Il film della settimana: La prova della verità

La prova della verità è un film del 2016 di genere Mistero/Thriller, diretto da Jesse James Miller, con Lizzy Boys, Luke Camilleri, Hilary Jardine, Andrea Roth, Woody Jeffreys, Sebastian Spence. Durata 105 minuti. Titolo originale: Evidence of Truth

Renee e Jack Murphy, sono sposati da sei mesi circa, lei è investigatrice forense e lui progettista informatico. In precedenza, Renee aveva avuto rapporti con Kyle Ferguson, amico di vecchia data di Jack. Quando si addentra sul caso di una giovane donna uccisa Renee si rende via via conto che gli indizi fanno ipotizzare, con un’alta probabilità di vero, la presenza in città di un serial killer.

Il cerchio che la polizia stringe inesorabilmente intorno al killer porterà improvvisamente a Renee un’amarissima sorpresa, che solo il suo sangue freddo e la elevata professionalità che  caratterizza la donna investigatrice riusciranno a non renderla per lei del tutto sconvolgente.

La psicologia del serial killer rimane, nonostante i notevoli progressi avuti nel campo del sapere criminologico, un enigma di non facile lettura. Un quesito potrebbe essere anche questo: il killer è sempre del tutto privo di sensi di colpa rispetto a ciò che fa di orrendo, oppure lo smascheramento pubblico dei suoi crimini attiva in lui ciò che è comune a gran parte dell’essere umano, cioè una condanna da parte del suo super-io, erede del complesso edipico, riferita a ciò che ha commesso, ossia una sorta di pena psichica, tale da portarlo ad espiare?

Da una parte la mancanza di una vera pratica della psicanalisi da destinare alle carceri, spesso rende difficile lo stesso lavoro psichiatrico o nosografico in uso nei confronti di certi detenuti, quelli affetti da patologie psichiche. D’altra parte la teoria psicanalitica non può essere usata in modo sintetico, essa non può piegarsi a studiare schemi comportamentali o applicare induttivamente teoremi destinati ad avere solo effetti  nella pratica di tipo sperimentale. Non si possono attuare esperimenti che chiamano in causa il cambiamento dell’inconscio, ossia del suo operare vincolato a patologie, o fare ipotesi tramite la psicanalisi sulla causalità del male fatto dal detenuto, un lavoro quest’ultimo che potrebbe aprirsi a risultati a ventaglio proponendo una miriade di ipotesi.

Il film solleva più precisamente la questione della impossibilità di fare prevenzione sugli omicidi seriali fino a quando la cultura psicanalitica non venga diffusa tra le masse. Il contributo che può venire dal territorio verso la polizia passa proprio attraverso il riconoscimento da diversi dettagli (che l’inconscio inevitabilmente cifra) della pericolosità sociale di una persona.

 Biagio Giordano

 

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