Comitati Territoriali di Quartiere: la democrazia con il guinzaglio

A Savona sono state chiuse le iscrizioni per candidarsi ai Comitati Territoriali di Quartiere, la nuova invenzione dell’amministrazione Russo per fingere partecipazione e ascolto. Un migliaio gli iscritti. “Un dato straordinario”, dice il sindaco. Certo, per chi è abituato ad ascoltare solo la propria voce, anche mille persone sembrano una folla oceanica.

Il sindaco si entusiasma: “Segno della voglia dei savonesi di incidere concretamente”. Ma incidere cosa, di preciso? Perché poi, a leggere il regolamento, si scopre che qualsiasi decisione dei Comitati non è vincolante per l’amministrazione. In parole povere: potete parlare quanto volete, noi facciamo come ci pare. Un’illusione di democrazia, impacchettata bene per l’ennesimo spot da campagna permanente.

Questa trovata rievoca le vecchie circoscrizioni, ma in una versione dimagrita, svuotata, senza poteri, senza soldi, senza reale funzione. Insomma, una foglia di fico istituzionale per coprire il nulla cosmico del coinvolgimento cittadino.

E i numeri? Ah, i numeri! Quando si trattava delle quattromila firme sulla viabilità, erano nulle. Quando erano cinquemila contro il nuovo sistema della rumenta, idem. Però adesso, che si tratta di mille persone che si iscrivono ai Comitati voluti dal sindaco, diventano improvvisamente “un segnale importante”. La matematica, a Savona, è variabile politica.

Non bastasse, si annunciano elezioni per i direttivi dei Comitati: sabato 28 e domenica 29 giugno. Una specie di mini-referendum interno, con lo stesso entusiasmo di una tombola parrocchiale. Perché tanto, anche se eleggi qualcuno, quello che dice non cambia nulla.

In conclusione, i Comitati Territoriali così come concepiti non sono altro che una pagliacciata regolamentata, un giocattolo istituzionale per dire “ci siete anche voi”, ma tenendo ben stretto il telecomando del potere. Partecipazione sì, ma a condizione che non disturbi.

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