Il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti sociali della Liguria prende posizione sul progetto di legge regionale sulla “tutela della salute della donna e del concepito”.

 “La presenza in consultori e ospedali di organizzazioni con un orientamento univoco rischia di interferire con la libera scelta delle donne e minare l’autonomia professionale degli operatori”.

 Ecco la lettera aperta a firma della presidente Paola Cermelli.
“Esprimiamo i nostri dubbi a nome della comunità professionale”
.

Genova, 14 maggio 2021

 Il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti sociali della Liguria (CROAS) per conto della propria comunità professionale, ritiene doveroso formulare alcune considerazioni sul P.D.L. 71 del 06.05.2021  “Norme per la tutela della salute della donna e del concepito, in attuazione delle leggi n. 405 del 29 luglio 1975 e n. 194 del 22 maggio 1978”. Queste osservazioni tengono conto del significato e dell’impatto che qualsiasi norma rivolta alla salute delle donne e dei minori assume rispetto al sistema di servizi sanitari e sociali alle stesse destinate.

La comunità professionale, in quanto professione “ordinata”, assume come fondamentali i diritti costituzionalmente garantiti e riconosce il valore sociale della maternità e come professione d’aiuto favorisce tutti gli “interventi di ascolto e sostegno a favore delle donne e delle coppie” purché tuttavia non ne limitino la libertà di scelta e le convinzioni etiche.

Si ritiene importante il richiamo alle due leggi citate, ma -ancor prima di possibili attualizzazioni- sembra urgente e fondamentale attuarne in modo pieno e integrale i contenuti, in primo luogo tutte le azioni di prevenzione in esse previste a carico prima di tutto del sistema dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali. Solo in questo modo si evitano o almeno si riducono i “rischi”  enumerati nel P.D.L  che causerebbero il ricorso alla interruzione della gravidanza; si constata che lo stesso termine prevenzione è utilizzato  nell’articolato due volte.

Congiuntamente a questa prima considerazione, va sottolineato che nel P.D.L si parla ripetutamente  della “promozione e sviluppo”“ dei servizi,  ma in realtà -in modo riduttivo- poi si fa riferimento solo alle “attività … per attuare le finalità della presente (proposta ndr)” e non all’organizzazione di un welfare che sia dedicato alla promozione e tutela complessive del benessere della donna e dei bambini.

Se si fa riferimento al sistema di welfare poi, si è ben consapevoli e si condivide la necessità, che il welfare attuale per essere sostenibile, deve fare ricorso alla collaborazione dei corpi sociali nelle sue più diverse manifestazioni, come detto per “migliorare l’offerta con servizi sempre più prossimi alla collettività”, ma di tutti i corpi sociali così da poter garantire ugualmente ai cittadini una scelta libera secondo le proprie  convinzioni  etiche.

A questo proposito ci sono alcuni passaggi nel corpo delle premesse e nell’articolato del P.D.L che si prestano a rischi di interferenze:

  • nei confronti della donna, in condizione di oggettiva difficoltà, è la collocazione nei consultori ed ospedali della presenza di organizzazioni orientate in modo univoco che possano influenzarle
  • la seconda è la previsione da parte delle organizzazioni di cui trattasi, di rapportarsi con i singoli operatori dei vari servizi, non riconoscendone forse l’autonomia professionale;

Infine sembra che il miglioramento o come si dice la “promozione e sviluppo” di qualsivoglia servizio od attività, per essere concretamente perseguiti richiedano impegno di risorse e quindi non si dovrebbe e potrebbe parlare di invarianza finanziaria per il bilancio regionale.

Il CROAS è sempre disponibile e aperto a ogni confronto.

La Presidente

(Dott ssa Paola Cermelli)

Condividi

Lascia un commento