L’Intervento del consigliere Meles (M5s) nella seduta del consiglio sul porta porta di ieri

Intervento del consigliere Meles

«Mi dispiace che l’amministratore delegato e il presidente di SEAS non siano presenti oggi. Ribadisco quanto già detto dal collega Orsi: è molto grave. Non è una questione di forma, ma di sostanza. Il dibattito e il dialogo si fanno in due, in tre in questo caso, perché c’è anche la Giunta. Se la parte più importante non c’è, allora non è un vero confronto.

Avevo chiesto la presenza dell’amministratore delegato: non ho nulla contro chi è presente oggi, ma quando si parla di un tema così centrale è fondamentale che ci sia il vertice dell’azienda. È una questione di rispetto verso il Consiglio e verso i cittadini.

Partiamo da un presupposto chiaro: introdurre il porta a porta fa inevitabilmente crescere la percentuale di raccolta differenziata. Non è un miracolo, non è una rivoluzione. È un dato tecnico, lo si vede chiaramente anche leggendo i piani di Contarina, tanto citati. Ma la vera sfida non è la percentuale: è la qualità della raccolta differenziata, perché se poi il materiale è scadente, quando arriva ai centri di conferimento torna comunque in discarica. E questo vanifica tutto.

Il piano industriale è già stato disatteso nei fatti, così come il piano provinciale dei rifiuti che prevedeva il porta a porta in tutti i comuni. Invece abbiamo deroghe, bidoni condominiali introdotti e poi tolti, regole cambiate continuamente. Questo genera solo confusione.

Non possiamo modificare il sistema ogni due mesi: prima i mastelli, poi i bidoni condominiali, poi di nuovo i mastelli… serve una decisione chiara e definitiva. Perché la verità è che oggi il servizio non funziona. Le percentuali restano basse, intorno al 70-75%, ci sono ancora troppi mancati ritiri, situazioni discriminatorie con condomini trattati diversamente anche nella stessa via, richieste di amministratori ignorate, segnalazioni senza risposta.

Il problema di fondo è duplice:

  1. mancanza di assunzioni– mancano circa 40 persone rispetto a quanto previsto dal piano industriale;
  2. assenza di mezzi– e questo provoca disservizi a cascata.

Non c’è personale per i mancati ritiri, non ci sono mezzi per il lavaggio strade: e così si arriva all’assurdo di dover esternalizzare con affidamenti da decine di migliaia di euro un servizio che dovrebbe essere il “core business” dell’azienda.

Gli orari sono inadeguati: raccogliere fino a mezzogiorno significa avere rifiuti esposti per ore, mezzi che girano nel traffico cittadino con ulteriori rallentamenti e disagi.

In più, ricordo che l’RT che ha vinto la gara aveva proposto cassonetti intelligenti in centro e sul litorale. La commissione ha detto no, bisognava fare il porta a porta. Poi è stata approvata una modifica e nei fatti se ne è realizzata un’altra ancora. Un percorso altalenante, contraddittorio, che oggi si smentisce da solo.

C’è poi un problema di governance industriale: il socio più grande, Egea, si è sfilato per le sue difficoltà e oggi i soci industriali faticano a condurre questa azienda. Lo vediamo nei fatti: mancano assunzioni, mancano investimenti, il piano industriale non viene rispettato.

Dobbiamo essere chiari: non possiamo nasconderci dietro la percentuale di raccolta. Anche arrivando all’80%, se i rifiuti restano per ore o giorni in strada, se i cestini non vengono svuotati, se le strade restano sporche, allora è un fallimento. Meglio un 70% con un servizio efficiente, igiene garantita e pulizia reale, piuttosto che percentuali alte sulla carta ma con città sporche.

Il vero obiettivo deve essere la qualità del servizio e dell’igiene urbana, non solo la percentuale di raccolta differenziata.

E ancora: non si può pensare che la transizione culturale dei cittadini si faccia in pochi mesi. Lo stesso amministratore delegato ha detto che ci vogliono anni. Allora forse era meglio prendersi più tempo per preparare il servizio e accompagnare la popolazione, anziché partire male e rincorrere i problemi dopo.

Le associazioni – comprese quelle dei disabili e dei ciechi – hanno fatto osservazioni puntuali e sacrosante, che non potevano certo emergere solo oggi come se fossero “nuove”. Bastava un confronto serio e una pianificazione preventiva.

In conclusione, senza personale e senza mezzi nessun sistema funzionerà: né i cassonetti, né i mastelli, né il porta a porta, né i bidoni condominiali. Prima si risolvono questi problemi strutturali, poi si può parlare di migliorie. Ma finché non si parte da qui, resteremo prigionieri di disservizi continui, mentre i cittadini pagano e subiscono».

Intervento del consigliere Meles

«Mi dispiace che l’amministratore delegato e il presidente di SEAS non siano presenti oggi. Ribadisco quanto già detto dal collega Orsi: è molto grave. Non è una questione di forma, ma di sostanza. Il dibattito e il dialogo si fanno in due, in tre in questo caso, perché c’è anche la Giunta. Se la parte più importante non c’è, allora non è un vero confronto.

Avevo chiesto la presenza dell’amministratore delegato: non ho nulla contro chi è presente oggi, ma quando si parla di un tema così centrale è fondamentale che ci sia il vertice dell’azienda. È una questione di rispetto verso il Consiglio e verso i cittadini.

Partiamo da un presupposto chiaro: introdurre il porta a porta fa inevitabilmente crescere la percentuale di raccolta differenziata. Non è un miracolo, non è una rivoluzione. È un dato tecnico, lo si vede chiaramente anche leggendo i piani di Contarina, tanto citati. Ma la vera sfida non è la percentuale: è la qualità della raccolta differenziata, perché se poi il materiale è scadente, quando arriva ai centri di conferimento torna comunque in discarica. E questo vanifica tutto.

Il piano industriale è già stato disatteso nei fatti, così come il piano provinciale dei rifiuti che prevedeva il porta a porta in tutti i comuni. Invece abbiamo deroghe, bidoni condominiali introdotti e poi tolti, regole cambiate continuamente. Questo genera solo confusione.

Non possiamo modificare il sistema ogni due mesi: prima i mastelli, poi i bidoni condominiali, poi di nuovo i mastelli… serve una decisione chiara e definitiva. Perché la verità è che oggi il servizio non funziona. Le percentuali restano basse, intorno al 70-75%, ci sono ancora troppi mancati ritiri, situazioni discriminatorie con condomini trattati diversamente anche nella stessa via, richieste di amministratori ignorate, segnalazioni senza risposta.

Il problema di fondo è duplice:

  1. mancanza di assunzioni– mancano circa 40 persone rispetto a quanto previsto dal piano industriale;
  2. assenza di mezzi– e questo provoca disservizi a cascata.

Non c’è personale per i mancati ritiri, non ci sono mezzi per il lavaggio strade: e così si arriva all’assurdo di dover esternalizzare con affidamenti da decine di migliaia di euro un servizio che dovrebbe essere il “core business” dell’azienda.

Gli orari sono inadeguati: raccogliere fino a mezzogiorno significa avere rifiuti esposti per ore, mezzi che girano nel traffico cittadino con ulteriori rallentamenti e disagi.

In più, ricordo che l’RTI che ha vinto la gara aveva proposto cassonetti intelligenti in centro e sul litorale. La commissione ha detto no, bisognava fare il porta a porta. Poi è stata approvata una modifica e nei fatti se ne è realizzata un’altra ancora. Un percorso altalenante, contraddittorio, che oggi si smentisce da solo.

C’è poi un problema di governance industriale: il socio più grande, Egea, si è sfilato per le sue difficoltà e oggi i soci industriali faticano a condurre questa azienda. Lo vediamo nei fatti: mancano assunzioni, mancano investimenti, il piano industriale non viene rispettato.

Dobbiamo essere chiari: non possiamo nasconderci dietro la percentuale di raccolta. Anche arrivando all’80%, se i rifiuti restano per ore o giorni in strada, se i cestini non vengono svuotati, se le strade restano sporche, allora è un fallimento. Meglio un 70% con un servizio efficiente, igiene garantita e pulizia reale, piuttosto che percentuali alte sulla carta ma con città sporche.

Il vero obiettivo deve essere la qualità del servizio e dell’igiene urbana, non solo la percentuale di raccolta differenziata.

E ancora: non si può pensare che la transizione culturale dei cittadini si faccia in pochi mesi. Lo stesso amministratore delegato ha detto che ci vogliono anni. Allora forse era meglio prendersi più tempo per preparare il servizio e accompagnare la popolazione, anziché partire male e rincorrere i problemi dopo.

Le associazioni – comprese quelle dei disabili e dei ciechi – hanno fatto osservazioni puntuali e sacrosante, che non potevano certo emergere solo oggi come se fossero “nuove”. Bastava un confronto serio e una pianificazione preventiva.

In conclusione, senza personale e senza mezzi nessun sistema funzionerà: né i cassonetti, né i mastelli, né il porta a porta, né i bidoni condominiali. Prima si risolvono questi problemi strutturali, poi si può parlare di migliorie. Ma finché non si parte da qui, resteremo prigionieri di disservizi continui, mentre i cittadini pagano e subiscono».

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