavoratori, e l’indotto che c’era è già sparito”.

 
Paparusso – Ferraro – Mandraccia

Si fa notare ai tre sindacalisti, che fare passare un mese dall’assemblea pubblica del 31 agosto, ed arrivare a ridosso della scadenza del 5 ottobre, data in cui è fissata l’udienza del concordato preventivo, per portare in piazza il disagio sociale forse si è aspettato un po’ troppo. Non era forse meglio darsi dei tempi un po’ più ristretti, magari una settimana dal 31 agosto, per avere le prime risposte dalle istituzioni e dalla proprietà, ed in caso non si avesse avuto riscontro agire di conseguenza?

La situazione di Mondomarine sta andando avanti da mesi come già discusso nei precedenti due articoli “Lotta all’ultimo gazebo” del 15 giugno e “Lacrime di coccodrillo per la vertenza Mondomarine” del primo settembre. Sarebbe necessaria un organizzazione meno approssimativa.

Addirittura sembrerebbe che alla prefettura sarà necessaria almeno una settimana per organizzare qualche incontro istituzionale e/o con la proprietà, superando quindi  la data del 5 ottobre.

Il Secolo XIX fa notare che la concessione demaniale delle aree in cui è collocata Mondomarine scadrà il prossimo 31 dicembre.

Non è che per quelle aree, allo scadere della concessione, potrebbero essere previsti altri utilizzi più remunerativi? Non dimentichiamo che a Savona si aggirano sempre minacciosi gli spettri dei fallimenti perfetti o meno.

 

Anche per la situazione di Bombardier, viste le condizioni economiche in cui versa la casa madre canadese brevemente illustrate ad inizio articolo, la mancata fusione con Siemens, che avrebbe portato in dote capitali freschi, non può essere considerata in modo positivo.

L’onnipresente Mandraccia della Fiom CGIL savonese, in una dichiarazione ad IVG del 22-09 sembra più indossare i panni di un battagliero capitano d’azienda che di un sindacalista “L’azienda sta schedulando i tempi su Hitachi in funzione dei tempi previsti per l’assegnazione della gara di Mercitalia. Questo perché l’azienda sostiene che, perché Vado Ligure stia in piedi, devono esserci entrambe le cose. Se non si vincerà la gara di Mercitalia e non ci sarà l’accordo con Hitachi per la produzione di carrozze di testa per i treni passeggeri lo stabilimento di Vado Ligure non potrà restare in piedi”. Bombardier acconsentirebbe a realizzare le carrozze per Hitachi, che probabilmente hanno un basso margine di profitto, solo se vincesse la gara per costruire i locomotori per Mercitalia, che evidentemente hanno un maggiore margine di profitto.

Forse è meglio che Mandraccia, più che farsi portavoce dell’azienda, inizi a ripercorre i passi del suo predecessore Lazzari che tra il 2012 ed il 2014 con un costante lavoro di mobilitazione, era riuscito a raddrizzare la situazione dei lavoratori di Bombardier, evitando licenziamenti, come già ampiamente discusso nell’articolo dello scorso 20 settembre “Si distribuisce bromuro ai lavoratori di Bombardier e dell’indotto”.

La posizione della CISL sembrerebbe più ragionevole “nel caso i locomotori cargo per Mercitalia vengano assegnati a Bombardier, a Vado dovranno essere costruiti anche quelli multisistema. Si dovrà poi trovare un accordo con Hitachi per i treni regionali a prescindere dal conseguimento della commessa” (La Stampa 29-07-2017). La Cisl punta ad ottenere comunque carichi di lavoro, scindendo la commessa delle carrozze per Hitachi, dall’aggiudicazione della commessa di locomotive per Mercitalia.

La dichiarazione di essere “amareggiati, stupiti e preoccupati”, come dicono ormai di prassi le OO.SS. per alcuni inizia ad essere un po’ poco, serve più concretezza.

Lo sciopero del 29 settembre dove hanno partecipato in solidarietà a Mondomarine altre aziende in crisi come Bombardier e Piaggio, avrebbe avuto sicuramente una eco maggiore se a partecipare vi fossero stati lavoratori di aziende in piena salute, come Bitron, Noberasco, Infineum, ma ciò avrebbe comportato maggiori fatiche organizzative per le esangui OO.SS savonesi.

Fatiche organizzative messe di recente in campo a Genova, dove a sostegno delle vertenze di Gitiesse ed Ericsson hanno partecipato in solidarietà i lavoratori di Siemens o Ansaldo energia (aziende al momento piena in salute), azioni che hanno dato i loro frutti.

Per dare un po’ di visibilità agli acciaccati politici savonesi del centro sinistra, in vista delle prossime elezioni politiche, l’approssimativa manifestazione di venerdì 29 è stata più che sufficiente e consentirà di dire che in fondo ce l’abbiamo messa tutta, siamo comunque stati bravi. La colpa se le cose non andranno come sperato sarà certamente di altri, della cattiva sorte o delle autorità preposte che hanno concesso una sola corsia per manifestare ai lavoratori di una provincia in piena emergenza occupazionale.

Quando poi di mezzo c’è la pancia le fatiche organizzative non mancano mai, e l’organizzazione savonese è rigorosa e puntigliosa su ogni minimo dettaglio.

Nel caso di fallimento perfetto o meno, ci sarà poi chi, con giochi di finanza creativa, suggerirà come risollevare le sorti dell’azienda decotta per cui si lavora, chiedendo eventualmente ai lavoratori di investirci la propria liquidazione. Ovvero vista la vocazione turistica della provincia, le attività turistico/ricettive/ricreative, su cui poter investire i propri denari della buona uscita, magari creando un cooperativa, sicuramente non mancheranno.

 

A tutti i lavoratori savonesi una buona muscolata.

 

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