Savona – L’Aurelia Bis ormai è più una saga che un’infrastruttura: “Funivie – La vendetta” incontra “La corazzata Potëmkin”, con la differenza che qui la pellicola dura da vent’anni e il finale non si vede nemmeno col binocolo.
Dopo l’ennesima riunione romana, in cui sindacati e Italiana Costruzioni Infrastrutture si sono confrontati, le uniche certezze sono due: il cantiere è fermo e i cittadini hanno perso pure l’ultimo barlume di fiducia. Sei operai e due impiegati presidiano l’opera fantasma: più che un cantiere, sembra una rievocazione storica di come si costruivano strade nel Dopoguerra.
Il segretario Filca-Cisl, Andrea Tafaria, ha parlato chiaro: «Manca solo il 15% dell’opera, ma rischiamo di slittare ancora di mesi». Tradotto: siamo alla foto di gruppo davanti alla torta di compleanno, ma nessuno ha il coraggio di spegnere le candeline.
Intanto la Regione, con l’assessore Giampedrone, ribadisce “massima attenzione”. Parole che ormai hanno la stessa forza di un “ti richiamo domani” detto dal call center. Il commissario Castiglioni promette un incontro “a stretto giro”, frase che potrebbe significare la prossima settimana o il prossimo millennio.
Nel frattempo, i lavoratori hanno già dovuto appendere striscioni per farsi pagare stipendi arretrati, con Anas a fare da tappabuchi. Ma, come in ogni farsa che si rispetti, la toppa si è già strappata e i conti restano in rosso.
Insomma, l’Aurelia Bis è diventata l’icona savonese dell’incompiuto: una cattedrale nel deserto che rischia di superare Funivie nel campionato delle opere-farsa. La differenza è che almeno sulle funivie si può raccontare la leggenda del carbone che non arriva. Qui, invece, non arriva proprio la strada.
E i cittadini? Bloccati tra cantieri eterni, promesse infinite e file interminabili. Ma tranquilli: la “massima attenzione” resta alta. Peccato che sia solo quella.






