I compratori dell’ex Gavarry: chi li ha visti?

L’ex stabilimento Gavarry di Albisola è ancora lì, abbandonato, con le sue crepe nei muri, le erbacce che crescono indisturbate e le pozzanghere che si accumulano nei piazzali. Nessun segnale di cambiamento, nessuna novità. Chi si aspettava una rapida trasformazione dell’area dovrà ancora attendere, perché dei nuovi proprietari – una cordata di imprenditori romani che si è aggiudicata l’asta nell’ottobre 2024 – non c’è traccia. Neppure il sindaco Maurizio Garbarini ha avuto l’onore di un incontro o almeno una telefonata di cortesia. Nulla, silenzio totale.

Eppure, i volumi dell’ex saponificio – costruito nel 1940 tra l’Aurelia e via Papa Giovanni XXIII – avrebbero dovuto attirare l’attenzione. Un complesso di 37.897 metri quadrati, una struttura imponente con un valore stimato di 4,4 milioni di euro e un’asta partita da 3,3 milioni. Un’area che, secondo i progetti, dovrebbe essere trasformata in residenze convenzionate, spazi per anziani, attività turistiche, negozi, laboratori artigianali, uffici e parcheggi. Sulla carta, una riqualificazione ambiziosa. Nella realtà, un’area che continua a rimanere in stato di completo abbandono.

Quella della Gavarry poteva essere una grande opportunità per Albisola: un luogo da recuperare, da inserire in un nuovo modello di sviluppo urbano che coniugasse memoria e innovazione, industria e cultura, passato e futuro. E invece, dopo anni di progetti falliti, opposizioni e aste, tutto tace. Già nel 2016, l’accordo di programma firmato dall’allora sindaco Lionello Parodi prevedeva la demolizione della fabbrica per far posto a 149 appartamenti, negozi e un parcheggio sotterraneo. Ma il progetto, ritenuto troppo invasivo dai residenti, venne bloccato. Le torri di dieci e undici piani previste all’epoca avevano sollevato più di un sopracciglio, tra dubbi estetici e funzionali.

Ora, a distanza di quattro mesi dall’asta, ci si chiede: i nuovi proprietari hanno davvero intenzione di investire nell’area o l’operazione è stata solo una mossa speculativa? Per ora nessuna risposta.

Dopo oltre dieci anni di degrado e promesse mancate, i cittadini di Albisola si aspettano un segnale concreto. Se il progetto di riqualificazione esiste davvero, è il momento di farlo partire. Se invece si tratta di un’operazione di compravendita fine a se stessa, sarebbe meglio dirlo subito. Nel frattempo, la Gavarry resta lì, testimone silenziosa di un’urbanistica fatta di attese, progetti irrealizzati e silenzi inspiegabili. I nuovi proprietari si facciano vivi, perché la città ha bisogno di risposte, non di altri anni di immobilismo.

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