In un’Italia dove le emergenze ambientali si moltiplicano e la biodiversità è ogni giorno più fragile, il Governo Meloni sembra avere una priorità chiara e inquietante: regalare la fauna selvatica ai cacciatori.
Un disegno di legge che, secondo le principali associazioni ambientaliste e animaliste, potrebbe approdare già nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri rappresenta – senza giri di parole – la più brutale deregulation venatoria mai tentata in Italia.
L’ENPA, la LAV, la LIPU, la LAC e il WWF parlano di un provvedimento “intriso di ideologia e estremismo filo-venatorio”, un testo scritto – dicono – “sotto dettatura delle frange più radicali dell’associazionismo armato”, che non solo ignora ogni principio di tutela ambientale, ma calpesta apertamente la Costituzione, il diritto europeo e ogni buon senso…LEGGI
Dalla spiaggia al bosco: tutto territorio di caccia
Tra le misure più gravi previste: la possibilità di cacciare in spiaggia, tra i bagnanti, nei boschi frequentati da escursionisti, nelle praterie percorse da ciclisti. Aree demaniali e pubbliche saranno accessibili ai fucili come se fossero riserve private, mentre le aree protette dovranno essere ridotte se ritenute “eccessive” da un Ministero che ha perso ogni residua credibilità tecnica e scientifica.
Ma c’è di più: il ritorno degli uccelli da richiamo. Gli impianti di cattura, chiusi da anni, potranno riaprire, e le specie catturabili passeranno da 7 a 47. Milioni di animali finiranno in gabbia, a vita, come strumenti vivi per attirarne altri alla morte. Il tutto condito da un azzeramento dei controlli, col risultato che il bracconaggio diventerà un’attività “tollerata”, se non indirettamente incoraggiata.
Un disegno che mette a rischio anche le persone
Il testo prevede persino la possibilità di cacciare di notte, nei periodi di nidificazione, con l’uso di cani armati, su terreni innevati e anche dopo il tramonto, quando non è più possibile distinguere una specie protetta da una cacciabile. Un salto all’indietro di decenni, con gravi rischi per la pubblica sicurezza. Escursionisti, agricoltori, residenti di aree rurali: tutti potenzialmente in pericolo.
E se pensate che i cittadini potranno almeno protestare, vi sbagliate: sono previste multe fino a 900 euro per chi ostacola o si oppone pubblicamente alle attività di controllo faunistico, mentre nessuna sanzione è prevista per chi bracca illegalmente o traffica animali. La legge sembra costruita per disarmare gli ambientalisti e tutelare i fucili.
Un capovolgimento ideologico: caccia = tutela
Forse il passaggio più grottesco è quello che trasforma la caccia, per legge, in attività utile alla conservazione della biodiversità. Un capovolgimento orwelliano della realtà, dove sparare agli animali diventa sinonimo di salvarli. Dove la pistola vale più del binocolo, e il piombo più della scienza.
Una chiamata alla mobilitazione
Le associazioni ambientaliste parlano di “punto di non ritorno” e chiedono una mobilitazione ampia: non solo di chi si batte per gli animali, ma anche del mondo scientifico, culturale, giuridico, economico. Perché la natura non è una merce di scambio tra politica e lobby, né un feudo da spartire tra portatori di doppiette e produttori di cartucce.
In un’Italia sempre più sola in Europa nel suo approccio predatorio alla fauna, questo disegno di legge rappresenta un attacco ai diritti, alla cultura, alla bellezza e alla libertà. Chi lo sostiene, in Parlamento o fuori, si assume la responsabilità del peggior sfregio mai inflitto alla natura italiana in epoca repubblicana.