Oggi La Repubblica di Genova riporta una notizia che dà speranza a molte famiglie genovesi e savonesi che, da anni, chiedono ad Autostrade per l’Italia (Aspi) la ricollocazione delle barriere anti-rumore rimosse perché non ritenute a norma. Dopo lunghe battaglie legali, una sentenza della Corte di Cassazione ha dato ragione a una coppia di Varazze, la cui abitazione sorge ai margini dell’autostrada A10. Il verdetto stabilisce che Aspi dovrà versare loro un milione di euro, oltre a 15mila euro di spese legali.
La decisione dei giudici rappresenta una vittoria non solo per i due coniugi varazzini, ma anche per tutti quei cittadini che, da anni, sopportano l’inquinamento acustico generato dal traffico autostradale. Le barriere fonoassorbenti, tolte perché non più conformi alle nuove normative, non sono mai state sostituite, lasciando migliaia di famiglie esposte a livelli di rumore insopportabili, giorno e notte.
La Corte ha riconosciuto non solo il danno provocato dal frastuono costante, ma anche il deprezzamento dell’immobile, che ha visto il suo valore dimezzato a causa delle condizioni ambientali peggiorate. Un pronunciamento che potrebbe aprire la strada ad altre richieste di risarcimento da parte di chi vive nelle stesse condizioni lungo la rete autostradale ligure.
Il problema del rumore autostradale in Liguria non è certo una novità. Già da tempo i comitati cittadini e le associazioni ambientaliste denunciano il disagio vissuto da chi risiede vicino ai tratti più trafficati della A10, della A7 e della A26. La rimozione delle barriere ha peggiorato una situazione già critica, rendendo le abitazioni invivibili e, in molti casi, abbassandone drasticamente il valore di mercato.
Nonostante le numerose richieste, Aspi ha sempre rimandato la questione, sostenendo che l’installazione di nuove barriere fonoassorbenti richiede tempo e valutazioni tecniche approfondite. Nel frattempo, però, chi vive a ridosso dell’autostrada continua a subire le conseguenze di questa inerzia, mentre il rumore incessante diventa parte della loro quotidianità.
La sentenza della Cassazione potrebbe rappresentare un precedente importante. Se altre famiglie decidessero di intraprendere la via giudiziaria, Aspi potrebbe trovarsi a dover fronteggiare una pioggia di richieste di risarcimento. La speranza, però, è che questa vicenda serva da monito affinché l’azienda acceleri il ripristino delle barriere anti-rumore senza attendere ulteriori interventi della magistratura.
Nel frattempo, i cittadini liguri restano in attesa, con la speranza che almeno questa volta il messaggio sia stato recepito: il diritto al silenzio non può essere ignorato.