I diari settimanali del Casellante
(aneddoti, passaggi politici e non solo della settimana)

Riviera senza divisa: pochi uomini, tanti allarmi
In Riviera non mancano solo i turisti fuori stagione, ma anche poliziotti e pompieri.
Le sirene suonano più per protesta che per emergenza: i sindacati parlano di organici ridotti all’osso, pattuglie dimezzate e turni infiniti.
La Polizia ferroviaria corre sui binari della stanchezza, quella postale è un lontano ricordo digitale, e i Vigili del Fuoco spengono incendi con più buona volontà che benzina nel serbatoio.
A Savona e Imperia la sicurezza è ormai un gioco d’equilibrio: meno uomini, più burocrazia e una politica che si limita a promettere “nuove assunzioni” come si promettono le vacanze… ogni estate.
Intanto, chi resta in servizio fa miracoli quotidiani — ma senza santi in paradiso, e con un’estinzione annunciata: quella della sicurezza pubblica.
Sanremo, profilo fake da applausi: “Mager bis” finisce dai carabinieri
A Sanremo c’è chi sogna di imitare i cantanti… e chi il sindaco.
Un misterioso buontempone ha pensato bene di creare su Instagram un clone del primo cittadino, “@magersindaco”, con tanto di foto, biografia e zero post — come ogni politico ideale: presenza costante, ma senza dire nulla.
Nel giro di pochi minuti il finto Mager ha raccolto più follower di un assessore vero, ma la festa è durata poco: il sindaco in carne e ossa ha chiamato i carabinieri, e il profilo farlocco è finito sotto inchiesta.
Del resto, a Sanremo i “doppi” hanno sempre successo — basti pensare ai sosia di cantanti e politici che affollano la Riviera ogni festival.
Ora però il falso sindaco rischia fino a un anno di reclusione.
Morale: su Instagram puoi fingerti influencer, ma non sindaco. Quello è un mestiere già abbastanza finto di suo.
Due milioni contro le frane: la Regione “mette una pezza” al territorio
La Regione annuncia: “Più sicurezza idrogeologica per la Liguria!”. Tradotto: qualche toppa qua e là per evitare che la prossima pioggia porti via pure le promesse.
Nel Savonese arrivano quasi 700 mila euro: a Mallare si rinforzano le sponde del rio Biterno, a Toirano si ricuce la scogliera del Barescione, a Loano si rimettono in sesto le briglie a Borgo Castello.
Piccoli interventi, grandi titoli.
Perché in Liguria funziona così: ogni frana è un ricordo da rattoppare, ogni torrente una bomba ad acqua, ogni annuncio un “ce la faremo… al prossimo nubifragio”.
Intanto la Regione festeggia i 2 milioni come un trionfo. Ma tra fiumi in piena, colline che scivolano e progetti a singhiozzo, la vera messa in sicurezza resta quella della politica — ben riparata sotto l’ombrello dei comunicati stampa.
TPL ligure, crisi su quattro ruote
In Liguria il trasporto pubblico arranca, le aziende boccheggiano e i sindacati bussano alla porta di Bucci e Scajola chiedendo un incontro urgente.
Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa-Cisal denunciano un settore sottofinanziato e in piena crisi di liquidità.
La Regione, intanto, sogna la “grande fusione” delle aziende TPL: un colosso unico che dovrebbe salvare tutto — ma senza un euro in più in cassa, rischia di diventare solo un autobus con la carrozzeria nuova e il serbatoio vuoto.
I lavoratori aspettano risposte, i cittadini pure. L’unico motore che continua a girare, per ora, è quello delle promesse.
Bergeggi al Tar contro il GNL: quando il gas fa scintille anche senza accendino”
Il Ministero dice che il deposito GNL da 19.800 metri cubi “non ha impatti significativi”.
Tradotto: basta chiudere le finestre e respirare a giorni alterni.
Ma a Bergeggi non l’hanno presa bene e si affidano a Crucioli e Tiragallo per ricorrere al Tar.
La giunta parla di rischi sanitari e ambientali, il Ministero di “sviluppo sostenibile”, l’azienda di “opportunità”.
Insomma, ognuno ha il suo lessico, tranne i cittadini che hanno solo il naso — e l’aria da respirare.
Il gas, si sa, è invisibile. Come la trasparenza delle decisioni.
Chiude la Trattoria del Mutuo Soccorso: fine del pasto sospeso, resta la fame
In via San Lorenzo si spegne una luce che scaldava più dei fornelli.
La Trattoria del Mutuo Soccorso, dove si poteva mangiare ma anche aiutare chi non poteva permetterselo, abbassa le serrande.
Ottanta coperti, mille storie, e un’idea semplice: la solidarietà servita al tavolo.
Ora resta il vuoto — quello nei piatti e quello nelle coscienze.
Il “pasto sospeso” non lo paga più nessuno: né i clienti, né la politica.
Salis e la fine della luna di miele: quando la rumenta divide più dell’amore
Luna di miele è durata poco: giusto il tempo di scoprire che l’inceneritore non è un romantico falò sulla spiaggia ma un rogo politico.
Silvia Salis, la sindaca olimpica, ha deciso di lanciare il giavellotto… nel bidone dell’indifferenziata.
Convinta che Genova abbia bisogno di un termovalorizzatore, si è trovata davanti il centrosinistra con il naso tappato e la faccia verde, non per l’ecologia ma per la nausea.
C’è chi teme l’inquinamento, chi la perdita di consenso e chi, più semplicemente, teme che la rumenta finisca sotto casa propria.
E così la sindaca, che prometteva aria nuova, si ritrova già a respirare fumi… di polemica.
Esso, la fumata è grigia… come il futuro dei lavoratori”
Altro che fumata bianca: dall’incontro con Esso è uscita una fumata grigia, densa e tossica come i fumi del vecchio stabilimento.
I sindacati parlano di “posizioni ancora distanti”, l’azienda di “procedure da rispettare”, e intanto i lavoratori contano i giorni… non di ferie, ma di incertezza.
A Vado la chiamano “ricollocazione”, ma spesso significa solo cambiare posto — dal reparto alla fila del centro per l’impiego.
Il prossimo tavolo è fissato per il 3 novembre: chissà se allora, più che la fumata, arriverà una scintilla di dignità.
“Lavaggi straordinari per una città straordinariamente sporca”
A Palazzo Sisto la parola d’ordine è “pulizie straordinarie”.
Dopo mesi di rumenta e bidoni traboccanti, la giunta promette lavaggi speciali sotto Natale: un po’ come spolverare casa solo quando arrivano i parenti.
Nel frattempo Seas continua a posizionare cestini a sorpresa, come fossero decorazioni natalizie: alcuni belli da vedere, altri piazzati dove non passa nemmeno una carrozzina.
E mentre il sindaco parla di “tavolo partecipato”, i savonesi continuano a partecipare… schivando i sacchi dell’immondizia sul marciapiede.
Savona pulita? Forse, ma solo sul calendario delle buone intenzioni.
Baby boom al San Paolo: miracolo in corsia
Mentre l’Italia discute di natalità e bonus bebè mai arrivati, a Savona l’ospedale San Paolo sforna diciotto fiocchi in pochi giorni.
C’è chi parla di miracolo sanitario, chi sospetta un effetto collaterale della “cura Russo”, e chi giura di aver visto l’assessore Rossello già pronta a inaugurare la culla numero 19 con fascia tricolore.
Intanto, tra un pannolino e l’altro, i medici brindano: «Altro che calo demografico, qui almeno qualcosa nasce!»
E chissà che, tra una poppata e una ninna nanna, non nasca anche la speranza di un futuro meno sterile… politicamente.
Ceneri fuorilegge – La Provincia spegne il forno di Bragno
Dopo anni di fumi, scuse e “monitoraggi in corso”, la Provincia ha finalmente chiuso i rubinetti (anzi, i silos) dell’impianto di Bragno.
Le ceneri avevano superato il limite di guardia — e pure quello della pazienza.
Ora, tra verbali e diffide, resta solo una domanda: chi farà pulizia… del sito di chi doveva pulire?
La strada del Beigua? Si paga anche l’aria
È ufficiale: la strada del Parco del Beigua va rifatta.
Fin qui, nulla di strano. Ma nel nuovo protocollo d’intesa tra Provincia, Comuni e Regione spunta un’idea geniale: il pedaggio.
Sì, avete capito bene: si pagherà per percorrere una strada di montagna, tra curve, buche e stambecchi.
Un po’ come l’Autostrada dei Fiori, ma con meno fiori e più frane.
Il progetto è “eco-sostenibile”, dicono. Forse perché, dopo aver pagato il pedaggio, molti preferiranno salire a piedi o in bici.
E chissà che non diventi la nuova frontiera del turismo “lento”: lento a salire, lento a pagare, lentissimo a capire dove vanno a finire i soldi del pedaggio.
Intanto gli amministratori parlano di “valorizzazione del territorio”.
E in effetti, tra parcheggi a pagamento, spiagge recintate e ora pure montagne a tariffa, la Liguria è ormai la regione più valorizzata del mondo: un euro alla volta.
Quei parcheggi a pezzi”
Non è solo questione di numeri.
A Savona parcheggiare – anche pagando – sta diventando un percorso a ostacoli degno delle Olimpiadi della pazienza.
I posti auto diminuiscono, le tariffe aumentano, ma il vero spettacolo è offerto dalle macchinette del pagamento: colonnine che si inceppano, schermate lampeggianti con scritte tipo “Errore – riprova domani”, e carte di credito respinte come clandestine.
Nel frattempo, le sbarre di Corso Mazzini si bloccano, quelle della Darsena sembrano avere un’anima propria, e in Piazza del Popolo il pagamento elettronico è diventato una scommessa.
Il risultato?
Automobilisti esasperati, clacson impazziti e un cartello che ormai sembra una beffa: “Savona Smart City”.
Già, smart… ma solo per chi riesce ancora a parcheggiare.
Pensate al domani
Dopo la minaccia d’esproprio di Bucci, arriva la carezza (si fa per dire) di Vaccarezza ai sindaci valbormidesi: “Ragionate col cervello, non con la pancia”.
Traduzione: il termovalorizzatore s’ha da fare, volenti o nolenti.
In Liguria la nuova regola è semplice: prima ti convincono con gli appelli, poi — se serve — con l’esproprio.
Vista mare (di container)
A Vado Ligure va all’asta una montagna intera: mezzo milione di metri quadri di verde incontaminato per 229 mila euro.
Un affare per chi ama la natura… purché poi la copra di cemento.
Dalla “Cittadella dello Sport” al “Resort del Porto”, la storia è sempre la stessa: cambiano i nomi, non le ruspe.
In Liguria il panorama è un investimento, finché non diventa un parcheggio per tir.





