Comitati territoriali: il grande bluff della partecipazione democratica?

A Savona stanno per nascere i comitati territoriali, sette per la precisione, suddivisi tra centro città e quartieri come Villetta-Valloria, Villapiana-La Rusca, Lavagnola-Santuario-Montemoro, Fornaci-Zinola, Legino-Zona 167 e Oltreletimbro. L’amministrazione comunale li presenta come un grande passo avanti nella partecipazione democratica, uno strumento per dare voce ai cittadini e raccogliere proposte per migliorare la città. Peccato che, alla fine, queste proposte saranno non vincolanti, ovvero l’amministrazione potrà tranquillamente ascoltarle e poi… ignorarle senza battere ciglio.

Insomma, una bella scatola vuota da riempire di buoni propositi e illusioni di coinvolgimento civico. Un po’ come invitare qualcuno a un banchetto, fargli scegliere il menù, per poi servire sempre la solita minestra.

Secondo la bozza di regolamento, questi comitati avranno funzioni esclusivamente consultive, con l’obiettivo di promuovere attività socio-culturali, sportive e ricreative. In teoria, sarebbero chiamati a migliorare la vita di quartiere, raccogliendo le esigenze dei cittadini e portandole all’attenzione del Comune. Ma la realtà è un’altra: questi comitati avranno diritto di parola, ma non di decisione. L’amministrazione potrà tranquillamente prendere atto delle loro proposte, sorridere e poi procedere esattamente come aveva già deciso.

Per aderire basta avere almeno 16 anni e risiedere o essere domiciliati nel quartiere. Per la costituzione di un comitato servono almeno 100 persone, il che significa che in alcuni quartieri più piccoli sarà una vera impresa mettere insieme il numero minimo per far partire il tutto. Una volta costituiti, i comitati saranno organizzati con un’assemblea, un consiglio direttivo (in carica per cinque anni), due coordinatori eletti dal direttivo e un segretario, anch’esso nominato dal direttivo.

Insomma, un bell’apparato burocratico per una struttura che, alla fine, potrà solo suggerire senza incidere davvero sulle scelte della città. Ma almeno si potrà dire che si è data “voce ai cittadini”, no?

Il rischio concreto è che questi comitati si trasformino in uno specchietto per le allodole, un modo per far credere ai savonesi di essere ascoltati, mentre le vere decisioni verranno comunque prese altrove. Non sarebbe stato più onesto creare un organismo con un minimo di potere decisionale, capace di incidere davvero sulle scelte amministrative?

Per ora resta il dubbio. E resta anche la certezza che, mentre i cittadini discuteranno e presenteranno proposte, il Comune potrà semplicemente sorridere e dire: “Grazie del contributo, faremo tesoro delle vostre idee”. Che, tradotto dal politichese, significa spesso: “Grazie, ma si farà come diciamo noi”.

Condividi

Lascia un commento