Cellesi al top: TRE MARCO DI ‘MARCA’: Mordeglia, Venturino, Ferrando!

Quando si dice il caso…Ragazzi…beh, non proprio ragazzi, ma giovani uomini di penultima generazione, taluni padri, accomunati dal nome e da notevoli attività e imprese, che hanno bucato le pagine dei giornali, regionali, nazionali e pure internazionali.
Con punte di altruismo, capacità e coraggio.
Cominciamo da

Marco Mordeglia

Cellese e çelasco, classe 1971, è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica su nomina del Presidente Sergio Mattarella, il 2 giugno 2021, per la “gestione dell’emergenza Covid-19”. avendo diretto, insieme alla Prefettura di Savona, lo sbarco e la partenza dei passeggeri della Costa Luminosa. Geometra, in Protezione Civile dal 1987, dal 1990 è Presidente dell’Associazione Volontari Protezione Civile cellese intestata al fratello Tonino Mordeglia e dal 2018 pure del Coordinamento Provinciale Volontari Protezione Civile che raggruppa le 44 organizzazioni provinciali.
Attualmente parte attiva del Centro di Coordinamento del Soccorso della Prefettura di Savona che gestisce tutte le criticità che avvengono nella provincia. Insomma volontario a 360 gradi, con partecipazione ai soccorsi del terremoto dell’Umbria del 1987, a quello dell’Aquila nel 2009, dell’Emilia del 2012 e come geometra rilevatore dei danni a quello del 2016 Centro Italia.

Inoltre interventi alle alluvioni di Monterosso, di Varazze, Vessalico ed in altre emergenze ove è stata attivata la Colonna Mobile Regionale, e dal 2018 è in sua diretta gestione per materiale nel deposito di Villanova. Ha avuto un’esperienza di Sindaco del Comune di Caprauna nel cuneese e dal marzo scorso è Presidente della Casa Nostra Signora di Misericordia di Celle Ligure. Riconoscimento altamente meritato. Complimenti.
La prossima settimana Marco Venturino

MARCO VENTURINO

Cellese e çelasco pure lui, classe 1966, terzo miglior gelatiere al mondo! Medaglia di bronzo (preceduto da un ungherese ed uno spagnolo) alla selezione a Miami il 2 dicembre scorso, su 32 in competizione, di cui quattro italiani. ‘Bocca di rosa’, la coppa del gela- to premiato, con chiaro richiamo alla famosa canzone di Fabrizio De André: al cioccolato bianco, aromatizzato con acqua di rose, di una delicatezza alla quale non hanno potuto resistere i selezionatori.

Terzo al mondo, ma risultato già eccezionale aver primeggiato tra oltre 2000 gelatieri in 4 anni di competizioni in tutta la penisola, con altri tre nella finale italiana al Gelato Museum Carpigiani di Anzola Emilia. Dove gli è stato assegnato il premio della ‘Miglior presentazione in vetrina’ composta con petali di rose e scaglie di cioccolato bianco. Marco, mi ha detto il papà Pietro, mio coetaneo compagno di asilo e di elementari, non ha voluto studiare. È andato un po’ a lavorare, poi ha scoperto l’Istituto Alberghiero, allora a Finale Ligure. Si è iscritto, ha frequentato, ha incominciato ad interessarsi di primi piatti e pietanze, di dolci, e poi…è approdato al gelato. Ma non subito la gelateria aperta nel 2002 nel centro di Varazze con speciali- tà artigianali di alta qualità e originalità, con già notorietà del suo estro oltre Provincia e Regione con il ‘gelato al basilico’ (e limone). E perché quell’insegna ‘I giardini di Marzo’? Qualche passo indietro. Al 1996, quando con un carretto d’antan rimesso a nuovo – di quelli che dopo la guerra venivano a San Michele e alle feste comandate, cassone bianco decorato, per quattro o cinque ‘caraffine’, i pozzetti dei gusti, una ruota per fiancata ed una posteriore con sella e pedali, a triciclo – vendeva i gelati sulla passeggiata di Corso Europa a Varazze…e si vedeva passare e dar voce: ‘Gelati!’, come nella can- zone, stesso titolo, di Lucio Batti- sti… Strada in salita per giungere in vetta, e che vetta! Di recente si è consolidato con l’apertura di una gelateria a Celle, suo paese d’origine, restando residente a Varazze per ragioni logistiche. Ma non finisce qui, perché l’hanno sentito dire, e l’ha pure scritto: “Non ve- diamo l’ora di portare Varazze in America e di metterci nuovamente alla prova con altri maestri a livello mondiale”. Aspettiamo che ci mandi a dire in quale stato e città USA. Complimenti e auguri!

Curiosità in tema di basilico (u baxeicò) e l’America.
Cellese e çelasco, Piero Ferro, è stato il primo ristoratore neworkese – lui della Liguria a fronte dei partenopei di maggior tradizione, forti con la pummarola, rossa – a proporre la pasta al pesto, un sugo verde, nel locale Nick & Guido. Famoso locale, per frequentazioni di celebrità: artisti, cantanti, divi e sportivi. Uno dei più vecchi ristoranti italiani, proprio nel cuore di Manhattan, di cui era divenuto comproprietario.

 

MARCO FERRANDO

Cellese, classe 1964, già geometra ora fotografo professionista, che dopo la calura estiva ha cercato un po’ di fresco percorrendo oltre 200 Km dell’Alta Via dei Monti Liguri da Ventimiglia a La Spezia, divenuti 450 per i saliscendi. E lo presentiamo come ha fatto lui con ogni persona incontrata lungo il percorso.

“Mi chiamo Marco Ferrando, fotografo professionista. Da sempre appassionato di natura e trekking, sto percorrendo il tracciato dell’Alta Via dei Monti Liguri, da solo e senza portare con me denaro. Scopo del viaggio è sperimentare una personale modalità di racconto del territorio: lo stupore per un ambiente che non ha eguali e l’attenzione ad ogni singolo dettaglio, entrambi uniti al vissuto di un’intensa esperienza umana. Tutto questo grazie all’incontro con le persone, che in questi luoghi hanno deciso di sviluppare la propria unicità. Storie di resilienza quindi, grande amore per la propria terra e particolare attitudine alla vita, storie d’alta Via. Deriveranno quindi molteplici appunti di viaggio e fotografie, utili per eventuali pubblicazioni o comunque disponibili per qualsiasi iniziativa che riguardi la valorizzazione del territorio. Per quanti fossero disponibili a fornire assistenza sul percorso, dall’ospitalità al cibo come pure indicazioni utili, questi sono i miei contatti (seguo- no recapiti vari, ndr). É possibile seguire il progetto tramite la pagina Facebook “Storie d’alta via” ed il profilo Instagram dedicato “storiedialtavia”.
15° giorno, 2 novembre, partenza da Pratorotondo verso il Passo del Faiallo, dopo due giorni di sosta per maltempo, ospite di amici in b&b di Piampaludo.”
Ora la descrizione dell’avventura sull’ALTA VIA DEI MONTI LIGURI, con i dettagli dello stesso: da domenica 10 ottobre da Ventimiglia a domenica 5 dicembre a La Spezia, 27 giorni effettivi di cammino, per 44 tappe ufficiali, oltre 450 km, oltre 18500 m di dislivello positivo e altrettanti di dislivello negativo per un totale di 37000 m di dislivello complessivo. Un’esperienza unica attraverso l’arco Li- gure da ponente a levante, conquistando le maggiori vette liguri dal al Monte Saccarello al confine di Stato francese, che coi suoi 2200 m costituisce il vero tetto della Liguria fino al Monte Gottero in provincia di Spezia. Una via di crinale che non transita solo in Liguria ma che passa nel dipartimento delle Alpi Marittime in Francia, a Garessio e Ormea (in provincia di Cuneo), Piemonte (provincia di Alessandria), fino in Toscana (Montedivalli, Adelano di Zeri) e pure in Emilia (Albareto, Tornolo, Santa Maria del Taro).
E continuando il suo racconto.
“Sono partito con una dotazione di cibo per una settimana, e di volta in volta integravo con quello che la gente mi offriva, oppure che qualche amico gentilmente mi ha fatto avere sul percorso compreso tra Finale Ligure e La Colla di Creto, sopra Genova. Avevo con me la tenda e tutto l’occorrente per potermi preparare un pasto caldo la sera, questo per un fatto di sicurezza ma pure per avere massimo senso di libertà. Sono stato comunque ospitato e molte volte nutrito gratuitamente da varie strutture appartenenti alla rete di accoglienza Alta Via dei Monti Liguri che mediante una specie di tam tam si è dimostrata molto disponibile ad aiutarmi. Ho dormito una decina di volte in tenda, poi in case private o sotto ripari trovati lungo la strada. Portavo appresso una media di 23 chilogrammi, tra zaino a borsa con attrezzatura fotografica, un peso considerevole per un viaggio del genere, che mi ha preoccupato non poco, soprattutto nella parte iniziale del viaggio. Un bel fardello che mi ha fatto lasciare 7 Kg di peso corporeo passo dopo passo. Alla partenza mi hanno accompagnato temperature abbastanza elevate, per cui non è stato certo facile affrontare poi l’arrivo della stagione invernale con abbondanti piogge, vento patagonico e temperature anche di parecchio sotto lo zero, ghiaccio e neve. Comunque cercavo questi elementi per il mio racconto, e direi che li ho trovati.”
Buon per lui. Per l’idea, il modo in cui l’ha attuata, il suo coraggio e, anzi, grinta! Non certo una passeggiata! Complimenti è dir poco! Grazie per averci raccontato l’impresa, che crediamo di sicuro apprezzamento dei Lettori, cellesi e non, rimanendo in attesa di qualche particolare istantanea mozzafiato che pubblicheremo volentieri.
A lui, e per tutti e tre, un: Grande Marco!

A’ Civetta

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